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Verrebbe proprio da dire che il livello di discussione politica nel nostro paese si è ridotto ad siparietto da cabaret. Non che nei decenni precedenti sia stato diverso. Palcoscenico dell’accaduto, il programma  condotto da Lilli Gruber, “Otto e mezzo” su La7, proprio in occasione della giornata della gentilezza.

Il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, è stato protagonista, infatti, di un vivace confronto sul tema dei migranti con la conduttrice e gli ospiti in studio, Michele Santoro e Lina Palmerini. A sorpresa, Salvini ha concluso il dibattito con un gesto simbolico, regalando un cioccolatino.

“Oggi è la Giornata mondiale della gentilezza e ho portato un bacio Perugina per le signore”, ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Poco prima, però, non erano mancate scintille tra Salvini e Gruber. “Lei stessa ha detto che non possiamo accogliere tutti”, ha osservato Salvini. “Lo dico da anni. Forse dovrebbe guardare più spesso il mio programma per informarsi”, ha risposto prontamente la conduttrice.

Nel corso della puntata, Salvini ha anche affrontato il recente botta e risposta tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Elon Musk, ribadendo la sua posizione: “Rispetto le parole del Presidente e combatto per la sovranità nazionale”.

La Gruber, però, non ha perso l’occasione per punzecchiare il leader leghista: “Un tempo combatteva solo per la sovranità della Padania”. Salvini ha replicato: “Sono nato autonomista e rimango autonomista. La Confederazione Elvetica è un esempio: ha un grande orgoglio nazionale, ma ogni Cantone compete sulla base del merito. Vorrei che anche le regioni italiane facessero lo stesso”.

IL VIDEO DELLO SCONTRO TRA LA GRUBER E SALVINI CON FINALE AL “BACIO PERUGINA”

(Fonte video – LaPresse/AP / CorriereTv – fonte foto: La Repubblica)

E’ un quadro drammatico quello che emerge da uno studio condotto da Legge3.it, organizzazione fondata da Gianmario Bertollo e Maria Sole Pavan. Nel corso dell’evento, che si è svolto a Roma in occasione della terza edizione del Forum Nazionale sul Sovraindebitamento organizzato da Liberi dal Debitol’Associazione no profit presieduta da Jimmy Greselin, è stato presentato il Rapporto annuale sul sovraindebitamento in Italia, che mostra una crescente difficoltà economica nel nostro paese.

Le famiglie italiane sono sempre più povere: 1 su 10 non riesce a fronteggiare gli imprevisti, single e famiglie numerose i più colpiti. Aumenta, dunque la povertà assoluta, che riguarda l’8,5% delle famiglie italiane, mentre il 13% arriva a fine mese con difficoltà. Più di 1 famiglia su 10 (10,4%) non riesce a far fronte alle spese impreviste. Ad essere maggiormente penalizzati sono i nuclei composti da 5 o più persone (13,4%) e i chi abita da solo (13,5%).

Il 2023 conferma il dato drammatico della percentuale di famiglie che non può permettersi di beneficiare di alcuni servizi e beni che non dovrebbero essere considerati un lusso: il 9% delle famiglie non può permettersi di mangiare carne o pesce ogni 2 giorni; che il 10% non può riscaldare adeguatamene la casa1 famiglia su 3 non può concedersi una settimana di ferie all’anno.

Molte ancora le persone (privati o imprenditori) che si trovano in situazioni di sovraindebitamento e decidono di accedere alle procedure offerte dalla legge. Lo scorso anno sono state gestite dagli OCC – organismo di composizione della crisi, in totale 10.432 istanze di cui 2.648 relative agli anni precedenti. Delle pratiche in lavorazione, il 55% riguarda liquidazioni controllate (esclusi incapienti), il 34% la ristrutturazione dei debiti del consumatore, e l’11% concordato minore. Si tratta, però, di dati che presentano delle sostanziali differenze dal nord al sud della penisola. Se al nord la liquidazione controllata rappresenta oltre 2 pratiche su 3, e circa la metà di quelle presentate nelle regioni del centro Italia, nel Meridione e nelle isole oltre la metà delle istanze riguarda la ristrutturazione dei debiti del consumatore. Invece sono state 7.748 le pratiche nel 2023 per sovraindebitamento, con il 55% che sceglie la liquidazione controllata.

