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“Oggi è avvenuta una nuova aggressione da parte di un uomo di origini straniere, che questa volta ha preso di mira uno dei mezzi dei vigili senza un apparente motivo. Bisogna far capire in modo chiaro a chi si permette di mettere le mani addosso ai nostri agenti, come accaduto nello scorso fine settimana ad un uomo della Polizia municipale di Palermo, solo per aver preteso il rispetto delle regole nel cuore della nostra città a Piazza Rivoluzione, che, come ha affermato lo stesso ministro, è finito il tempo del liberi tutti”.

E’ Sabrina Figuccia, consigliera comunale dellUdc, ma da un pò di tempo vicina alle posizioni politiche della Lega, ad intervenire sull’ennesima aggressione consumata a danno di un mezzo della Polizia municipale di Palermo.

La consigliera comunale esprime solidarietà all’intero Corpo dei vigili urbani, dopo  “la vile aggressione a uno dei nostri uomini in divisa della Polizia Municipale e a tutti coloro che ogni giorno tutelano la nostra sicurezza. E voglio, anche, lanciare un appello al Ministro degli Interno, Matteo Salvini: Occorre una vera riforma che non faccia più sentire soli tutti quegli uomini e quelle donne che ogni giorno rischiano la propria vita per difenderci, cercando di garantire la nostra sicurezza”. 

“A questi uominiaggiunge la Figucciavanno riconosciuti diritti sacrosanti che purtroppo ancora vengono calpestati e a volte non riconosciuti persino dalla stessa amministrazione comunale, come nel caso dell’indennità di pubblica sicurezza, di cui da troppo tempo si discute senza trovare una soluzione concreta. Come possiamo pretendere il rispetto dei cittadini se il Comune, in primis, non fornisce gli strumenti affinché questi uomini e queste donne possano svolgere più serenamente il proprio lavoro?

E attacca ancora il sindaco Orlando. “Questo il quesito da cui partire per avere città più sicure, al netto di facili proclami, di cui il Sindaco é fin troppo esperto. Mi auguro che anche Palermo si allinei al programma del governo nazionale e sono certa il Ministro degli Interno saprà bacchettare, laddove necessario, anche l’amministrazione Orlando che sembra non tutelare abbastanza i nostri migliori uomini e donne in divisa”.

Le reazioni.

Igor Gelarda, consigliere comunale M5S

“Massima solidarietà agli uomini della Polizia municipale che, ancora una volta, hanno subito un aggressione, in questo caso da un cittadino rumeno. Privi di mezzi e sotto organico, con una età media di oltre 50 anni e un’amministrazione comunale che non li ha mai tutelati in maniera adeguata, basti pensare che è in debito di svariati milioni di euro nei loro confronti. Lo afferma il consigliere comunale, Igor Gelarda (M5S).Faremo pressione affinché il nuovo governo istituisca un’anagrafe della Polizia municipale nazionale e che li doti di quegli strumenti per poter svolgere in sicurezza e al meglio la loro attività di polizia giudiziaria. E al Sindaco di Palermo dico che la Polizia municipale non è solo uno strumento per fare cassa, ma anche un importante mezzo per tutelare le nostre strade e i cittadini”.

E’ un Matteo Renzi a tutto campo che, in questi giorni, si trova all’estero, Cina e Usa, dove sta tenendo alcuni discorsi. Domani sarà in aula al Senato, per dare il suo voto contrario al governo giallo-verde di Lega e Cinquestelle.  Ed ha anche annunciato una nuova Leopolda per ottobre e la pubblicazione di un libro.

“Lega e grillini hanno promesso un libro dei sogni da 100 miliardi: il reddito di cittadinanza ne vale 20, la Flat tax 60, quota 100 vale 16, le clausole Iva 12. E noi dovremo essere i primi a farci sentire quando gli italiani capiranno che le risorse per realizzare i sogni non ci sono, e finirà la luna di miele”. E’ quanto scrive oggi il Corriere.it.

Difficile un suo intervento diretto in auka, ma sarebbe l’ultimo strappo alla “regola del silenzio”, mentre la dichiarazione di voto sarà fatta dal capogruppo dem Andrea Marcucci. E continua affermando che “sul Pd la palla è in mano a Maurizio Martina: non mi interessa fare alcuna corrente. Io sono intervenuto solo per bloccare l’operazione di accordo con il M5S”, proprio perchè si tratta di una cosa giusta”.

