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“Un bando costruito ad hoc dove non sono contemplate le piazze, malgrado Palermo sia piena di piazze che di fatto sono palcoscenici. Io non so chi ha ideato sta minchiata…sì una minchiata”. Parole durissime quelle di Daniela Pupella, figlia d’arte di teatranti palermitani, che attacca l’amministrazione comunale per aver pubblicato un bando, con il quale si “affiderebbero le attività teatrali e laboratoriali presso teatri o siti all’interno o in prossimità del percorso arabo-normanno”.

“Io non so – continua la Pupella – chi ha avuto sta pensata, ma il teatro in estate si fa in piazza e di piazze, specialmente nel centro storico, ne abbiamo di bellissime. Non si può creare un bando circoscritto, lo si deve estendere a tutte le maestranze locali, senza alcuna discriminazione”.

L’avviso, pubblicato sul sito del Comune di Palermo (cliccate qui per leggerlo), in effetti si presta a qualche dubbio, soprattutto quando parla di “proposte progettuali da realizzare presso teatri nella loro disponibilità sul percorso arabo-normanno”. Come voler dire che gli altri luoghi non sono adatti per rappresentare la Palermo dell’arte, della cultura e del teatro? Forse quest’ultimo può essere suddiviso in due categorie “agonistiche”, serie A e serie B?

Le domande sono spontanee e le indirizziamo al Comune, sperando in una correzione solerte del bando. Intanto non possiamo che “denunciare” lo sfogo su FB di Daniela Pupella che chiosa il post al grido: “Vergogna, vergogna, vergogna”.

 

“Le cifre parlano chiaro: Bisogna bloccare la follia del tramNon siamo in grado di sostenere economicamente la realizzazione di queste nuove linee e non possiamo obbligare i cittadini a ulteriori disagi, lavori e scavi che renderebbero la mobilità ancora più problematica”.

Il messaggio è chiaro, così come il destinatario che ha un nome e cognome: Leoluca Orlando. L’ex candidato alla poltrona di primo cittadino, che sfidò un anno fa Orlando alle comunali del 2017, le manda a dire al suo avversario senza se e senza ma. Fabrizio Ferrandelli attacca Orlando reo di “non avere nessuna progettualità sul tema della mobilità”.

“Abbiamo appena bocciato in commissione bilancio il piano industriale dell’Amat – aggiunge Ferrandelli – e proseguiamo con l’operazione ‘verità’ sui conti del Comune e delle sue controllate. I dati visionati e le proposte avanzate dal piano ci danno ancora una volta ragione e confermano che la nostra visione sul modello di mobilità del Comune, a partire dal piano economico dell’azienda dei trasporti, era ed è giusta e sincera”.

“Per questo motivo abbiamo bocciato il piano dell’Amat che prevede l’entrata in esercizio di una Ztl 2, per creare coperture economiche, che non sappiamo neanche se l’amministrazione intende istituire. Una copertura, quindi, al momento inesistente. Un piano assurdo che mostra ancora di più quanto non ci sia nessuna progettualità e soprattutto un disallineamento con la realtà. 

Ma il dato che preoccupa di più è quello relativo ai conti dell’Amat. “Nel piano è evidente che la situazione finanziaria sin dal 2014 è fortemente compromessa da crediti avanzati per 66 milioni di eurodice Ferrandelli – alla quale si aggiunge la perdita strutturale, dichiarata in questi giorni, di 10 milioni di euro”.

Un quadro sostanzialmente negativo per l’amministrazione comunale, che si lega fortemente all’accelerazione del Sindaco, in tema di rimpasto politico, annunciato in questi giorni dal primo cittadino ma rimasto al palo. Si attende che i partiti indichino i loro uomini da inserire nella giunta che di fatto avrebbe così una connotazione più politica. Ma non dimentichiamo che a dare il benestare sarà solo il professore. E chissà poi se i partiti, anche soltanto per qualche “seggiola”, vorranno prendersi questa gatta da pelare, con la Rap ad un passo dal fallimento, le altre aziende in uno stato comatoso, il bilancio 2018 da approvare e la città, per usare un termine ormai a perdere, senza alcuna visione.