Gianmario Bertollo, fondatore di “Legge3.it”

Liberi dal Debito e Legge3.it hanno sempre incoraggiato una gestione più efficiente e veloce delle pratiche di sovraindebitamento, orientando i debitori verso la liquidazione controllata, che ha un tasso di successo medio del 66%, a differenza di altre procedure con tassi di insuccesso elevati e che risultano meno vantaggiose. Tuttavia, nonostante alcuni progressi, la situazione non è ancora del tutto soddisfacente – spiega Gianmario Bertollo, fondatore di Legge3.it molti gestori continuano a insistere su concordati e ristrutturazioni del debito, soprattutto nel Sud Italia, aumentando il rischio di insuccesso. Questa ostinazione verso pratiche destinate a fallire resta incomprensibile. Oggi il debitore che si rivolge direttamente all’OCC ha un’altissima probabilità di vedersi indirizzare in una procedura sbagliata e quand’anche scegliesse la procedura più adatta un’altrettanta alta probabilità di non ottenere l’omologa o l’apertura del procedimento”.

Il Report, infatti, sottolinea che dopo 10 anni, su 100 pratiche affidate agli OCC il 50% viene abbandonato prima della nomina del gestore, e di quelle che arrivano in Tribunale, 3 su 4 vengono rigettate.

Jimmy Greselin, Presidente di “Liberi dal debito”

Molti gestori preferiscono procedure alternative alla liquidazione – afferma Jimmy Greselin, Presidente di Liberi dal debito – per aumentare la percentuale di debito rimborsato. Questa scelta potrebbe essere valida se il numero di pratiche approvate fosse superiore, ma in realtà la maggior parte di queste procedure fallisce. Così, aumentare i rimborsi perdendo il 60% delle pratiche, lasciando il debitore in una situazione di insolvenza permanente, risulta insensato. Nella liquidazione la media rimborsata sul debito iniziale si attesta sul 27% e la percentuale di soddisfazione dei chirografari è del 15%, confermando sempre e comunque la miopia degli OCC che insistono a non preferirla alle altre soluzioni”.

Un ulteriore fardello che affligge chi è affetto da sovraindebitamento e si rivolge ad un professionista per uscire da quel tunnel buio, è proprio la lentezza del procedimento. I tempi di lavorazione nel 2023 sono stati in media poco più di 450 giorni. Troppo, se si considera che per la conclusione di una pratica si devono attendere circa un anno e 3 mesi.

(fonte foto avvenire.it)

Si chiama “cocaina rosa” e sembra essere un altro tsunami che vede i giovanissimi, si parla di adolescenti, farne uso soprattutto nella cosiddetta “Roma bene”. Questa droga, nota anche come “tusi” o “2C-B”, è una miscela pericolosa di diverse sostanze sintetiche, tra cui polveri e compresse di MDMA, ketamina e altri composti allucinogeni. Sta creando allarme tra esperti e forze dell’ordine, specialmente a Roma, dove recenti indagini della polizia hanno intercettato un giro di spaccio che coinvolge sia persone anziane che giovanissimi, spesso minorenni.

Uno degli aspetti più preoccupanti della cocaina rosa è il costo elevato: il prezzo per un grammo si aggira sui 300-400 euro, un segnale che questa droga non è alla portata di tutti. Tuttavia, ciò non ha fermato la sua diffusione, che si sta estendendo anche tra i più giovani. A Roma, in particolare, la polizia ha scoperto un traffico attivo nei quartieri nord della città, come Parioli, Salario-Trieste e piazza Bologna, dove la droga viene distribuita non solo nei locali, ma anche a domicilio. Le consegne avvengono in contenitori particolari, come lampade di sale, che possono trasportare fino a 500 grammi di cocaina rosa.

Gli esperti dell’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze hanno già lanciato l’allarme lo scorso giugno sulla crescente diffusione della cocaina rosa in Europa, sottolineando la sua pericolosità. Originaria dell’America Latina, in particolare della Colombia, dove è conosciuta come “tusi” o “tucibi”, questa droga contiene la sostanza psicoattiva 2C-B, che appartiene alla famiglia delle feniletilammine e ha effetti prevalentemente psichedelici.

Gli effetti della cocaina rosa sono estremamente imprevedibili e possono variare a seconda delle dosi e delle combinazioni di sostanze. Alte dosi possono provocare allucinazioni, euforia, ma anche ansia, sbalzi d’umore e stati psicotici. Le esperienze negative legate all’uso di questa droga includono angoscia e paranoia, soprattutto tra i giovani, che sono particolarmente vulnerabili agli effetti devastanti delle sostanze psichedeliche.

Liam Payne, ex membro della celebre boy band “One Direction”

Tra le vittime più famose di questa sostanza c’è Liam Payne, ex membro della celebre boy band One Direction. Il cantante britannico ha recentemente vissuto una crisi legata alla cocaina rosa, che lo ha portato al ricovero d’urgenza. Questo episodio ha sconvolto i suoi fan e ha riportato sotto i riflettori il problema dell’abuso di droghe sintetiche anche tra le celebrità. Il caso di Payne è un chiaro esempio di quanto la cocaina rosa possa essere pericolosa, persino per chi gode di visibilità e risorse economiche.