Renzi sta lavorando: “Ma adesso tocca a loro”. Come gli hanno detto anche le persone a lui più vicine, analizzando i motivi del doppio crollo referendum-elezioni: “Bisogna riprendere il contatto con la realtà delle cose, con i problemi della gente fuori”. E’ anche per questo che il senatore fiorentino ha inviato una email a tutti i cittadini e le imprese del suo collegio, che nelle prossime settimane andrà ad incontrare.

Quindi, un breve allontanamento dalle scene politiche per ritornare sul “palcoscenico” e cercare una exit strategy dal limbo in cui si trova il partito democratico, ormai ridotto quasi a numeri da prefisso telefonico. Basta ricordare il 40 per cento preso alle europee del 2014, che Renzi è stato capace di dilapidare, mandando in frantumi, se non al suicidio elettorale, il partito. Una condizione che di fatto ha aperto la strada all’ascesa inarrestabile della Lega e  al trionfo al sud dei pentastellati.

Adesso l’unica via per Renzi è quella di fare uscire fuori, anche mediaticamente, le contraddizioni politiche tra i due partiti vincitori del giro elettorale di marzo, convinto che le promesse, fatte da Lega e M5S, non potranno essere mantenute. Ma tutto questo da solo basterà per indebolire il consenso e invertire lo tsunami provocato da Salvini e Di Maio? La prova sarà quella dell’aula, ma soprattutto delle leggi che, non dimentichiamo, sono e saranno sempre soggette al “controllo” di Mattarella.

 

A quasi tre mesi dalle elezioni e a un passo dal ritorno alle urne, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che saranno ministri e vicepremier, siglano l’accordo per il Governo al termine di un lungo faccia a faccia alla Camera. Con Giuseppe Conte presidente del Consiglio e Giovanni Tria ministro dell’Economia, nasce l’esecutivo con il cambio di ruolo di Paolo Savona, il professore anti-euro cui Sergio Mattarella aveva negato l’Economia che avrà la delega alle Politiche europee.

“Si è concluso un complesso itinerario”, chiosa il capo dello Stato, il vero vincitore morale di questa lunghissima trattiva, che oggi alle 16 riceverà al Colle il nuovo presidente del Consiglio e la squadra dei diciotto ministri, tra cui cinque donne, per il giuramento. Anche se sarà “battezzato” ufficialmente, all’inizio della prossima settimana, con il voto di fiducia in Parlamento di M5s e Lega. Dice “No” Forza Italia, che annuncia “battaglia per i cittadini” e annunciano un’opposizione Partito democratico e Liberi e uguali. Fratelli d’Italia, che era disponibile al “Sì” alla fiducia (e che chiedeva uno o due ministeri, sceglie invece la linea dell’astensione.

Carlo Cottarelli, a cui il presidente della Repubblica aveva affidato l’incarico di formare un esecutivo “neutrale” per portare al voto anticipato, ha ringraziato e rimesso il mandato. Alla fine ecco il nuovo Governo. Savona al dicastero senza portafoglio degli Affari europei. Per l’Economia spunta Tria, preside della facoltà di Economia di Tor Vergata, professore che ha lavorato con Renato Brunetta, è “tiepido” sull’Euro e sostiene la Flat tax anche a costo di aumentare l’Iva. Agli Esteri arriva Enzo Moavero Milanesi, una vita nelle istituzioni europee e già ministro all’Ue con Monti e Letta. Affiancherà Conte a Palazzo Chigi, con il delicato incarico di sottosegretario alla presidenza, il leghista Giancarlo Giorgetti. Salvini sarà ministro all’Interno, Di Maio prenderà il super-dicastero di Lavoro e Sviluppo Economico (dovrebbe chiamarlo “Welfare”). Alla Difesa Elisabetta Trenta, Alla Giustizia Alfonso Bonafede (M5s), Giulia Grillo (M5s) alla Sanità, Riccardo Fraccaro (M5s) ai Rapporti con il Parlamento, alle Infrastrutture Danilo Toninelli (M5s), Marco Bussetti (M5s) all’Istruzione, Alberto Bonisoli (M5s) ai Beni Culturali e Giulia Bongiorno alla Pubblica Amministrazione.