Un’ordinanza che certamente farà discutere e che, in piena emergenza rifiuti, sembra essere quasi un’operazione di distrazione di massa. Capiamo perfettamente la buona fede dell’amministrazione che, come riportato da un comunicato dell’ufficio stampa, intende “contrastare il fenomeno della prostituzione a sostegno delle vittime di violenza o di grave sfruttamento”. Ma il dubbio rimane e credo sia assolutamente legittimo da parte nostra sollevarlo.

Un provvedimento che prevede, nel caso di reato più grave, una multa da 400 euro che non sarà applicata alle persone che esercitano la prostituzione vittime di violenza o di grave sfruttamento o che si trovano in situazioni di gravità ed attualità di pericolo, ma ai clienti.

Quindi dal 16 aprile al 31 agosto, periodo per cui scatterà l’operazione antiprostituzione, sarà vietato, come recita la stessa ordinanza voluta dal sindaco Orlando, “l’abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo, ovvero nel mostrare nudità, ingenerando la convinzione di esercitare la prostituzione”; di richiedere informazioni e concordare prestazioni sessuali a pagamento; di eseguire manovre pericolose o di intralcio alla circolazione stradale”.

Le aree individuate, dove avranno validità i divieti, saranno quelle tra viale Regione Siciliana (tratto Calatafimi – Basile), via Ernesto Basile, via Lincoln, Foro Italico, via Roma, via Crispi, via Gaetano Daita e via Isidoro La Lumia e il parco della Favorita. L’ordinanza fa parte di un pacchetto complessivo unitamente all’attivazione di un tavolo tecnico ed al potenziamento dei servizi sociali per l’assistenza alle vittime della tratta. Quindi palermitani e non, siete avvisati perchè, qualche momento di pura trasgressione, potrebbe costarvi molto caro.

REAZIONI. E il gruppo consiliare di Sinistra Comune nei fatti boccia il provvedimento che “reputa non positivo perchè sembra più un’azione repressiva contro le persone, piuttosto che un’azione coordinata contro il fenomeno della tratta degli esseri umani. Riteniamo che una questione cosi complessa e delicata, con le sue implicazioni sociali, non possa essere inquadrata dentro le categorie del decoro urbano né possa essere affrontata con lo strumento dell’ordinanza. Sarebbe stato più utile predisporre un atto di indirizzo della Giunta con misure verificabili ed una serie di attività coordinate con le organizzazioni che operano nel settore”.

Basta girare per le strade della nostra città per rendersi conto che Palermo non è più, se mai lo è stata, una città normale. Le immagini dei cassonetti stracolmi di immondizia non possono più essere accettate. Una violenza inaudita che non può essere giustificata da pseudo colpe attribuibili soltanto ad una “macchina guasta” che, tra le altre cose, non essendo dotata di intelligenza artificiale non può neanche difendersi. Deve solo vedersi addossate tali colpe per aver spezzato i suoi ingranaggi e quindi il suo ciclo di lavoro. Perchè tutti sappiamo che il problema non è quello.

Troppo semplice, troppo facile rispetto ai cittadini che puntualmente pagano la tanta “odiata” tari e che si vedono derisi e violentati  da questo spettacolo, ogni giorno, mentre vanno a lavorare o per fare altro. E ancora più triste vedere i turisti immortalare lo scempio di quegli scatti, da conservare e mostrare come “trofeo” da grande caccia.

In tutto questo sia sui social che sul web i commenti sono impietosi. Una rappresentazione da commedia dell’arte, una farsa scenica che diventa ancora più farsa quando parallelamente, come in un passaggio ad un altro mondo o ad un’altra dimensione attraverso un immaginario “stargate”, Palermo all’improvviso diviene capitale italiana della cultura. E’ come se volessimo parlare ad un convegno del pensiero di Kant e invitassimo Lapo Elkann come moderatore (mi scuso con Lapo, ma penso che anche lui ne converrebbe).

Ma quello che sentiamo e vediamo di più, oltre alla triste fotografia che impressiona il nostro sguardo, è il silenzio del nostro sindaco, perchè ricordiamoci che Orlando piaccia o non piaccia è il sindaco di tutti. E’ il papà di Palermo che ama questa città, come ha sempre dichiarato.

Quindi vorremmo che da questo suo letargo si svegliasse in fretta. Non basta qualche dichiarazione o qualche atto firmato dalla Rap. Questa volta il professore deve andare oltre, anche se al suo ultimo mandato. E fare quello che deve essere fatto, magari chiedere lo stato di calamità nazionale. Perchè, come in un evento naturale, anche se questo non lo è, le carte da giocare sono poche. E l’effetto domino è sempre dietro l’angolo.

