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“Un sit in di protesta per il 23 aprile, affinchè il governo regionale e il presidente Musumeci diano delle risposte e prendano delle decisioni che non possono diventare alibi per rinviare le scelte”. I sindacati di Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola Sicilia chiedono un intervento risolutivo al presidente della regione, Nello Musumeci, in relazione alla vertenza degli ex sportellisti.

“Gli assessori al lavoro Maria Ippolito ed alla Formazione Roberto Lagalla – dicono ancora gli esponenti sindacali – devono assumersi le proprie responsabilità per risolvere il problema che, ormai da anni, investe sia i lavoratori del comparto che tutti i cittadini siciliani che, al contrario del resto d’Italia, non possono accedere ad alcuna politica attiva del lavoro”.

Diverse sono state le richieste d’incontro con l’assessore Ippolito, che non hanno avuto alcun riscontro. Tra gli obiettivi e tema di discussione da proporre, l’avvio di un tavolo permanente nel quale venga illustrato il percorso che l’esecutivo regionale intende intraprendere, per riportare al lavoro gli operatori della formazione professionale.

Un attacco durissimo con il quale addirittura vengono chieste le dimissioni del Presidente della Regione siciliana.

“Musumeci si vergogni. Prende in giro i siciliani facendo passare il messaggio che sul fronte rifiuti la situazione è sotto controllo”. A dirlo è il deputato regionale del M5S Giampiero Trizzino, smentendo l’approvazione da parte della giunta del piano regionale dei rifiuti.

“Musumeci sostiene di aver approvato il piano rifiuti? Nulla di più falso. In Sicilia non esiste alcun piano regionale dei rifiuti – attacca Trizzino – E’ stato adottato, ma non approvato, un provvedimento di carattere temporaneo, definito erroneamente per semplificare ‘piano dei rifiuti’, che non sblocca nemmeno un euro di fondi comunitari”.

“Addirittura – aggiunge il deputato pentastellato – questo provvedimento prima di cominciare a produrre i propri effetti, dovrà ottenere i pareri del Cga, dei Comuni e della commissione Ambiente dell’Ars. Insomma siamo all’anno zero, ci vorranno almeno otto mesi prima di un eventuale via libera”. “Musumeci si dimetta e smetta di prendere in giro i siciliani”.

E’ un attacco frontale quello del deputato regionale Claudio Fava (movimento 100passi) alla giunta Musumeci, sulla vicenda che riguarda il sistema del credito alle imprese.

“Deve regnare molta confusione a Palazzo d’Orleans sulla vicenda Crias afferma Fava – e, in generale, sul delicatissimo settore del credito alle imprese. Ma arrivare, nella stessa giornata del 29 marzo, ad emanare due atti in contraddizione evidente tra di loro ci pare eccessivo perfino in questo momento di grande approssimazione”.

“Con la deliberazione della giunta 151 – ricorda ancora Fava – il governo accoglie le criticità sollevate da più parti in merito al nuovo sistema di rendicontazione, che sta portando al blocco di fatto delle erogazioni per la piccola e media impresa e per il settore dell’artigianato in Sicilia”.

“E lo stesso giorno, invece, un decreto dell’assessore all’economia prevede che per il 2017 i rendiconti vengano approvati e trasmessi con le nuove modalità: le stesse che il governo riconosce essere troppo gravose e complesse per trovare immediata applicazione”.

E il deputato del movimento 100passi punta il dito ancora sulle responsabilità del governo affermando “che a pagare confusione e paradossi è chi fa sviluppo e impresa in Sicilia in condizioni sempre più precarie”, chiedendo nei fatti lo sblocco dell’erogazione del credito. “E’ evidente l’urgenza che il governo regionale trovi una soluzione rapida – conclude Fava – che consenta di mettere ordine e sbloccare l’erogazione del credito”.