E proprio Bonafede, Bongiorno e Giulia Grillo sono i tre siciliani dell’Esecutivo. Alfonso Bonafede, 42 anni, è nato a
Mazara del Vallo ma è fiorentino di adozione. Avvocato civilista, ha sfidato Renzi nel 2009 a sindaco di Firenze, è uno dei parlamentari più vicini a Di Maio e attivista della prima ora del M5S., in Parlamento dal 2016 ha ricoperto il
ruolo di vicepresidente della commissione Giustizia.

La “leghista” Giulia Bongiorno, 52 anni, è avvocato penalista. Diventata avvocato nel 1992 e a soli 27 anni, ha fatto parte del collegio difensivo di Giulio Andreotti, accusato di associazione mafiosa. Come legale ha difeso molti volti celebri
dello sport e dello spettacolo, da Gianna Nannini a Francesco Totti. In Parlamento è arrivata nel 2006 eletta alla Camera con Alleanza nazionale. Nel 2008 è stata riconfermata con il Popolo della Libertà. È stata una grande sostenitrice delle battaglie in favore delle unioni civili e dei diritti delle donne tanto da sostenere l’introduzione del reato di stalking e la proposta di legge di aggravante di femminicidio.

Giulia Grillo è catanese, medico legale e volto storico del Movimento 5 Stelle. È stata lei a fondare il meet up etneo, il primo circolo grillino dove è iniziata la sua scalata ai vertici del Movimento. Nel 2012 grazie alle primarie è diventata
capolista alla Camera della circoscrizione Sicilia Orientale. In Parlamento è stata componente della commissione permanente Sanità e nel 2016 capogruppo del M5S. Grillo è stata al centro delle polemiche sul tema delle vaccinazioni: si è detta favorevole ma contraria all’obbligo.

“Di Maio riapre? Non siamo al mercato, al voto anche subito, il prima possibile, ma non a fine luglio”. Così Matteo Salvini, leader della Lega, mette un pietra che potremmo definire “tombale” su una possibile riapertura dei giochi di un governo M5S-Lega che, nelle ultime ore, Luigi Di Maio ha caldeggiato.

La strategia di Salvini è chiara dato che i sondaggi danno la Lega addirittura al 27 per cento, quasi ad un passo dai cinquestelle. Quindi sembrerebbe che l’effetto Savona abbia pagato in qualche modo, anche se di numeri virtuali si parla. 

“Noi abbiamo provato a fare un governo, ma a Mattarella non va mai bene” – dice Salvini  parlando con i commercianti al mercato di Pisa, come riportato oggi da La Stampa.it -. “Non può dire no a quel ministro (riferendosi ovviamente a Savona) perché è critico con l’Europa. Allora che cosa andiamo a fare? Allora ti arrendi. Il presidente ci spieghi come si esce dall’impasse”.

“Anche io voglio un governo votato dal popolo, siamo alleati con chi sostiene il nostro programma”. E conclude annunciando che la “Lega domenica sarà in tutte le piazze italiane per chiedere l’elezione diretta del presidente della Repubblica, tanto fa quello che vuole lo stesso e allora tanto vale che lo eleggano i cittadini”.

Invece dalle parti del Quirinale, Carlo Cottarelli, il premier incaricato si è recato, questa mattina, da Mattarella, ma sembra che tutto sia in una fase di stallo. Nessuna dichiarazione e con il sospetto che un’eventuale formazione di governo sia una “mission impossible”. Così come un improbabile governo Lega e M5s che, rispetto alle dichiarazioni di Salvini (vedi sopra), sia ormai morto e sepolto. Anche se sembrerebbe emergere la “possibilità di un governo politico”, come lo stesso Cottarelli ha fatto trapelare, sul quale ovviamente in molti non scommettono.

La nostra impressione, che nelle prossime ore potrebbe essere certezza, è che le elezioni sarebbero l’unica via di uscita dal limbo. E non è escluso che Salvini possa trovare un accordo con Berlusconi, riuscendo così a mettere a tappeto tutti e diventare leader indiscusso del centrodestra. Ai grillini non resterà che fare il “processo” a Di Maio e sostituirlo con Di Battista che ha, anche, annunciato di volersi ricandidare.

 

 

 

Continua l’attacco concentrico nei confronti di Giuseppe Conte, il premier incaricato, voluto da Lega e Cinquestelle, che si trova in mezzo ad un guado, colpito ripetutamente come in un tiro a bersaglio. Adesso è la prestigiosa testata americana, New York Times, che lo attacca pesantemente.