In Italia, la cocaina rosa si sta diffondendo rapidamente. Sequestri sono stati effettuati in diverse regioni, tra cui l’Umbria, la Sardegna e nelle aree di Milano, con l’aeroporto di Malpensa che è uno dei principali snodi per il traffico di questa droga. A preoccupare maggiormente le autorità è l’aumento del consumo tra i giovanissimi. Questa sostanza, associata a contesti di lusso e mondanità, si sta insinuando sempre più anche nelle fasce più giovani della popolazione, attratte dalla sua immagine glamour ma inconsapevoli dei rischi reali.

La cocaina rosa rappresenta, dunque, una minaccia emergente non solo per Roma, ma per tutto il Paese. Il suo mix di sostanze sintetiche e il marketing sofisticato che la circonda ne fanno una droga particolarmente insidiosa, capace di colpire persone di ogni età e status sociale. Episodi come quello di Liam Payne sottolineano la necessità di una maggiore consapevolezza e prevenzione. Le autorità e le famiglie devono unire gli sforzi per informare i giovani sui rischi legati all’uso di droghe sintetiche come la cocaina rosa, prima che le conseguenze diventino irreparabili.

(fonte fonte La Repubblica; Il Giornale; www.rtmsitalia.it)

Nel 2023, Meloni ha dichiarato un reddito di circa 459.460 euro, un incremento significativo rispetto ai 293mila  dell’anno precedente, con una parte di questi guadagni provenienti dai diritti d’autore delle sue opere, in particolare con l’autobiografia “Io sono Giorgia” (2021) e “La versione di Giorgia” (2023).

Il successo editoriale di Meloni è particolarmente di rilievo se confrontato con quello di altri politici italiani. Per esempio, Matteo Salvini, leader della Lega, ha dichiarato nel 2023 un reddito di circa 99.000 euro, molto inferiore rispetto alla premier, e nonostante abbia anche pubblicato libri, non ha ottenuto gli stessi risultati commerciali. Un altro esempio è Matteo Renzi, ex premier e leader di Italia Viva, che nel corso degli anni ha pubblicato diversi libri, ma i suoi guadagni da royalties sono stati molto più contenuti rispetto a quelli di Meloni. Il reddito dichiarato da Renzi nel 2023 si aggira intorno ai 400.000 euro, ma gran parte di questo proviene da altre attività, come conferenze e consulenze, e non principalmente dai diritti d’autore.

Ma anche altri membri del governo hanno presentato le loro dichiarazioni dei redditi. Carlo Nordio, ministro della Giustizia, ha visto lievitare il reddito da 200 a 260 mila euro, mentre Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy, ha subito una leggera flessione, scendendo da 120 a 106 mila euro. Particolare il caso del ministro della Sanità, Orazio Schillaci, che una volta arrivato al governo ha visto i suoi guadagni più che dimezzarsi, passando da 227 a 106 mila euro.

Questa disparità nei guadagni tra i vari politici riflette non solo la popolarità e l’interesse mediatico che Meloni ha saputo generare, ma anche la capacità di raggiungere un vasto pubblico con un messaggio che ha risuonato particolarmente nel contesto politico italiano. Meloni è riuscita a trasformare il suo ruolo di leader di Fratelli d’Italia in un marchio di successo, con libri che hanno scalato le classifiche e che sono diventati strumenti di promozione politica oltre che fonte di ricavi personali.

In confronto, pochi altri politici hanno ottenuto lo stesso livello di successo editoriale, nonostante la pratica della pubblicazione di libri sia comune tra le figure pubbliche in Italia. Questo successo evidenzia come la premier sia riuscita a capitalizzare sulla sua immagine politica, trasformando le sue esperienze personali e professionali in un prodotto editoriale di successo, con risultati economici tangibili.

(fonte foto www.lacronacadiroma.it)

Il settore del gioco d’azzardo online è uno dei principali bersagli della nuova regolamentazione. Negli ultimi anni, si è assistito a un’esplosione di siti di scommesse, poker e casinò online, con un impatto devastante su alcune persone che sviluppano dipendenze patologiche. Secondo i dati più recenti, il gioco d’azzardo online rappresenta un fenomeno in crescita anche tra i giovani, il che rende ancora più urgente una stretta sui controlli.

Anche il settore della pornografia è in prima linea. La facilità con cui i minori possono accedere a contenuti per adulti è diventata una questione di grande preoccupazione per le famiglie, gli educatori e i legislatori. La normativa SPID, in questo contesto, vuole garantire che solo gli adulti possano accedere a tali contenuti, proteggendo così i più giovani dall’esposizione precoce a materiale sessualmente esplicito.

