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“Se non ci sono novità dai Pm entro 15 giorni mi dimetto”. Lo ha dichiarato in una nota il sottosegretario leghista Armando Siri sulle indagini che lo vedrebbero al centro di una presunta tangente.

“Dal primo momento ho detto di voler essere immediatamente ascoltato dai magistrati per chiarire la mia posizione. La disponibilità dei magistrati ad essere ascoltato c’è e confido di poterlo fare a brevissimo. Sono innocente, ribadisco di avere sempre agito correttamente, nel rispetto della legge e delle istituzioni, e di non avere nulla da nascondere. Proprio per questo, vivo questa situazione con senso di profonda amarezza”.

“Confido che una volta sentito dai magistrati – scrive ancora nella nota Siri – la mia posizione possa essere archiviata in tempi brevi. Qualora ciò non dovesse accadere, entro 15 giorni, sarò il primo a voler fare un passo indietro, rimettendo il mio mandato, non perché colpevole, bensì per profondo rispetto del ruolo che ricopro”.

Un gesto che di fatto ha il sapore tutto politico per una mossa sicuramente concordata con Salvini che, nei giorni scorsi, aveva detto chiaramente che Siri sarebbe “rimasto al proprio posto perchè le sentenze non le fanno i politici ma i giudici nelle aule giudiziarie”. E il countdown delle europee sembra accelerare vorticosamente una battaglia che, dopo il 26 maggio, deciderà il destino del governo giallo-verde.

Infine la decisione, di questi minuti, del premier Conte che ha annunciato di voler ritirare la delega a Siri al prossimo consiglio dei ministri. Praticamente il foglio di via per il fedelissimo di Salvini. Adesso, dunque, non resta che aspettare l’esito elettorale e l’inevitabile, forse, “vendetta politica” di Salvini, in caso di vittoria della Lega, all’indirizzo dell’alleato Di Maio.