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Un assist al sindaco Orlando, quello del gruppo consiliare “Sinistra Comune” di Palermo, con il quale “si esprime soddisfazione per la decisione del primo cittadino di aprire una nuova fase politica per la città,  operando scelte  in modo collegiale e con il coinvolgimento delle forze politiche che lo hanno sostenuto”.
Un chiaro messaggio che, oltre alla condivisione politica sul metodo, ha come obiettivo reale, quello di  sollecitare Orlando per ottenere un ruolo all’interno dell’amministrazione comunale da parte di  Sinistra Comune. Tanto per capirci un posto nella giunta Orlando. Una strategia che, nell’imminente (almeno sembra così) operazione di rimpasto della giunta comunale, vede in pole position Giusto Catania, capogruppo consiliare di Sinistra Comune ed ex assessore alla mobilità di Orlando.
“Siamo certi – dicono i consiglieri consiliari di SC – che ciò avverrà allo scopo di rimettere al centro progettualità per trasformare Palermo. Questo metodo di lavoro dovrà essere valido non solo per il rinnovo dei vertici delle aziende  partecipate, ma anche per la nuova composizione  della giunta“. E proprio su BloggandoSicilia avevamo parlato delle mosse politiche del gruppo consiliare SC, che di fatto aveva rivendicato uno spazio nell’amministrazione attiva del Sindaco.
“Come ribadito, anche, nel corso dell’assemblea pubblica organizzata a maggio continua la notaquesto è un passaggio di fondamentale importanza e va consumato nel più breve tempo possibile. La visione della città e le sue esigenze hanno ben poco a che vedere con la spartizione di poltrone da ‘manuale Cencelli’ che qualcuno vorrebbe pretestuosamente intravedere”. 
E, infine, l’appello al Sindaco: “Confidiamo nella autonomia del primo cittadino e nella sua capacità di guidare la nuova fase  politica. Siamo sicuri che tutte le scelte saranno corrispondenti ai reali bisogni della città e risponderanno a criteri di autorevolezza professionale e ad indubbie qualità politiche”.
Adesso non resta che aspettare, oltre alle nomine dei presidenti delle partecipate, la lista degli assessori e vedere se questo lavoro di “pragmatismo politico” e di lenta cottura, avrà sortito gli esiti aspettati o innescherà altre micce per un’amministrazione che di problemi da risolvere ne ha fin troppi.

“Un razzista in giacca e cravatta blocca in mezzo al mare 629 persone disperate, impedendo loro di raggiungere un porto italiano”. Parole durissime, sul suo profilo Fb, quelle del capogruppo a Sala delle Lapidi di “Sinistra Comune”, Giusto Catania, che attacca il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. La vicenda riguarda il provvedimento, firmato dallo stesso ministro, che di fatto chiude tutti i porti italiani alle navi che trasportano i migranti.

“A bordo della nave, che ha salvato i naufraghi nel Mar Mediterraneo – aggiunge Catania – ci sono anche 11 bambini e 7 donne incinte, poca acqua e cibo scarso. Il nuovo governo italiano mostra subito la sua crudeltà, la sua disumana inadeguatezza, la sua criminale vocazione xenofoba. All’umanità di chi salva bambini in mare si risponde col volto feroce del nuovo fascismo targato Lega-Cinquestelle”.

Intanto, proprio Salvini, stamattina, con un post su twitter ribadisce la linea intransigente e la necessità di continuare al blocco dei porti italiani alle ong: “Oggi anche la nave Sea Watch 3, di Ong tedesca e battente bandiera olandese, è al largo delle coste libiche in attesa di effettuare l’ennesimo carico di immigrati, da portare in Italia. L’Italia ha smesso di chinare il capo e di ubbidire, stavolta C’È CHI DICE NO.

 

E’ un Giusto Catania con la lama tra i denti che attacca su FB Nadia Spallita, ex portavoce dei verdi e storica rappresentante della sinistra palermitana.

