Il secondo giro di consultazione della Casellati si risolverà sicuramente con un nulla di fatto. Il presidente del Senato sa bene che la strada è tutta in salita. Domani andrà a riferire a Mattarella sugli esiti degli incontri avuti con le forze parlamentari e la possibilità di un governo tra il centrodestra e il M5S è pari allo zero.
E come nel gioco degli scacchi, la mossa del cavallo potrebbe essere quella determinante ma celare, al tempo stesso, la trappola che Matteo Renzi muoverebbe contro i cinquestelle. Da sempre l’ex premier ha manifestato la sua netta contrarietà ad un dialogo con i grillini, rei di aver avversato la politica del Pd e, in particolare i provvedimenti che lo stesso Renzi aveva voluto, uno trai tanti quello del job act. Per non parlare della distanza siderale sul tema del reddito di cittadinanza e dell’abolizione della legge Fornero.
A questo punto la strategia di Renzi, che pressato dall’area di minoranza ad un’apertura nei confronti dei grillini, magari con una discussione in direzione, non potrà che essere quella dei classici bastoni in mezzo alle ruote. Nei fatti la trappola di cui sopra. Alzerà talmente il prezzo, mettendo come primo paletto, quello di un veto insormontabile su Di Maio premier, per poi chiedere un secco no a qualsiasi modifica o cancellazione del suo cavallo di battaglia, il già citato job act. Posizioni sulle quali i cinquestelle saranno messi all’angolo, così come l’area piddina che vuole a tutti costi trovare un’intesa per andare al governo.
E se il fallimento dell’eventuale mandato esplorativo affidato a Fico, che seguirebbe la stessa sorte della Casellati, sarà consumato, a quel punto Mattarella non potrebbe che tracciare la strada per un governo istituzionale. E su questo percorso si possono fare due ipotesi: un governo con i voti di cinquestelle e di tutto il Pd, che Renzi sarebbe costretto ad accettare, e strutturato su una serie di punti programmatici, ma con margini che sembrano poco realizzabili; o un governo guidato da Giancarlo Giorgetti, vice di Salvini o da altra figura, che chiederebbe in parlamento i voti di tutti. E che in molti pensano possa essere la soluzione per avere i voti del partito democratico, con la regia di Renzi ed escludere i cinquestelle dalla partita del governo.
In fondo anche oggi, con un tweet, Ettore Rosato è stato chiaro, rispondendo al grillino Toninelli. Un modo per agevolare, paradossalmente, la mossa del cavallo di Renzi e portare avanti il lavoro, chiudendo la partita del governo. E Di Maio scalpita cercando di aprire una crepa nel Pd, nella speranza che il sogno di diventare premier, non rimanga solo un sogno.
Caro @DaniloToninelli non siamo la ruota di scorta di nessuno, nemmeno delle mancate vostre intese con la #Lega.
Non è sufficiente sbianchettare il programma elettorale per farci dimenticare che per anni avete considerato le riforme del @pdnetwork il male assoluto— Ettore Rosato (@Ettore_Rosato) 19 aprile 2018