La nostra sarà pur sempre una provocazione, ma meglio essere ricordato per aver tentato con una fiche di prendere il piatto, che fare cip e passare la mano. Alla fine si perde sempre.

 

 

 

Dopo il duro attacco, avvenuto nei giorni scorsi in consiglio comunale, da parte del capogruppo del movimento cinquestelle, Ugo Forello, sul paventato fallimento della Rap, di cui avevamo parlato su BloggandoSicilia e di altri consiglieri di opposizione, adesso la consigliera del gruppo pentasellato, Concetta Amella, si spinge oltre chiedendo le dimissioni del Sindaco.

“Orlando non ha più alibi – afferma l’esponente del M5S a Sala delle Lapidi -. Si impegni per rendere la gestione dei rifiuti a Palermo all’altezza della città capitale dalla cultura e proceda quanto prima alla nomina del consiglio di amministrazione della Rap, alla creazione dei centri comunali di raccolta e all’estensione della raccolta differenziata a tutta la città”. 

“Se non ne è capace – aggiunge Amellaprenda atto del fallimento di questa amministrazione e responsabilmente rassegni le proprie dimissioni“. Una presa di posizione netta della consigliera che, sentita telefonicamente dal nostro giornale, ha dichiarato “essere una richiesta doverosa, almeno da parte mia”.

La vicenda del caos rifiuti in città è scoppiata a causa del guasto avvenuto nel Tmb di Bellolampo, che ha mandato in tilt tutto il sistema di conferimento e la conseguente situazione, per le strade di Palermo, dei cassonetti stracolmi di immondizia. Anche se non possiamo certamente negare che, nella realtà dei fatti, è da tempo che esiste un altro problema: lo scontro ad armi affilate tra il Comune di Palermo e il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.

Infatti, proprio con una nota di due pagine (che potete leggere sotto) a firma del direttore generale del dipartimento, Salvatore Cocina, di cui BloggandoSicilia è riuscito ad entrare in possesso, si parla di gravi inadempienze da parte di Comune e Rap nella gestione della “macchina” dei rifiuti, chiedendo, addirittura, l’intervento della procura della repubblica e della corte dei conti, per indagare su eventuali danni derivanti dal ritardato avvio della raccolta differenziata. Nè più nè meno un atto di accusa contro Orlando e l’operato della sua giunta.

Ma si parla di disfunzioni e ritardi di Comune e Rap anche in relazione a possibili estremi di violazione del codice dell’ambiente. E si punta anche il dito sul “flop” della raccolta differenziata parlando di “un dato del 13 per cento che si attesta molto inferiore ai dati nazionali del 35 per cento”.

E proprio ieri la Rap, attraverso il suo ufficio stampa, aveva inviato una nota con la quale spiegava che “si sta lavorando a pieni ritmi per il recupero di quegli itinerari di cassonetti che hanno sofferto della criticità ed è stato prontamente riparato anche il piccolo tritovagliatore mobile autorizzato che aveva subito, anch’esso a causa dello scorretto conferimento dei rifiuti da parte dei cittadini, un danneggiamento. L’impianto mobile è già pienamente operativo ma lo stesso tratta non più di 600 tonnellate giornaliere di rifiuti, contro circa 850/900 quotidiani”.

Intanto il sindaco Orlando, sulle pagine dell’edizione web di Repubblica Palermo, aveva parlato di “guasti anomali a Bellolampo” e fatto sapere che “chiederà indagini approfondite, anche per verificare se non siano colpa del sovraccarico imposto dalla Regione”. Il riferimento alla nota del dipartimento, in cui si parla di responsabilità del primo cittadino e dell’azienda piazzetta Cairoli, non si presta a fraintendimenti.

Quindi la “guerra dei roses” continua, anche se Orlando non ha alcuna intenzione di fare il “capro espiatorio”, malgrado la realtà sia sotto gli occhi di tutti. E sarà difficile, adesso per il professore, trovare una via d’uscita ad un problema che, sebbene sia storico per la nostra città, come quello del “traffico”, è figlio di scelte sbagliate, ma soprattutto di scelte tampone e mai coraggiose come quelle dei termovalorizzatori, che invece esistono nelle città europee, ma non possono essere costruiti nella capitale italiana della cultura.

