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di Gaetano Càfici. Dietro ogni operazione elettorale c’è sempre una regia, occulta o meno. E’ quella che traccia i confini e scrive le note per poi dare il “La” alla sinfonia. Sappiamo bene come la Sicilia, da sempre etichettata “laboratorio politico nazionale”, sia sponda di approdi per governare il Paese. E sappiamo anche bene come il Senato, con l’elezione proporzionale dei suoi membri, è da sempre, nell’isola, ago della bilancia in quel puzzle farraginoso della legge elettorale, ma soprattutto per la stabilità del governo che si va a formare. Le difficoltà di Renzi, in un Pd lacerato, dove l’uomo di Rignano ha perso su tutti i fronti (vedi la madre di tutte le battaglie: il referendum costituzionale), impone a lui stesso di non forzare la mano, passando volentieri il cerino ad altri (l’operazione Orlando-Micari ne è la prova) per poi magari “scaricare”, a fine corsa, le responsabilità.

In tutto questo si intravede sempre il patto del nazareno (che include anche delle varianti), mai  morto e forse più vegeto di prima con l’obiettivo di depotenziare l’arsenale di “fuoco” dei grillini in Sicilia, da sempre favoriti in questo turno elettorale e consentire al centrodestra allargato di ripetere, ovviamente in altra forma, il 61 a 0 delle politiche del 2001.

Una manovra che consentirebbe a Renzi di poter aver, comunque, un interlocutore che non siano i grillini. E al di là dei sondaggi che stanno gravitando nella galassia politica siciliana, all’indomani dell’ufficializzazione dell’armata Musumeci, Miccichè, Armao, Lagalla, Romano, Fratelli d’Italia e Lega, il centrodestra appare favorito, forse perchè dà all’esterno la sensazione di compattezza.  A ciò si aggiunge ancora il silenzio di Alfano e le divisioni nel suo partito. E se sentendo odore di vittoria dei suoi “vecchi compagni” Angelino attuasse un “patto di desistenza?”. Ma la vera partita che si gioca in Sicilia è, comunque, quella del governo nazionale. Sì, perchè nel caso in cui il cdx dovesse vincere il 5 novembre, la presa di “Roma” (non della capitale ovviamente) per Grillo sarebbe molto più complicata. E Berlusconi potrebbe tenere in “ostaggio” Renzi, con l’obiettivo finale di essere lui a sbarrare la strada ai grillini ed incarnare nuovamente l’uomo della “provvidenza”. In politica mai dire mai, perchè a volte ci si azzecca!