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E’ la miccia è diventata scintilla. Il fiammifero: l’incontro del vicepremier Matteo Salvini con le parti sociali oggi al Viminale. Il leader del Carroccio si è riunito, nella sede del suo ministero, con i rappresentanti di 40 sigle di sindacati e imprese per anticipare la discussione su una manovra “fondata sul sì”.  

“Vogliamo definirne i punti tra luglio e agosto e vogliamo raccogliere i vostri suggerimenti” ha detto Salvini ad apertura dell’incontro. “E’ l’inizio di un percorso, non vogliamo sostituirci assolutamente al presidente del Consiglio”. E poi ha annunciato un secondo appuntamento tra una quindicina di giorni o al massimo entro l’estate. 

“L’obiettivo è che alla riapertura dei lavori parlamentari la manovra possa essere già in discussione. Se serve si lavoreremo a luglio e agosto. Abbiamo esposto i progetti della Lega che ruotano su due punti, un forte taglio tasse per famiglie e lavoratori dipendenti e la prosecuzione della riduzione degli oneri fiscali e burocratici per le imprese. Vogliamo una manovra economica fondata sui sì. Qualsiasi tipo di blocco non è più accettabile e non sarà più accettato”.

Queste ultime parole vengono lette come un ultimatum agli alleati. Come dire: se non passano questi provvedimenti andiamo tutti a casa. E intanto i giorni scorrono e la fatidica data del 20 luglio, linea Maginot per poter andare alle elezioni a settembre, si restringe sempre più.

E la polemica si infuoca con le parole al vetriolo del premier Conte nei confronti di Salvini, reo di essere stato scorretto istituzionalmente: “Se oggi qualcuno pensa che non solo si raccolgono istanze da parte delle parti sociali ma anticipa dettagli di quella che ritiene che debba essere la manovra economica, si entra sul terreno della scorrettezza istituzionale”. E la presenza alla riunione dell’ex sottosegretario Siri, indagato per corruzione, apre un altro fronte. “Il nostro obiettivo – dice Siri – è la flat tax con un’unica deduzione fiscale che assorbirà tutte le detrazioni. Vogliamo portare al 15% l’aliquota fino a 55.000 euro di reddito familiare. Ci saranno benefici per 20 milioni di famiglie e 40 milioni di contribuenti. Ci sarà un grande impulso ai consumi e risparmi per 3.500 euro per una famiglia monoreddito con un figlio. C’è l’intenzione di portare nelle tasche 12-13 miliardi di euro”. 

Ma è proprio Luigi Di Maio a mettere il carico su tutta questa vicenda per la presenza di Siri alla riunione, ribadendo il solito refrain “onestà, onestà”: “Se i sindacati vogliono trattare con un indagato per corruzione messo fuori dal governo, invece che con il governo stesso, lo prendiamo come un dato. Ci comportiamo di conseguenza. Ora ho capito perché alcuni sindacati attaccano la nostra proposta sul salario minimo. Parlino pure con Siri, parlino pure con chi gli vuole proteggere le pensioni d’oro e i privilegi. Hanno fatto una scelta di campo, la facciamo pure noi! Per quanto mi riguarda, basta recite, pensiamo a governare”. 

Non si è fatta attendere la replica di Cgil, Cisl e Uil: “Osservazioni inaccettabili e offensive, nei toni e nella sostanza, nei confronti dei sindacati avanzate oggi dal vice premier Di Maio”.

Governo al capolinea?  A questo punto tutto può accadere. E se la coalizione non dovesse naufragare entro l’estate, sicuramente l’idillio tra Salvini e Di Maio sembra proprio essere ai titoli di coda.