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha, dunque, annunciato un’importante stretta sull’accesso ai siti legati proprio al gioco d’azzardo e alla pornografia online. In base a una nuova direttiva, presto potrebbe diventare obbligatorio utilizzare lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) per accedere a queste piattaforme, con l’obiettivo di garantire un controllo più rigido su chi vi accede e di tutelare le fasce più deboli della popolazione, in particolare i minori. La misura, in attesa dell’approvazione definitiva da parte della Commissione Europea, rappresenta un passo importante nella tutela dei minori online.

Infatti, la decisione dell’AGCOM arriva in risposta a una crescente preoccupazione circa l’accesso indiscriminato a contenuti che possono risultare pericolosi o dannosi, soprattutto per i giovani. Il gioco d’azzardo online e i siti pornografici sono due settori in forte crescita negli ultimi anni, ma sono anche accusati di contribuire a fenomeni di dipendenza, disinformazione sessuale e altre problematiche sociali.

L’idea alla base del nuovo regolamento è quella di limitare l’accesso a questi contenuti attraverso l’uso dello SPID, un sistema di autenticazione che associa in modo univoco l’identità di una persona ai servizi digitali a cui accede. Con l’introduzione di questo sistema, si mira a garantire che solo gli utenti maggiorenni possano entrare in questi siti, e allo stesso tempo si traccia una linea di responsabilità più chiara su chi accede a tali piattaforme.

Con questa nuova direttiva, l’AGCOM intende far sì che l’accesso a piattaforme di gioco d’azzardo e pornografia sia possibile solo per chi ha uno SPID attivo e valido. Questa mossa rappresenta un cambiamento radicale nel modo in cui viene regolamentato l’accesso a questi servizi in Italia, rendendo più trasparente chi vi accede e responsabilizzando maggiormente gli utenti.

Nonostante le buone intenzioni, la decisione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è stata oggetto di diverse critiche. Alcuni sostengono che l’obbligo di utilizzare lo SPID potrebbe sollevare questioni legate alla privacy degli utenti, poiché ciò implica il monitoraggio degli accessi a contenuti considerati “sensibili”. L’idea che il governo o le piattaforme possano sapere chi sta accedendo a siti di gioco d’azzardo o pornografia ha sollevato preoccupazioni in merito alla sorveglianza e alla protezione dei dati personali. Altri, invece, temono che l’introduzione dello SPID possa creare un ostacolo all’accesso legale a questi servizi, spingendo gli utenti verso piattaforme non regolamentate o illegali, soprattutto per quanto riguarda il gioco d’azzardo. Questo potrebbe di fatto vanificare lo scopo della normativa, generando un mercato parallelo che sfugge ai controlli.

Le possibili conseguenze

Se implementata, la direttiva dell’AGCOM potrebbe segnare un cambiamento significativo nella regolamentazione del web in Italia, con potenziali implicazioni anche in altri paesi. Potrebbe rappresentare un modello per la gestione dei contenuti sensibili online, in cui la tecnologia di autenticazione digitale viene utilizzata per proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione, pur garantendo l’accesso legale ai contenuti per chi ha diritto a fruirne. Tuttavia, sarà fondamentale trovare un equilibrio tra sicurezza e privacy, e valutare attentamente l’impatto che questa nuova regolamentazione avrà sugli utenti e sui settori coinvolti. L’obiettivo è tutelare i minori e prevenire dipendenze, ma senza generare eccessive complicazioni per gli utenti adulti o aprire la porta a violazioni della privacy.

(fonte foto agenpress, www.italiaatavola.net e www.ticonsiglio.com)

 

Jennifer Lopez non è solo una delle star più affermate dello show business, ma anche una donna che ha affrontato numerose sfide personali, alcune delle quali l’hanno segnata profondamente. In una recente intervista, la cantante e attrice ha parlato apertamente di uno dei momenti più difficili della sua vita: il divorzio da Ben Affleck, un evento che, a suo dire, l’ha quasi “uccisa”. Tuttavia, la popstar ha ribadito con forza la sua volontà di non lasciarsi abbattere e di trovare la vera felicità dentro di sé.

Un amore tormentato che ha lasciato il segno

La relazione tra Jennifer Lopez e Ben Affleck, soprannominata dai media “Bennifer”, ha catturato l’attenzione per la prima volta nei primi anni 2000, per poi separarsi. La loro relazione è ricominciata nel 2021, con matrimonio nel 2022. Il 20 agosto del 2024 ha chiesto il divorzio, al secondo anniversario delle loro nozze. La loro storia d’amore, intensa e appassionata, era stata celebrata come una delle coppie più glamour di Hollywood. Tuttavia, dietro le luci dei riflettori si nascondeva una realtà ben diversa.

«Non voglio morire, voglio vivere»

La separazione da Affleck ha avuto ripercussioni psicologiche profonde su Jennifer Lopez. La cantante ha ammesso che il dolore provato durante quel periodo ha toccato livelli così intensi da farle perdere il desiderio di andare avanti. “C’era una voce nella mia testa che mi diceva di mollare tutto. Mi sono sentita soffocare emotivamente, quasi come se stessi morendo dentro.”