 “Sconosciuto professore di legge, la cui principale qualifica è la sua disponibilità ad eseguire gli ordini dei leader di Lega e M5S”, si legge nell’articolo del quotidiano statunitense, come riportato oggi da “Il Giornale”, edito dalla famiglia Berlusconi.

E non è altrettanto “tenero” sulla maggioranza formata dai due partiti vincitori delle elezioni, quello di Salvini e di Di Maio: “Non è chiaro quanti danni potrà fare la coalizione ma è un duro colpo ai progetti di rafforzamento dell’integrazione europea portati avanti da Merkel e Macron”.

E continua scrivendo che se “se l’Italia, la quarta economia dell’Ue, inizia a sfidare le regole dell’Unione e chiede di rinegoziare i termini della sua adesione, sarà più difficile tenere gli altri membri in riga”.

Poi arriva una sorta di profezia sul futuro del governo Conte: “È troppo presto perché Bannon e i suoi alleati possano celebrare o i campioni dell’Unione si facciano prendere dal panico. Il fascino dei populisti potrebbe presto svanire se non troveranno soluzioni concrete al risentimento che li ha portati al potere”.  Infine il Nyt lancia un appello a Macron e Merkel perché tengano unita l‘Unione Europea e ben saldi i suoi valori. Insomma dopo i tedeschi, arrivano “lezioni” anche dagli Usa.

Ma nelle ultime ore sembra proprio che sia anche in bilico lo stesso Conte. Una manovra di Salvini per andare alle elezioni, vincere e fare il il premier con la coalizione di centrodestra. Un’opzione che piacerebbe a Berlusconi, che potrebbe ricandidarsi sebbene in una condizione politica ridimensionata, ma lontano dal “pericolo grillino” al governo, soprattutto per le sue aziende. E al “povero” professore di legge che aveva “odorato” il profumo del potere non resterebbe che ritornare a fare l’avvocato. Lui usato come agnello sacrificale e con  gli unici perdenti, se lo scenario sarà questo, che saranno inevitabilmente i cinquestelle.

Oggi il premier designato, Giuseppe Conte, non andrà da Mattarella e se ci andrà, sicuramente non per portare la lista dei ministri. Sembra proprio che la “quadra” sul governo sia ancora in alto mare. Oltre al nodo Savona al Tesoro, che di fatto sta creando una vera e propria incrinatura nei rapporti con il Quirinale, Salvini e Di Maio sono alle prese con le altre deleghe. Almeno otto i dicastri sui quali non si è raggiunto l’accordo, anche se lo stesso Conte ha gettato acqua sul fuoco. Ma a decidere, ovviamente, non è lui.

E in tutto questo giunge puntuale la “tempesta perfetta” da Piazza Affari. Oggi pomeriggio nella piazza milanese a  soffrire sono stati i titoli i bancari, con un serie di sospensioni e perdite pesanti che riguardano il Banco Bpm, Fineco e Mps. Per non parlare dello spread che, mentre scriviamo, sarebbe giunto alla soglia dei 217 punti. Quindi mercati ballerini che risentono dello stallo della formazione del governo.

Si era detto che Conte tra martedì e mercoledì sarebbe potuto andare alle Camere per chiedere la fiducia. Ma sembra proprio che i tempi siano destinati ad allungarsi notevolmente e, questo, potrebbe essere un elemento ancora più destabilizzante quando la borsa riaprirà battenti lunedì prossimo.

Infine, nei corridoi di Montecitorio, come riportato, oggi, dall’Huffinghton Post alla domanda rivolta a esponenti leghisti e pentastellati, “quanto durerete”, la risposta è stata sempre la stessa: se le cose si mettessero male e il governo fosse costretto all’immobilità dalle circostanze o dalle ostilità, il momento di fermare tutto e tornare al voto sarebbe proprio l’indomani del voto europeo”.

Uno scenario non poco ortodosso che fa anche immaginare un accordo “segreto” tra le due forze politiche (LegaCinquestelle) che hanno vinto le elezioni, con la speranza di giocarsi la carta, in chiave elettorale, per battere “banco”, gridando al complotto, e ritornare alle elezioni, secondo loro, per “stravincere”.

Una sorta di “contratto a tempo determinato”, come lo definisce il giornale dell’Annunziata, che secondo noi, invece, sarebbe già stato firmato a “margine” di quello ufficiale e doverosamente messo sotto chiave.