“In venti anni ha cambiato una decina di partiti e movimenti” dice Catania, capogruppo consiliare di Sinistra Comune -. Negli anni novanta era della Rete, all’inizio degli anni duemila si candida con Rifondazione comunista, poi passa ai Comunisti Italiani, poi sceglie la lista civica di Orlando, poi Altra Storia con Rita Borsellino, passaggio con Sel, eletta con Italia dei Valori, aderisce al PD in quota Renzi (memorabile conferenza stampa con Faraone!), si candida coi Verdi, salta subito su MDP, oggi pare che sia Liberi e Uguali…”
“Cara Nadia Spallitta tu puoi andare in qualsiasi partito ma potresti, per favore, evitare di impartire lezioni di coerenza? Grazie”

La dure parole di Catania nascono da una dichiarazione della Spallitta, sul tema dell’Hotspot dei migranti da realizzare allo Zen, che stigmatizzava il “comportamento” di Sinistra Comune:  “Credo che il gruppo consigliare Sinistra Comune debba uscire da quello che, a mio avviso, è un ambiguo sostegno ad un’amministrazione comunale a conduzione ‘renziana’. Questo gruppo consiliare dovrebbe prendere le distanze da scelte che contrastano con i principi di solidarietà sociale della sinistra e iniziare, da questo momento, una sana e costruttiva opposizione. Ciò servirebbe a garantire una maggiore trasparenza e democrazia alle scelte che riguardano la città”. 

Uno scontro tutto a sinistra, su una vicenda che in questi giorni è stato bersaglio incrociato di posizioni e di veti anche su posizioni trasversali.

 

 

Un documento che ha tutta l’aria di un manifesto “politico”, con l’obiettivo più che reale, di sollecitare il sindaco Orlando per ottenere un ruolo all’interno dell’amministrazione comunale da parte di  Sinistra Comune. Tanto per capirci un posto nella giunta Orlando. A parlare è Giusto Catania, capogruppo consiliare di Sinistra Comune ed ex assessore alla mobilità di Orlando.

“L’assemblea di Sinistra Comune – si legge nel loro ‘blog’ – ha approvato a larga maggioranza (tre voti contrari e un’astensione) un documento che dà mandato ad una delegazione di continuare il confronto col sindaco Leoluca Orlando al fine di definire l’impianto, le priorità politiche e programmatiche per superare l’attuale appannamento amministrativo e per rilanciare l’azione di governo della città”.

E  aggiunge: “Sinistra Comune ritiene di poter dare un contributo importante alle grandi sfide strategiche della città perché considera necessario rendere irreversibili e duraturi i cambiamenti di Palermo: questo si può realizzare attraverso scelte che devono caratterizzare l’azione complessiva dell’amministrazione comunale, evitando di consegnare la città nel 2022 alle destre o ai populisti”.

“Siamo pronti a farci carico delle grandi sfide strategiche della città – continua il lungo documento – tra queste rivestono particolare rilevanza il nuovo assetto urbanistico e la tutela di tutto il territorio urbano e dell’ambiente naturale e costruito; la gestione delle opere pubbliche e delle nuove infrastrutture della mobilità di massa; la ridefinizione della mission, dei piani industriali, dei contratti di servizio delle aziende partecipate che devono continuare ad avere una gestione completamente pubblica; la programmazione delle risorse economiche comunali ed extra-comunali per garantire la tutela sociale, i servizi per l’infanzia, la formazione e la crescita culturale di Palermo”.

Infine, è stata anche annunciata la delegazione scelta per il confronto con il Sindaco. Sarà composta da Luca Casarini, Giusto Catania, Mariangela Di Gangi, Antonella Leto, Antonio Marotta.

E qualche dubbio ci perseguita sul 2022, data in cui Orlando finirà il suo secondo mandato e, quindi, non potrà più ricandidarsi. Ma sarà proprio quella data la fine della consiliatura? Questo non è da sapere anche se lo stesso Orlando ha più volte affermato e anche in “aramaico”: “Come ve lo dico dire, che non mi dimetto”.