Ma è stata proprio quella voce a far scattare qualcosa in lei, spingendola a reagire. “Non voglio morire. Voglio vivere, e voglio vivere felice,” ha dichiarato con convinzione. Questo è stato il momento in cui Jennifer ha capito che, per guarire veramente, doveva cambiare il suo modo di vedere la vita e, soprattutto, il suo modo di relazionarsi con se stessa.

La ricerca della felicità interiore

Nel corso degli anni, Jennifer Lopez ha affrontato la sua crisi emotiva con un lavoro interiore profondo, imparando a mettere al primo posto il proprio benessere psicologico e spirituale. “Non posso basare la mia felicità su qualcuno o qualcosa di esterno. Devo trovare la gioia dentro di me,” ha spiegato la star. E questo percorso non è stato affatto semplice.

Jennifer ha intrapreso diverse pratiche di meditazione, mindfulness e yoga per riconnettersi con sé stessa. Ha iniziato a scrivere un diario e a praticare la gratitudine quotidiana, prendendosi il tempo necessario per apprezzare le piccole cose che le portano serenità. “Ho capito che la felicità non è qualcosa che si trova all’esterno: non viene da un partner, dal successo o dai soldi. È uno stato d’animo, qualcosa che coltivi dentro di te.”

L’esperienza di Jennifer Lopez è la dimostrazione che anche le persone apparentemente più forti e sicure di sé possono attraversare momenti di estrema vulnerabilità. Il divorzio da Ben Affleck è stato un evento che l’ha quasi distrutta, ma che le ha anche insegnato il valore della propria autonomia emotiva. Oggi, Jennifer si dice più forte e consapevole, determinata a trovare la felicità dentro di sé, indipendentemente da ciò che la vita le riserva.

(fonte foto donna.it)

 

 

Un caso di spionaggio finanziario senza precedenti sta scuotendo il panorama politico e mediatico italiano. Nelle ultime ore è emerso che i conti bancari della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di sua sorella Arianna, e di altri membri di spicco del governo e dello spettacolo sono stati oggetto di accessi non autorizzati da parte di un un ex dipendente di Intesa Sanpaolo, che il gruppo bancario ha licenziato in tronco già ad agosto. L’uomo avrebbe consultato illegalmente le informazioni finanziarie riservate di migliaia di persone, comprese figure di alto profilo politico e VIP italiani.

L’indagine della procura di Bari

L’episodio ha immediatamente innescato l’intervento della procura di Bari, che ha aperto un’indagine per fare luce su quanto accaduto e accertare eventuali complicità o coinvolgimenti esterni. Secondo le prime ricostruzioni, il bancario avrebbe sfruttato la sua posizione lavorativa per accedere ai conti di personalità di primo piano come Giorgia Meloni, Arianna Meloni, e due ministri del governo in carica, i cui nomi non sono ancora stati resi pubblici per motivi di riservatezza.

Oltre ai politici, tra i soggetti spiati figurano imprenditori, giornalisti, sportivi e volti noti dello spettacolo, per un totale di migliaia di persone. Gli inquirenti stanno cercando di comprendere le motivazioni dietro questi accessi illeciti e se tali informazioni siano state utilizzate o divulgate a terzi.

Un’operazione sistematica e mirata?

Le prime analisi dei log di accesso interni dell’istituto bancario suggeriscono che le operazioni siano state condotte in modo sistematico e per un lungo periodo di tempo. Il bancario, il cui nome non è stato ancora reso noto, avrebbe monitorato conti correnti e movimenti bancari di numerose personalità, con particolare attenzione a quelli di membri del governo e delle loro famiglie.

Resta da chiarire se questi accessi siano avvenuti per mera curiosità personale o per motivi più gravi, come il ricatto o la vendita di informazioni a organizzazioni criminali o agenzie di intelligence. L’indagine della procura di Bari è focalizzata su questi aspetti, con l’obiettivo di stabilire se il dipendente agisse da solo o con la complicità di altri individui interni o esterni alla banca.

La reazione della politica e della banca coinvolta

L’episodio ha scatenato forti reazioni nel mondo politico. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, pur mantenendo un profilo di discrezione, ha espresso attraverso i suoi legali “preoccupazione e sconcerto” per quanto accaduto, chiedendo alle autorità competenti di fare chiarezza al più presto e di garantire la protezione della privacy e della sicurezza personale delle persone coinvolte.

Anche il management dell’istituto bancario coinvolto ha preso una posizione ferma. In una nota ufficiale, la banca ha confermato di aver avviato un’indagine interna e di aver già collaborato attivamente con la procura, fornendo tutti i dati necessari per identificare gli accessi illeciti e prevenire future violazioni. Il dipendente responsabile, ha fatto sapere la banca, è stato immediatamente licenziato non appena sono emerse le prove del suo comportamento inappropriato.