Aggiornamento ore 22.00

E un’ora fa Matteo Salvini, ha postato un messaggio su FB:  “Sono davvero arrabbiato” e sul quale c’è anche il “mi piace” di Luigi Di Maio. La reazione di Salvini allo stallo sul nome di Paolo Savona, che vorrebbe ministro del Tesoro. Adesso il rischio che il governo possa cadere, prima di nascere, è reale.

“Prescindendo dalle specifiche valutazioni tematiche – dice il direttore di Demopolis, Pietro Vento un’ampia maggioranza di cittadini vuol vedere all’opera le due forze politiche uscite vincitrici nel voto del 4 marzo. Infatti, il 61% degli italiani si è dichiarato favorevole alla nascita di un governo Lega-M5S. Contrario, invece, è il 39%”. L’indagine è stata condotta dal 22 al 23, su un campione di 1.500 intervistati.

Quasi un italiano su due, invece, valuta positivamente il contratto sottoscritto nei giorni scorsi dal M5S e dalla Lega per il Governo del Paese. Di parere differente è il 37%, mentre 15 cittadini su 100 non esprimono un’opinione in merito. È uno dei dati che emerge sempre dal sondaggio Demopolis, alla vigilia della formazione del nuovo esecutivo. 

Nelle linee generali, gli italiani sembrano condividere nei contenuti il programma stilato dalle due forze politiche. Con una differenza non irrilevante: Il 35% ritiene il programma del tutto condivisibile ed attuabile. Una percentuale superiore, il 38%, lo apprezza ma lo considera non del tutto realizzabile sul piano economico. Poco più di un intervistato su quattro non lo condivide affatto.

Quindi alla maggioranza degli italiani piace l’idea di un governo Lega-M5S ma, con le dovute cautele, sempre di sondaggio si tratta. E se consideriamo che, allo stato attuale, l’iter relativo all’indicazione dei ministri sta creando in queste ore qualche malumore dalle parti del Quirinale, irritato per i diktat di alcuni esponenti di partito, il finale di partita è ancora lontano.

“Fratelli d’Italia conferma che non farà parte né sosterrà un governo, se fosse confermata, la guida del professor Giuseppe Conte. Lo facciamo per rispetto alla volontà popolare e ai nostri sostenitori. Non penso che la maggioranza dei cittadini, che ha votato centrodestra, sia contenta di ritrovarsi a Palazzo Chigi un altro tecnico, espressione del M5S, di sinistra, amico della Boschi e di Napolitano. Insomma che per il rispetto ai nostri cittadini non lo possiamo fare”.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia in un video pubblicato su “Reptv”, attacca Matteo Salvini, reo di essersi consegnato ai grillini.

“Io non sono pentita di nulla. Sono una persona leale – conclude la Meloni – che ha mantenuto la propria parola con i cittadini e penso che Salvini sia caduto nella trappola del Movimento cinquestelle, di farsi isolare anche rispetto ai suoi alleati, di farsi indebolire per poi finire sostanzialmente in un governo a fortissima trazione pentastellata”.

E adesso il centrodestra rischia davvero di implodere, prima con gli attacchi di Berlusconi e adesso con quelli della Meloni. Chissà se le urne sono più vicine di quanto non si possa immaginare.

Una bella grana per Mattarella a poche ore dall’indicazione di Giuseppe Conte, quale premier del governo che dovrebbe nascere tra la Lega e il movimento cinquestelle. A quanto pare l’economista non avrebbe studiato presso la prestigiosa università americana, “New York University”, come, invece, ha scritto nel suo curriculum vitae.

“Una persona con quel nome non appare nei nostri registri, né come studente né come membro della facoltà”. Ad affermarlo è il quotidiano New York Times, attraverso Michelle Tsai, portavoce della New York University, che lo spiega anche con un post su twitter.

Un  vero e proprio mistero che si infittisce se se si pensa che in un altro curriculum, quello inviato alla Camera dei deputati per le elezioni a componente del Consiglio della presidenza amministrativa, Conte ha dichiarato di “aver trascorso, ogni estate, dal 2008 al 2012, almeno un mese nell’università americana”. Dichiarazione smentita dalla stessa università come si può leggere dalla comunicazione ufficiale. Il problema adesso è cosa farà il capo dello Stato. E il pericolo è che, questo “errore” così grossolano, possa di fatto bruciare il nome sponsorizzato da Di Maio e condiviso da Salvini. E il governo di tregua prende sempre più quota.