Con un post fb, pubblicato sul profilo ufficiale di Nello Musumeci, il leader di “Siciliani Liberi”, Massimo Costa le manda a dire senza giri di parole al presidente delle Regione siciliana, reo secondo lui di essere come Crocetta e come il suo predecessore di “andare a dire a telecamere riunite che in Sicilia un quarto dei dipendenti gode della 104, alimentando il linciaggio politico della nostra isola per nascondere le sue difficoltà”.

Un attacco forte, violento che riguarda un tema, quella della legge 104 che tutela, attraverso permessi, chi deve accudire i propri familiari anziani. Musumeci aveva dichiarato che su 13 mila dipendenti regionali, 2.350 sarebbero quelli che beneficerebbero di questa norma per assistere i propri parenti malati. Anche i sindacati sono stati critici con Musumeci e lo hanno invitato a “non colpevolizzare i dipendenti regionali che usufruiscono di questo strumento previsto dalla legge”.

“Sa benissimo che la Sicilia da anni non assume e l’età media dei dipendenti è altissimascrive ancora Costa su FB -. E’ normale che debbano accudire genitori anziani. Piuttosto cerchi di assumere giovani alla Regione e vedrà che i numeri della 104 torneranno ad essere normali”.

E conclude con parole che pesano come macigni! “Malissimo signor presidente, malissimo. Uguale a Crocetta e ho detto tutto. Ancora una volta i siciliani hanno un presidente nemico dei siciliani stessi”. E adesso non ci resta che aspettare le prossime puntate e le nuove esternazioni.

 

Rimane ferma sulle sue posizioni di dissenso e di critica nei confronti degli attuali vertici del partito forzista siciliano. Dissenso che aveva già manifestato e per il quale le era stato affibbiato l’appellativo di “ribelle”, assieme ad alcuni suoi colleghi, anche se quest’ultimi avevano manifestato posizioni più “morbide”.

A parlare è Marianna Caronia, deputato regionale all’Assemblea regionale siciliana, eletta nelle fila di Forza Italia alle elezioni che hanno portato la vittoria del centrodestra in Sicilia, e attuale consigliere comunale a Sala delle Lapidi, dopo aver militato nell’Mpa e nel Pid.

“Io, indipendentemente dai colleghi che hanno condiviso questo malumore – afferma l’esponente di Forza Italia all’Ars – continuo a contestare l’operato dei vertici siciliani di Forza Italia, le loro decisioni, i loro errori sulla composizione delle liste, le loro errate valutazioni sui risultati delle recenti elezioni nazionali, decisioni importanti assunte in solitario da 3 o 4 eletti”.

Un duro attacco che non può dare adito a fraintendimenti, entrando a gamba tesa in una partita che è tutta interna al partito berlusconiano siciliano e in modo particolare al suo leader storico e oggi presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè e al capogruppo di FI, Giuseppe Milazzo.

E il riferimento ai due esponenti di Forza italia, anche se non vengono citati, è assolutamente chiaro nelle parole. “Ho chiesto e continuo a chiedere le loro dimissioni e un radicale rinnovamento del partito – dice la Caronia – il quale anziché, come sinora ha fatto, parlare dei tetti degli stipendi dei dirigenti dell’ ARS , di abolire il doppio voto di genere o il voto segreto, che scopriamo essere, secondo la loro visione, il cancro della democrazia, mentre noi ingenuamente pensavamo che il vero cancro fossero la mafia, il malaffare, la corruzione, l’incapacità di dare risposte efficaci ai pressanti e drammatici problemi del popolo siciliano”.

Parla anche di “aver sposato in pieno il programma dell’allora candidato, presidente della Regione Nello Musumeci, e non sarà di sicuro la mia richiesta di democrazia e di regole all’interno del mio partito che potrà condizionare il mio voto sul bilancio e sulla legge finanziaria”.

Quindi dà l’assist al presidente della Regione, che non dimentichiamo è anche leader del Movimento #Diventerà Bellissima e che, in questi giorni, si trova impantanato nella vicenda del bilancio, dichiarando il suo voto favorevole nel caso di una “buona finanziaria”.