Le possibili conseguenze legali

Dal punto di vista legale, il bancario rischia ora gravi conseguenze, tra cui accuse di accesso abusivo a sistema informatico, violazione della privacy e trattamento illecito di dati personali. La gravità delle accuse potrebbe comportare una condanna penale significativa, soprattutto se emergessero prove che le informazioni ottenute siano state utilizzate a scopo di lucro o per danneggiare le persone coinvolte.

L’indagine potrebbe inoltre espandersi per verificare eventuali falle nei sistemi di sicurezza e controllo della banca, che avrebbero dovuto impedire l’accesso non autorizzato a dati sensibili. Le autorità di vigilanza bancaria potrebbero intervenire per accertare se l’istituto abbia rispettato tutte le normative previste in materia di protezione dei dati personali e sicurezza informatica.

Un caso che solleva dubbi sulla sicurezza dei dati

Questo episodio riporta all’attenzione pubblica l’importanza della sicurezza dei dati personali e della tutela della privacy, soprattutto quando si tratta di informazioni relative a figure pubbliche di alto profilo. I cittadini si interrogano ora sulla capacità delle istituzioni e degli enti privati di garantire la riservatezza dei propri dati, anche alla luce dei numerosi casi di hacking e violazioni informatiche che negli ultimi anni hanno colpito aziende e governi a livello globale.

L’incidente rappresenta un campanello d’allarme non solo per il settore bancario, ma per tutte le organizzazioni che gestiscono dati sensibili, ribadendo la necessità di investire in misure di sicurezza sempre più avanzate e di rafforzare le politiche interne di monitoraggio e prevenzione degli accessi abusivi.

Mentre l’indagine della procura di Bari prosegue, l’attenzione resta alta sulle implicazioni di questo caso di spionaggio finanziario. Se da un lato le vittime cercano di ottenere giustizia, dall’altro il caso solleva domande cruciali sullo stato della sicurezza informatica e della protezione della privacy in Italia. Le autorità dovranno ora agire con determinazione per fare piena luce sull’accaduto, punire i responsabili e garantire che episodi simili non si ripetano in futuro.

(fonte foto Avvenire)

La Florida è stata colpita in queste ore da uno dei fenomeni naturali più devastanti della sua storia recente: l’uragano Milton. Con venti che hanno superato i 200 km/h e piogge torrenziali, Milton ha causato una catena di distruzioni senza precedenti. Le prime stime parlano di danni ingenti alle infrastrutture e a migliaia di abitazioni, ma è soprattutto il bilancio umano a destare maggiore preoccupazione: si contano già numerose vittime e feriti, mentre circa tre milioni di persone sono rimaste senza elettricità.

La forza distruttiva di Milton e i tornado multipli

Milton, classificato come uragano di categoria 4, ha iniziato a impattare la costa occidentale della Florida nelle prime ore della giornata, proseguendo poi il suo percorso verso l’entroterra. Le autorità locali e i meteorologi avevano avvisato della pericolosità di questo fenomeno già nei giorni precedenti, ma la violenza con cui Milton ha colpito ha superato ogni aspettativa. L’uragano ha generato numerosi tornado lungo il suo cammino, incrementando il livello di devastazione in diverse contee. Questi vortici di vento, spesso accompagnati da grandine, hanno sradicato alberi, distrutto case e capovolto veicoli.

Le aree più colpite includono le città di Tampa, Orlando e Tallahassee, dove si sono registrati almeno cinque tornado distinti. A Tampa, uno di questi ha raso al suolo un intero quartiere residenziale, causando il crollo di oltre cinquanta abitazioni. A Tallahassee, un ospedale ha dovuto essere evacuato a causa dei danni strutturali riportati. In tutta la regione, decine di strade sono state chiuse per via dei detriti, rendendo difficili le operazioni di soccorso.

Bilancio delle vittime e dispersi

Le autorità stanno ancora cercando di fare una stima completa delle vittime, ma al momento si contano almeno 15 morti confermati e decine di feriti. Tuttavia, si teme che il bilancio possa salire ulteriormente con il progredire delle ricerche nei quartieri più colpiti. Il governatore della Florida ha dichiarato lo stato di emergenza e ha chiesto l’intervento della Guardia Nazionale per supportare le operazioni di soccorso e recupero.

Tra i morti confermati ci sono anche tre bambini, rimasti intrappolati nel crollo di un’abitazione ad Orlando. Le operazioni di ricerca e salvataggio sono complicate non solo dalle condizioni meteo avverse, ma anche dalla mancanza di elettricità e dai danni subiti dalla rete di telecomunicazioni, che rendono difficoltose le comunicazioni.

