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Un Matteo Renzi che mostra inequivocabilmente paura e debolezza politica quando, durante un’intervista al festival de Linkiesta a Milano, dice “che andare a votare ora significa consegnare totalmente il Paese a Salvini. Si chiama masochismo. Se il Partito democratico e il M5S scelgono di farlo, disintegreranno la propria rappresentanza in Parlamento”.

Un messaggio che non si presta a interpretazioni pindariche, ma piuttosto fotografa l’attuale situazione politica che, rispetto a un mese fa, vede all’orizzonte il serio rischio che in primavera si possa ritornare al voto.

“Se ci sarà una crisi di governo – aggiunge Renzi – seguiremo la Costituzione ma ora dobbiamo pensare a risolvere i problemi. E sull’operazione Conte2 mette di fatto il proprio sigillo, rivendicando la sua “longa manus” alla costruzione del governo giallorosso. “Siamo riusciti a mettere la museruola a un tentativo di distruggere la credibilità dell’Italia. Noi abbiamo fatto un’operazione di igiene che ha salvato un Paese da un rischio pericoloso”.

Ma dietro il paventato pericolo chiamato “Salvini” in effetti si cela quella che è la madre di tutte le battaglie: non perdere l’Emilia Romagna. Il 26 gennaio 2019 in quella Regione, roccaforte rossa da sempre, si traccerà una sorta di linea Maginot. Sarà davvero così? Oppure l’ex premier sta operando una fine strategia preventiva per poi addossare le colpe a Zingaretti, tentando così la carta dell’alibi perfetto e la conseguente dissoluzione del partito democratico? Questa mossa gli consentirebbe di drenare consenso e portare dentro uomini del Pd, in considerazione che la sua nuova creatura, per adesso, è ferma ad una forbice che oscilla tra il 5 e il 6%. Percentuali basse che potrebbero crescere evocando quel canto delle sirene proveniente dalle parti di Forza Italia.

E’ noto infatti che da tempo Renzi “corteggi”, politicamente parlando, la vice presidente della Camera e deputata di Forza Italia, Mara Carfagna. “Porte aperte a chi vorrà venire non da ospite ma da dirigente. Vale per la Carfagna e per gli altri dirigenti del suo partito, ma noi non tiriamo la giacchetta”. E l’ex pupilla di Berlusconi ha subito replicato: “Se Renzi dichiarasse di non voler sostenere più il governo di sinistra ma di avere altre ambizioni, Forza Italia Viva potrebbe essere una suggestione”.

“Oggi io e Renzi siamo in due metà campo diverse – ha aggiunto – e non so cosa accadrà nei prossimi giorni, ma molti dopo 25 anni non si sentono a proprio agio in Forza Italia, oggi si sentono a casa d’altri”.

“Mi fa rabbia la sudditanza psicologica nei confronti del sovranismo che è dannosa per il nostro partito, per le alleanze internazionali. In nessun Paese i partiti liberali sono affetti da sudditanza verso le destre estreme. Non mi piace e non lo accetto. Non è un destino ineluttabile che un partito di centro come Forza Italia sia destinato a essere bloccato al 5 per cento. Vedo un atteggiamento rinunciatario e il centrodestra deve essere equilibrato. Oggi non vedo un centrodestra ma una destra-destra, è quello che è accaduto in Umbria rischia di accadere in Emilia Romagna”.

Carfagna ha poi parlato dell’ipotesi di candidarsi alle regionali in Campania: “É un discorso prematuro, si vota a maggio, bisogna essere pronti a ogni sfida. Governare quella terra è una sfida enorme, chi fa politica non può tirarsi indietro di fronte a eventuali sfide”. E dichiarando di aver parlato Silvio Berlusconi ha aggiunto: “Candidata per gentile concessione di Salvini? Sono commossa ed emozionata”.

E infine su twitter ha precisato che il suo campo politico rimane il centrodestra, lasciando intendere che la sua possibile candidatura come governatrice della Campania spazzerebbe qualsiasi “abiura” nei confronti del sovranismo a traino salviniano. E la contesa di Mara Carfagna, tra i due Matteo, rimane apertissima.

fonte foto huffingtonpost.it