E lancia, infine, una provocazione chiedendo “a chi di competenza di  continuare, invece, a elencarmi magari evidenziando in rosso il mio nome, tra coloro i quali come me continuano, oltre che a dissentire sulla gestione del partito, anche a sperare che questa mia critica franca e anche dura possa convincere il vertice siciliano a far sì che Forza Italia si  riappropri del suo tradizionale ruolo di partito popolare e democratico”.

Sarà forse un messaggio subliminale in cui si cela un possibile passaggio ad un altro gruppo parlamentare? Chissà! In politica, in fondo, mai dire mai.

 

“Un Piano Marshall da chiedere al governo nazionale e 1 miliardo di euro per riportare in carreggiata la nostra Isola e avviare una seria inclusione socio-lavorativa”.

Il presidente della Regione, Nello Musumeci interviene dopo la pubblicazione, da parte dell’Istituto Cevas, di uno studio sullo stato di povertà nella nostra Isola. Un quadro allarmante che pone la Sicilia come la regione più “povera” d’Europa. E attacca il precedente governo “incapace di gestire una serie politica degli investimenti e a perseguire un chiaro modello di sviluppo”.

Il riferimento all’ex governatore Rosario Crocetta e alla sua giunta è più che chiaro. Ritorna il refrain dell’eredità precedente, di cui abbiamo spesso parlato. Una sorta di alibi che sentiamo da sempre e dal quale i politici non riescono a fare a meno. Difficile trovare la terapia giusta per uscire da questa sindrome.

“Si deve investire nelle aree interne dell’Isola travagliate da un profondo degrado e da una desertificazione di risorse umane  – continua Musumeci – che, se non arrestate in tempo, potrebbero pregiudicare ogni futura possibile crescita”.

Quindi tutto come da copione. Solo propositi e richieste, come sempre rivolti al governo nazionale che, proprio in questo periodo, ha altro che pensare. Prima di tutto la campagna elettorale del 4 marzo. I problemi della Sicilia possono tranquillamente attendere. Mettiamoli in coda.

“Sento la necessità di rilanciare un nuovo progetto capace di valorizzare gli uomini liberi e le loro idee”. Parole sibilline scritte sul proprio profilo facebook, dal deputato regionale dell’Udc, Vincenzo Figuccia che ancora una volta utilizza l’arma della provocazione verbale, facendo capire che la sua collocazione nel partito di Cesa è ormai agli sgoccioli. Parla di un nuovo progetto che, derubricato in termini spiccioli, potrebbe far intendere all’adesione ad un nuovo soggetto politico o alla creazione di un movimento.

Ma sarà davvero così o si tratta soltanto di una provocazione? Intanto i commenti al suo post sono una sequela di incoraggiamento al suo percorso politico. Come dire che il consenso è saldo anche se il termometro dei social non è certo il luogo adatto per misurarlo.

 

E il disagio palpabile, che ha portato alle sue dimissioni da assessore ai Rifiuti e l’attacco a tutto tondo contro il suo ex compagno di partito e oggi presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, non sono certamente un dettaglio. Per non parlare dei rapporti poco “idilliaci” con il Presidente della Regione sulla vicenda degli stipendi d’oro (leggasi polemica con Miccichè) dove lo stesso Musumeci aveva di fatto bacchettato Figuccia, facendo riferimento all’intera giunta: “Lavorare e tacere, dico alla mia squadra di assessori”.

Una sequenza di fatti che messi, uno sopra l’altro, hanno visto costruire un edificio a quanto pare “traballante”, nel quale Figuccia sembra non aver trovato la camera con vista. Che l’ascensore sia guasto è anche possibile, ma a noi rimane il dubbio amletico, in una Sicilia che sembra paralizzata dall’inerzia della politica, quale sia il progetto di Figuccia, in una terra dove preferiremmo vedere più fatti che parole.