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E’ un giudizio netto quello che emerge dallo studio condotto dal giornale “Sole 24 Ore” che ha redatto una lista di città italiane dove si vive meglio con il risultato: Catania batte Palermo. Insomma il derby tra le due “siciliane” in questo match è di 1 a 0 in favore della storica rivale.

Un indice, quello utilizzato, che premia soprattutto le città del Sud e delle Isole: Catania, infatti, si classifica al secondo posto, ma anche Bari, Barletta, Crotone, Cosenza, Siracusa rientrano tra le prime dieci. Tutte città costiere.

Catania

E in Italia, invece, ci sono pochi dubbi: le coste battono le zone interne, il Sud e le Isole battono il Centro-Nord. Anche se a “primeggiare” è una città del ponente ligure: Imperia (I classificata). Complici le temperature miti (16,4 gradi in media nei dieci anni), le piogge scarse e il sole che hanno fatto di tutti questi luoghi, per lombardi e piemontesi, posti da visitare.

Imperia spiaggia

L’indice fotografa il benessere climatico nelle 107 città capoluogo attraverso 10 indicatori che rilevano le performance meteorologiche dal 2008 al 2018. “A fare la differenza è il clima marino – spiega il meteorologo Daniele Olivetti di 3BMeteo, la società che ha fornito il database su cui è stato elaborato l’indice -  mentre quello continentale penalizza, sia d’inverno che d’estate, le città della Pianura padana, quasi tutte in coda alla classifica”.

A vestire, invece, la maglia nera dell’indice ci sono città come Pavia (ultima), Vercelli (106°), Novara (105°) e Lodi (104°). Mantova, che si trova al 97°posto, è la città che negli ultimi 10 anni ha registrato l’aumento più significativo della temperatura media, pari a quasi un grado centigrado.

Milano è solo un gradino più su, ultima tra le grandi metropolidietro Roma (21°), Venezia (40°), Napoli (43°), Firenze (51°) e Torino (90°).

Passando in rassegna gli indicatori, tuttavia, altri record vengono segnati da città che non affacciano sul mare: Aosta è tra le prime classificate a parimerito (in totale: sei città) per assenza di giorni di nebbia; Enna, invece, è in testa nell’indice del calore; Perugia svetta per la brezza estiva e Frosinone è la più riparata dalle raffiche di vento. Di fatto, dunque, emerge una variabilità estrema dei valori nelle divese città.

“I risultati – aggiunge Olivetti – riflettono quanto è complessa l’orografia del paese: la conformazione dei nostri territori, monti, valli e fiumi è un aspetto unico in Europa, a cui sono legate anche molte delle difficoltà previsionali che riscontriamo ogni giorno nel nostro lavoro”.

A distanza di pochi chilometri si possono avere performance molto diverse: Cosenza e Vibo Valentia, per esempio, distano poco più di 100 km ma sono agli antipodi – sono, rispettivamente, seconda e penultima – quando si parla di umidità relativa. Un indice difficile da raccontare: prende in considerazione i giorni che sforano i limiti di comfort climatico (troppo secco 30%, troppo umido >70%) e varia in base alla stagionalità. Ad esempio, Belluno, ultima in questo parametro e nel soleggiamento, è molto secca d’estate e molto piovosa d’inverno.

Per quanto riguarda il caldo, fonte di disagio crescente per chi vive in città, “vengono penalizzate valli e pianure – legge i risultati l’esperto di 3BMeteo – che sono lontane dal mare e dal vento”. Tra queste, ad esempio, c’è la valle interna di Caserta, la piana di Grosseto, il tavoliere di Foggia e così via. Proprio Caserta chiude l’indice di calore, con un quarto dell’anno (90 giorni) di temperatura percepita pari o superiore a 30 gradi. Diversa la situazione sulle coste: “Le brezze marine tengono più contenute le temperature, anche se, di contro, hanno più umidità”, conclude il meteorologo.

Se la perfezione climatica non esiste, a fare notizia sono i cosiddetti eventi estremi (la meno colpita è L’Aquila; l’ultima in classifica è Verbania) che – sempre più spesso a causa dei cambiamenti climatici – colpiscono le città. «L’indice – spiega Olivetti – prende in considerazione eventi anche non catastrofici, con una soglia di accumulo maggiore a 40 millimetri ogni sei ore. Restituisce la frequenza di questi accadimenti, ma non la magnitudo: può piovere anche 200 millimetri in una sola ora».

Fatto sta che agli ultimi posti della graduatoria si posizionano le città più colpite dalle cosiddette “bombe d’acqua” perché “più vocate per la loro geomorfologia – aggiunge il meterologo – perché sotto le Prealpi o circondate da montagne come Genova o Massa Carrara”.Gli estremi, come spesso accade, vanno contestualizzati sempre nell’arco di tempo decennale considerato: “Gli accadimenti del singolo anno non incidono nell’indice. Si tratta di variazioni cicliche come quelle dell’ultimo anno, molto piovoso in Sicilia e asciutto in Piemonte”.

E ritornando a “casa nostra”, non resta che aspettare il prossimo anno e sperare che Palermo possa ritornare in “carreggiata”. Nell’attesa ci auguriamo che presto arrivi anche la primavera perchè ad oggi, sinceramente, pare non essere ancora “pervenuta”.