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Papa Francesco

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Una mia riflessione datata 2015. E anche se sono passati 3 anni nulla è cambiato se non la #chiusuradeiporti.

Continua inarrestabile, nell’indifferenza di un’Europa vergognosamente silenziosa, l’onda di morte dei tantissimi migranti che cercano un approdo di vita sulle coste della nostra isola. A loro si uniscono come figure apparentemente “salvifiche” quei “mercanti di morte”, che altro non sono se non dei veri e propri “Caronte”, pagati per trasportare queste anime disperate e corrieri di vere e proprie organizzazioni criminali.

Intanto, da sempre, assistiamo alla passerella dei grandi governanti, che da Bruxelles tracciano, come professori d’eccellenza, le linee guida per un’Europa “che deve essere capace di dare slancio alle economie degli stati membri”. Le solite parole in libertà, che ritornano utili per fare demagogia, ma che di fatto non servono a nulla.

Per il resto non mi è sembrato di ascoltare riferimenti alla questione sbarchi! In fondo la cara Merkel, essendo geograficamente lontana da quei luoghi, che forse visita soltanto quando è in vacanza, non ha alcuna intenzione ad affrontare un tema così politicamente poco conveniente. Immaginate un centro di “accoglienza” a Berlino come quello di Lampedusa! Sarebbe troppo condividere questo dramma?

E poi con un governo debole come il nostro, assolutamente genuflesso alla Germania, anche eventuali provocazioni, che non ho né visto né sentito, sarebbero soltanto una cartina di tornasole. La sensibilità di questi pseudo leader è oserei direi algebrica. Le parole di Renzi, che chiese la convocazione del Consiglio europeo, sono assolutamente inique. Talvolta servono i fatti. Gli statisti sono tali per il coraggio delle scelte e, al di là dell’evento in sé, quello per esempio, della crisi di Sigonella (allora era Craxi, il presidente del consiglio dei ministri) diede dell’Italia un’immagine di un Paese con la schiena dritta. Ma allora esisteva la politica, ovviamente con i dovuti distinguo. Oggi vediamo soltanto un presidente del Consiglio che va in America a fare “jogging”.

Ma ritornando a cose serie, non possiamo non ricordare il grido di dolore lanciato dal Papa a Lampedusa, che rimase inascoltato. Parole dure le sue: “immigrati morti in mare, da quelle barche che, invece di essere una via di speranza, sono state una via di morte. Risvegliamo le nostre coscienze, perché ciò che è accaduto non si ripeta, non si ripeta per favore”. E, invece, si è ripetuto, manifestando il proprio dolore: “loro cercavano solo la felicità”.

Se, dunque, non si è capaci di ascoltare il Capo della chiesa, come si può pensare di fare dell’Europa un luogo di accoglienza, al di là delle carte geografiche? Siamo condannati ad assistere a quello che, inevitabilmente, diventerà un “letto di morte” senza fine, mentre l’Europa, ribadisco, rimarrà indifferente e vergognosamente silenziosa.

E ritornando ai giorni nostri, proprio oggi il ministro dell’Interno Salvini ha preso una posizione netta: “L’Italia ha smesso di chinare il capo e di ubbidire”, coniando un “mantra” sui social: con annesse e connesse polemiche.

 

Ancora una volta Papa Francesco utilizza il linguaggio diretto del “verbo”. Quello che accarezza ma al contempo “schiaffeggia”. Il Pontefice ritorna sul tema dell’avidità denaro, che sostiene essere “alla radice di tutti i mali dell’Umanità”, riprendendo le parole dell’apostolo Paolo.

Non è la prima volta che Francesco esterna il suo pensiero e lo porta su ogni strada del pianeta. Quasi un appello a riflettere su come l’uomo continui nella ricerca spasmodica di ricchezza. Già aveva parlato di “idolatria” del denaro che distrugge le famiglie: “un atteggiamento chiamato cupidigia”.  E come non ricordare il “nostro Biagio Conte” che, per diversi giorni, ha fatto sentire la sua voce di protesta contro la povertà, dormendo all’addiaccio.

La ricerca della povertà ricordando che “Gesù Cristo, che era ‘ricco’, si è fatto povero per arricchire noi. Quella è la strada di Dio: l’umiltà, l’abbassarsi per servire. Invece, potere e soldi ti portano per la strada contraria: tu, che sei un povero uomo, ti fai Dio per la vanità”.

Ovviamente il riferimento è anche alla politica che governa il pianeta. E tra le sue parole il riferimento alla giustizia sociale rimane una delle grandi tematiche che hanno contraddistinto, sin dall’inizio, il suo mandato papale. Lui che è stato definito il Papa “comunista”, erroneamente, dà all’uomo la speranza di poter recuperare la sua identità in un mondo malato e assuefatto.

E non possiamo pensare che l’essersi tuffato nel mare “inquinato” dell’indifferenza, sia solo l’ennesimo anatema. Non vogliamo tirarlo per la “giacchetta”, ma a meno di un mese dall’appuntamento elettorale in Italia, le sue parole suonano come una campana che certamente vuole farsi sentire con il suo fragore e la forza del suo suono.

L’eco si sente, ma quello che temiamo è che possa rimanere tale e disperdersi. Ma come banalmente si dice: “la speranza è sempre l’ultima a morire”.