Ma forse Catania vuole mettersi il “ferro dietro la porta” ed essere in partita, con un eventuale ruolo di governo della città, qualora Orlando cambiasse idea e si dimettesse in anticipo. Perchè una cosa è essere consigliere comunale, altra è fare l’assessore in una campagna elettorale che per la sinistra a Palermo, sarà sicuramente tutta in salita.

 

 

 

 

Quando a novembre dello scorso anno il Sindaco Orlando espresse in modo lapidario questa frase: “Deve essere chiaro a tutti che fin tanto che faccio il sindaco decido solo io”, l’esito delle elezioni nazionali era ancora lontano e, soprattutto, non decodificabile. In quel periodo furono fatte pressioni sul primo cittadino, in particolare dall’area di sinistracomune che, nei fatti, non faceva parte politicamente della giunta, per avere un ruolo attivo nell’amministrazione comunale.

Ma Orlando non smentendo mai se stesso fece di quelle parole un chiaro segnale e mise tutti a tacere. Nel gennaio del 2018, invece, si mosse con passo felpato procedendo ad una rivisitazione delle deleghe: le “Partecipate” prima guidate dall’assessore Jolanda Riolo passarono al vicesindaco Sergio Marino e quella alla Partecipazione, che aveva avocato a sé, la diede all’assessore Giuseppe Mattina. Nei fatti sfiduciando l’assessore Riolo che proprio sulle aziende, a suo dire, non aveva raggiunto il voto di sufficienza. Solo e soltanto uno specchietto per le allodole, marcando ancora di più il territorio.

Una strategia che però non poteva contemplare quella “variabile impazzita” che in politica non è possibile mai escludere. E cioè il risultato disastroso del Pd alle nazionali, partito a cui il Professore aveva aderito con tanto di foto e tessera annessa, concretizzatosi in una forma ancora più pesante nella sua Palermo, roccaforte da sempre del consenso orlandiano.

In questo contesto le recenti spigolature della maggioranza in consiglio comunale, rimasto praticamente bloccato da un’impasse esclusivamente politica della sua maggioranza, non sono casuali. Ma leggibili come un’azione precisa per alzare il “prezzo” e dire al Sindaco che non può giocare più la partita da solista ma che serve “dare priorità e obbiettivi da raggiungere alla luce di un’attenta analisi del voto”. Parole pronunciate da Giusto Catania esponente di spicco del gruppo “Sinistra Comune” e non dimentichiamo ex assessore della giunta Orlando.

Un messaggio più che subliminale con il quale chiaramente una parte politica, che ha contributo anche alla vittoria di Orlando al Comune, alza il tiro nel tentativo di aprirsi una breccia. E lo fa chiedendo a viva voce la “necessità di un confronto pubblico alla presenza del Sindaco”.

Chiave di lettura racchiusa in queste parole: “aggiornare e dare attuazione al progetto di governo della città che, per cause diverse, sembra impantanato tra problemi di comunicazione, rallentamenti della macchina comunale e difficoltà politiche fuori e dentro il Consiglio comunale”. 

Senza girarci attorno una bocciatura “tout court”, ma anche una palese richiesta di rimpasto di giunta che, neanche ad un anno dal voto che ha riportato Orlando a Palazzo delle Aquile, suona come un vero e proprio ultimatum, in una città dove tutto è emergenza.

Le “beghe” di Palazzo, in fondo, sono soltanto un modo per tentare di mettere all’angolo il Sindaco e incassare uno spazio politico. Quindi si potrebbe dire che Orlando è “avvisato”, anche se siamo certi che rimanderà al mittente la lettera, aspettando forse che si ritorni al voto per le nazionali ed essere lui, chissà, questa volta a candidarsi o nel 2019 tentare la strada verso Strasburgo. Per adesso la scelta è il silenzio.