Qui tutto deve rimanere immobile e la “munnizza” diventare “patrimonio” assoluto della nostra città che di europeo ha soltanto la connotazione geografica. Perchè questo ci meritiamo, al di là di ogni ragionevole dubbio.

 

“Orlando è il comandante di una nave in avaria che sta iniziando ad affondare e, molto probabilmente, dietro questa operazione c’è la volontà politica di portare la Rap al fallimento per poi esternalizzare il servizio”.

Parole di fuoco quelle del capogruppo pentastellato a Sala delle Lapidi, Ugo Forello, che questa mattina, nel suo intervento ha attaccato il Sindaco sulla situazione finanziaria della Rap prossima, secondo l’esponente cinquestelle, al collasso economico.

“Nel diffidare il Sindaco – ha proseguito nel suo intervento Forello – gli chiedo l’immediata nomina del cda della Rap, perchè qui si sta consumando una situazione drammatica. Orlando è riuscito a fare un capolavoro di incapacità”.

E poi ha dato una sciabolata ancora più pesante parlando del bilancio consolidato che a breve arriverà in aula. “Si parla di una relazione altamente negativa quella descritta dal collegio dei revisori dei conti, in modo particolare ai 14 milioni di crediti che la Rap avanza dal Comune e che non potranno essere erogati”.

Quindi una situazione, come la descrive Forello, che non “consentirà al consiglio comunale di votare l’atto di bilancio”. E parla anche di Amat che “vive una situazione anch’essa difficile” e di “risposte che non arriveranno mai”. Quindi tutto in alto mare, tanto per usare un linguaggio “marinaro”.

 

 

E’ un attacco diretto al primo cittadino, proprio nel giorno in cui il consiglio comunale, questo pomeriggio, discuterà di Sispi, la società che gestisce il sistema di informatizzazione del Comune e in particolare delle notifiche delle multe. La denuncia è della consigliera pentastellata a Sala delle Lapidi, Concetta Amella, che parla di immobilismo del sindaco Orlando in quanto da socio unico “non ha convocato l’assemblea ed impartito al cda della Sispi le direttive per il rinnovo del contratto. E ricordo proprio ad Orlando che gli organi della partecipata sono scaduti dal  5 luglio dello scorso anno e, ancora oggi, a distanza di oltre 8 mesi, non sono stati rinnovati”.

Ricordiamo che la vicenda della Sispi è stata anche sottoposta alla lente di ingrandimento dei dirigenti del Ministero dell’Economia che, nel corso di una relazione amministrativo-contabile svolta più di un anno fa (cliccare per leggere le 254 pagine), avevano riscontrato numerose criticità a carico dell’amministrazione comunale. Proprio una parte del documento aveva riguardato le partecipate, in merito alle quali erano state contestate presunte inefficienze e irregolarità sia per i contratti di servizio, che per la dotazione di personale.

E gli ispettori avevano specificamente contestato proprio la mancata stipula del contratto di servizio con la Sispi, sostituito da una convenzione scaduta nel 2014, attraverso una delibera di giunta.

“Ciò costituisce nei fatti un ritardo lungo 4 anni – sostiene l’esponente grillina – che potrebbe provocare un bel buco di bilancio nelle casse comunali, poiché le multe notificate dalla società potrebbero non avere alcuna validità.

Il mancato rinnovo del contratto dell’azienda che si occupa della gestione relativa allo sviluppo e conduzione tecnica del sistema informatico e telematico, configura, come scrivono nella relazione gli ispettori del MEF, “una grave violazione delle disposizioni regolanti l’attività contrattuale delle pubbliche amministrazioni, oltre a costituire illegittima assenza della fonte regolativa del rapporto contrattuale con la Sispi”.

Per la ragioneria di Stato, infatti, la sola presenza di una delibera di giunta, seppur indicante il costo complessivo del servizio per gli ulteriori cinque anni, “non costituisce adozione sufficiente per non ritenere, in assenza di contratto, le fasi della spesa sostenuta dopo la scadenza del contratto originario inficiate da grave irregolarità”.

E come se non bastasse, a non convincere gli ispettori, c’è anche l’assenza, nel rinnovo di affidamento, del riferimento esplicito al “corrispettivo complessivamente spettante alla società che, nell’articolo 14 alla voce fatturazione e modalità di pagamento dei corrispettivi, viene genericamente indicato rinviandolo al Piano operativo annuale”.