Tre milioni di persone senza elettricità e infrastrutture compromesse

L’impatto di Milton ha lasciato senza corrente elettrica tre milioni di persone, rendendo questa tempesta una delle più distruttive mai registrate in termini di blackout. Le compagnie elettriche stanno lavorando ininterrottamente per ripristinare il servizio, ma in molte aree potrebbero volerci giorni, se non settimane, per riportare la situazione alla normalità.

La mancanza di elettricità ha inoltre generato una serie di problematiche a catena: diverse strutture sanitarie sono al momento senza corrente, costrette a fare affidamento su generatori di emergenza. Inoltre, molti impianti di trattamento delle acque sono fuori uso, esponendo la popolazione al rischio di carenza idrica e contaminazione. Le autorità hanno invitato i residenti a bollire l’acqua prima di utilizzarla per fini alimentari.

Le misure di emergenza e la solidarietà della comunità internazionale

Il presidente degli Stati Uniti ha offerto tutto il supporto federale necessario per affrontare l’emergenza e ha autorizzato l’invio di fondi speciali per la ricostruzione. Molte organizzazioni umanitarie, sia nazionali che internazionali, si sono attivate per portare aiuti alla popolazione colpita, fornendo beni di prima necessità come cibo, acqua e medicinali.

Un futuro incerto per la Florida

L’uragano Milton sarà ricordato come uno dei più devastanti nella storia della Florida. La comunità dovrà ora affrontare un lungo e complesso processo di ricostruzione, cercando di risollevarsi dalle macerie lasciate dalla furia della natura. La speranza è che, grazie all’impegno congiunto delle istituzioni e alla solidarietà della comunità, la Florida possa presto ritornare alla normalità, anche se le cicatrici di questa catastrofe rimarranno a lungo impresse nella memoria di tutti.

Nel frattempo, le previsioni meteo indicano che Milton continuerà a portare piogge e venti forti sulla Florida per le prossime 24-48 ore, anche se la sua intensità dovrebbe gradualmente diminuire. Tuttavia, il rischio di nuove inondazioni resta elevato, specialmente nelle aree costiere già colpite dall’innalzamento del livello del mare.

IL VIDEO DELLE DEVASTAZIONI

(fonte foto Afp/Ansa – VIDEO da Euronews)

Calano i prestiti, ma aumentano i finanziamenti e gli italiani si ritrovano sempre più indebitati. Il panorama finanziario italiano sta vivendo un cambiamento significativo. Secondo gli ultimi dati diffusi da istituti di ricerca economica e banche centrali, sebbene si registri un calo generale nei prestiti personali tradizionali, è in costante aumento il ricorso a finanziamenti di vario tipo. Questo scenario evidenzia un fenomeno allarmante: gli italiani sono sempre più indebitati, nonostante le apparenze di una riduzione del credito.

Calano i prestiti tradizionali

La diminuzione dei prestiti personali concessi dalle banche tradizionali si è manifestata con un calo di oltre il 5% rispetto all’anno precedente. Questo tipo di prestito, che solitamente viene richiesto per affrontare spese come l’acquisto di beni durevoli o per finanziare progetti personali, è stato frenato principalmente dall’aumento dei tassi di interesse e dalle condizioni più stringenti imposte dagli istituti bancari.

Le banche, infatti, hanno adottato una politica più cauta nel concedere prestiti, soprattutto a causa dell’incertezza economica e della difficoltà di molti cittadini nel rispettare le scadenze di pagamento. L’inflazione e la crescita dei costi della vita hanno ridotto la capacità di rimborso delle famiglie, spingendo le banche a limitare l’erogazione di crediti con una maggiore esposizione al rischio.

L’aumento dei finanziamenti e delle linee di credito

Tuttavia, parallelamente al calo dei prestiti tradizionali, è stato osservato un aumento delle richieste di finanziamenti e linee di credito. Questi strumenti, che comprendono i prestiti finalizzati per l’acquisto di auto, elettrodomestici e altri beni di consumo, hanno visto una crescita del 7% nell’ultimo anno. Anche il credito al consumo, sotto forma di carte revolving e cessioni del quinto, è in aumento, segno che molte famiglie cercano soluzioni alternative per gestire le proprie spese.

Questa tendenza rivela un problema strutturale: gli italiani, a fronte di una contrazione del potere d’acquisto, stanno cercando nuove forme di indebitamento per mantenere il loro tenore di vita. Non potendo più contare su prestiti a lungo termine, sempre più persone ricorrono a soluzioni che, pur permettendo un accesso più facile al credito, hanno spesso tassi di interesse più elevati e condizioni meno favorevoli.