“Ne viene fuori perciò un modo di fare politicacontinua la consigliera Amellache spesso sembra essere fondato su scelte unilaterali e fiduciarie, un modo anomalo di fare politica che rende poco trasparente e poco partecipata l’azione dell’Amministrazione”.

La domanda che sorge spontanea è come mai il consiglio comunale non abbia esercitato il ruolo di controllore nel fare propria una delibera che è rimasta solo di giunta. Ed ancora, come mai, considerata l’approvazione recentissima della delibera sugli statuti la stessa sottolinea, nell’indurre l’adeguamento degli statuti delle partecipate, il controllo analogo di competenza del Sindaco.

Un “ginepraio” davvero complicato per l’amministrazione comunale che oltre al problema delle partecipate ha anche quella del bilancio 2018. Ma di questo ne parleremo in seguito. Un passo dopo l’altro.

 

“Sono passati ben 1.300 giorni da quando è stato interdetto l’accesso ai cittadini al parco Cassarà e ben tre mesi, da quando l’assessore al verde e vicesindaco, Sergio Marino, ha dichiarato nel dicembre dello scorso anno di avere inserito nel fondo di riserva 2017, i 165mila euro necessari per effettuare i carotaggi”.

Con un video su facebook la consigliera pentastellata in consiglio comunale, Concetta Amella e il consigliere della IV circoscrizione, Mirko Dentici (M5s) hanno denunciato lo stallo della vicenda che riguarda la bonifica del parco cittadino Cassarà, accusando il vicensindaco della giunta Orlando di “fare solo proclami e di non aver mantenuto gli impegni presi”. La struttura venne posta sotto sequestro nel 2014, perchè nell’area venne individuata una discarica di rifiuti tossici.

“Marino, inoltre, – continuano i due grillini – dichiarò, sempre nel dicembre del 2017, che entro il 30 gennaio 2018, avrebbe fatto il bando di gara per individuare la ditta, cui affidare le analisi di laboratorio del terreno e come sarebbero bastati all’incirca 90 giorni per avere i risultati, da consegnare alla Regione Siciliana. L’ultima parola, infatti , sull’apertura del Parco spetta proprio alla Regione”.

“Ad oggi – concludono Amella e Dentici – però non risulta alcun bando di gara, come confermato informalmente, dall’ingegnere Scotto, incontrato casualmente a Villa Forni. Noi però non ci arrendiamo e presseremo affinchè l’assessore passi dai proclami ai fatti. E per la cronaca, siamo stati amabilmente, invitati ad uscire dal parco, perchè chiuso”.

Insomma una vicenda che pare non abbia fine e, soprattutto, non sia una delle priorità dell’amministrazione comunale cittadina impegnata probabilmente a risolvere altre grane: prima tra tutte quelle di far quadrare i conti in proiezione della “redazione” del bilancio 2018 che sicuramente non sarà una “passeggiata”. Per adesso dovremo aspettare per quella “passeggiata” (con un gioco di parole), che vorremo fare nuovamente all’interno del parco Cassarà.

“Un provvedimento che, se messo in pratica, di fatto provocherebbe la paralisi del servizio di manutenzione delle strade e di quello della raccolta differenziata dei rifiuti a Palermo”.

Ad alzare la voce, chiamando in causa il primo cittadino, sono i consiglieri comunali, Sabrina Figuccia (Udc) e Claudio Violante (I Coraggiosi). Una denuncia, accompagnata da un’interrogazione e da una lettera che mette in mora la Rap, l’azienda di raccolta dei rifiuti della città nata dalle ceneri dell’Amia, contro la decisione del Comune di trasferimento degli addetti al servizio.

Azienda, tra le altre cose, che si trova anche in sofferenza economica, per i crediti che avanza dal Comune di Palermo. Parliamo di 17 milioni di euro che, Palazzo delle Aquile, deve alla società “Risorse Ambiente Palermo”, quale “differenza per il tributo della  Tari 2014″. Un buco, che unito a questa nuovo provvedimento, la rende ancora più debole non essendo certamente messa bene anche sul versante di dotazione dei mezzi.

“Abbiamo chiesto ad Orlando e all’assessore Sergio Marino – spiegano ancora i consiglieri – di ritirare immediatamente il provvedimento con il quale l’azienda di piazzetta Cairoli ha disposto il trasferimento di 17 addetti al servizio di manutenzione delle strade e della raccolta differenziata dei rifiuti”.