L’indebitamento delle famiglie italiane: fenomeno in crescita

L’incremento dei finanziamenti a breve termine e delle linee di credito è un chiaro indicatore di un crescente indebitamento delle famiglie italiane. Secondo l’ultima rilevazione dell’Osservatorio Nazionale sul Credito, il livello di indebitamento medio delle famiglie ha superato i 20mila euro, un record preoccupante che mostra come molti cittadini siano costretti a fare affidamento sul credito per sostenere anche le spese quotidiane.

Inoltre, l’incidenza delle rate di finanziamento sul reddito disponibile è salita al 12 per cento, un valore che dimostra quanto l’indebitamento stia diventando una componente rilevante del bilancio familiare. Sempre più italiani utilizzano questi strumenti non solo per finanziare progetti specifici, ma per coprire i costi essenziali della vita, come l’istruzione, le cure mediche e, in alcuni casi, le spese alimentari.

Cause e implicazioni del fenomeno

Le ragioni di questo trend sono molteplici. In primo luogo, la pressione dell’inflazione ha eroso il potere d’acquisto dei consumatori, rendendo difficile far fronte alle spese con il solo reddito disponibile. Di conseguenza, il ricorso al credito è diventato una necessità per molti. In secondo luogo, il mercato del lavoro, ancora caratterizzato da una forte precarietà, non garantisce una stabilità economica sufficiente per affrontare spese straordinarie senza dover ricorrere a prestiti o finanziamenti.

Un altro fattore che alimenta questo fenomeno è la crescente promozione di finanziamenti e linee di credito da parte delle società finanziarie, che offrono soluzioni sempre più personalizzate e accessibili. Spesso, però, questi prodotti celano tassi di interesse elevati, che possono portare a un ulteriore aggravamento della situazione debitoria delle famiglie nel lungo termine.

La preoccupazioni degli esperti

Gli esperti di economia e finanza stanno lanciando l’allarme: l’aumento dell’indebitamento, se non accompagnato da una crescita dei redditi e da un miglioramento delle condizioni economiche generali, rischia di sfociare in una crisi finanziaria personale per molte famiglie. Il rischio di insolvenza e di morosità è in crescita, e le politiche di contenimento dell’inflazione attraverso l’aumento dei tassi di interesse stanno complicando ulteriormente la situazione. Secondo gli analisti, è fondamentale che il governo intervenga con misure mirate per sostenere le famiglie più vulnerabili e per garantire un accesso al credito più responsabile e sostenibile. Tra le proposte ci sono incentivi per il risparmio, agevolazioni fiscali e il rafforzamento dei servizi di consulenza finanziaria per aiutare i cittadini a gestire meglio i propri debiti.

Il calo, dunque, dei prestiti tradizionali e il contemporaneo aumento dei finanziamenti e delle linee di credito sono un segnale preoccupante per la salute finanziaria delle famiglie italiane. Questo fenomeno riflette una crescente difficoltà economica che, se non affrontata adeguatamente, potrebbe avere ripercussioni gravi sul tessuto sociale del Paese. È necessario promuovere una maggiore consapevolezza sui rischi dell’indebitamento e implementare politiche efficaci per sostenere i redditi e prevenire una crisi del credito che potrebbe colpire duramente il sistema economico nazionale.

(fonte foto www.cgiamestre.com)

Kate Middleton è in cura per un cancro, lo ha annunciato lei stessa in un videomessaggio. E’ ancora sottoposta ad un ciclo di chemioterapia iniziato a febbraio.

La principessa del Galles, 42 anni, era stata ricoverata in ospedale il 16 gennaio per un intervento all’addome. Al momento dell’operazione si pensava che la sua condizione non fosse cancerosa, poiché nessun test aveva confermato la presenza del tumore. Tuttavia, i test postoperatori hanno, invece, ribaltato la diagnosi.

Seduta su una panchina a Windsor, Kate ha ringraziato il marito, il principe William, per il suo sostegno nella toccante clip. La principessa ha anche detto di aver dato la notizia a George, 10 anni, Charlotte, 8, e Louis di 5 anni, dicendo loro che sarebbe andato tutto “bene”. “Il mio team medico mi ha quindi consigliato di sottopormi a un ciclo di chemioterapia preventiva e ora sono nelle fasi iniziali di quel trattamento”.

“Questo ovviamente è stato un enorme shock. William e io abbiamo fatto tutto il possibile per elaborare questa cosa in privato per il bene della nostra giovane famiglia. Come puoi immaginare, ci è voluto del tempo. Ci è voluto del tempo per riprendersi da un intervento chirurgico importante e per iniziare il trattamento. La cosa più importante è che ci è voluto del tempo per spiegare tutto a George, Charlotte e Louis in un modo che fosse appropriato per loro e per rassicurarli che starò bene. Come ho detto loro, sto bene e sto diventando più forte ogni giorno concentrandomi sulle cose che mi aiuteranno a guarire nella mia mente, nel mio corpo e nel mio spirito”.

(fonte Ansa)

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