Secondo gli esponenti di sala delle Lapidi, questo atto “metterebbe a rischio anche l’incolumità dei cittadini palermitani per le buche che, non essendo più riparate, causerebbero incidenti tra i pedoni e gli automobilisti”

“Il trasferimento di questi addetti – sostengono infine i consiglieri – potrebbe provocare anche un ingente danno erariale perché, inevitabilmente, si impennerebbero le richieste di risarcimento danni subiti da pedoni ed automobilisti. Chi pagherà questi milioni di euro che sicuramente vedrà condannato il Comune?”.

Una situazione davvero paradossale in una città dove, purtroppo, si fa prima a tagliare i servizi, che a trovare soluzioni più adeguate. E chi ne subisce i danni è sempre e, soltanto, il cittadino che paga le tasse.

Quando a novembre dello scorso anno il Sindaco Orlando espresse in modo lapidario questa frase: “Deve essere chiaro a tutti che fin tanto che faccio il sindaco decido solo io”, l’esito delle elezioni nazionali era ancora lontano e, soprattutto, non decodificabile. In quel periodo furono fatte pressioni sul primo cittadino, in particolare dall’area di sinistracomune che, nei fatti, non faceva parte politicamente della giunta, per avere un ruolo attivo nell’amministrazione comunale.

Ma Orlando non smentendo mai se stesso fece di quelle parole un chiaro segnale e mise tutti a tacere. Nel gennaio del 2018, invece, si mosse con passo felpato procedendo ad una rivisitazione delle deleghe: le “Partecipate” prima guidate dall’assessore Jolanda Riolo passarono al vicesindaco Sergio Marino e quella alla Partecipazione, che aveva avocato a sé, la diede all’assessore Giuseppe Mattina. Nei fatti sfiduciando l’assessore Riolo che proprio sulle aziende, a suo dire, non aveva raggiunto il voto di sufficienza. Solo e soltanto uno specchietto per le allodole, marcando ancora di più il territorio.

Una strategia che però non poteva contemplare quella “variabile impazzita” che in politica non è possibile mai escludere. E cioè il risultato disastroso del Pd alle nazionali, partito a cui il Professore aveva aderito con tanto di foto e tessera annessa, concretizzatosi in una forma ancora più pesante nella sua Palermo, roccaforte da sempre del consenso orlandiano.

In questo contesto le recenti spigolature della maggioranza in consiglio comunale, rimasto praticamente bloccato da un’impasse esclusivamente politica della sua maggioranza, non sono casuali. Ma leggibili come un’azione precisa per alzare il “prezzo” e dire al Sindaco che non può giocare più la partita da solista ma che serve “dare priorità e obbiettivi da raggiungere alla luce di un’attenta analisi del voto”. Parole pronunciate da Giusto Catania esponente di spicco del gruppo “Sinistra Comune” e non dimentichiamo ex assessore della giunta Orlando.

Un messaggio più che subliminale con il quale chiaramente una parte politica, che ha contributo anche alla vittoria di Orlando al Comune, alza il tiro nel tentativo di aprirsi una breccia. E lo fa chiedendo a viva voce la “necessità di un confronto pubblico alla presenza del Sindaco”.

Chiave di lettura racchiusa in queste parole: “aggiornare e dare attuazione al progetto di governo della città che, per cause diverse, sembra impantanato tra problemi di comunicazione, rallentamenti della macchina comunale e difficoltà politiche fuori e dentro il Consiglio comunale”. 

Senza girarci attorno una bocciatura “tout court”, ma anche una palese richiesta di rimpasto di giunta che, neanche ad un anno dal voto che ha riportato Orlando a Palazzo delle Aquile, suona come un vero e proprio ultimatum, in una città dove tutto è emergenza.

Le “beghe” di Palazzo, in fondo, sono soltanto un modo per tentare di mettere all’angolo il Sindaco e incassare uno spazio politico. Quindi si potrebbe dire che Orlando è “avvisato”, anche se siamo certi che rimanderà al mittente la lettera, aspettando forse che si ritorni al voto per le nazionali ed essere lui, chissà, questa volta a candidarsi o nel 2019 tentare la strada verso Strasburgo. Per adesso la scelta è il silenzio.