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E’ caos sul versante stabilizzazione dei dipendenti comunali a tempo determinato e dei precari in servizio al Comune di Palermo. A denunciare lo stallo è la consigliera comunale dell’Udc, Sabrina Figuccia, che parla anche del caso delle indennità  corrisposte negli ultimi anni e che, adesso, l’Amministrazione vorrebbe restituite e quelle dovute ai vigili urbani non riconosciute negli ultimi anni. 

Di ciò si doveva discutere durante la conferenza dei capigruppo, alla quale erano stati invitati anche l’assessore al Bilancio, Antonino Gentile e il ragioniere generale, Paolo Basile, che hanno “dato forfait senza uno straccio di giustificazione – aggiunge la Figuccia -. L’unico rappresentante dell’Amministrazione presente era l’assessore al Personale, Gaspare Nicotri che, per sua stessa ammissione, viaggia da solo e a fari spenti, lasciando nell’incertezza, ma soprattutto nel panico, centinaia di dipendenti comunali, che non hanno sanno cosa sarà del proprio futuro, messo in discussione dal più recente orientamento della Ragioneria generale dello Stato”.

“Gentile e Basile continuano a snobbare il consiglio comunale. L’ennesima occasione persa per colpa di chi dovrebbe fare salti mortali per assicurare centinaia di famiglie palermitane, ma soprattutto garantire servizi essenziali a tutti i palermitani, come quelli svolti dai vigili urbani, dagli operatori scolastici o da chi lavora negli impianti sportivi”.

E alla fine la stoccata contro il sindaco Orlando che, a dire della consigliera Udc, “preferisce partecipare all’ennesima passerella all’estero, invece di garantire i servizi a tutta la città, alle prese con mille croniche emergenze”.

 

Diventa sempre più profonda la spaccatura all’interno del gruppo consiliare del M5S, a Palazzo delle Aquile. Il consigliere Igor Gelarda, con un post su Fb, parla di “parole imbarazzanti del capogruppo, Ugo Forello, che oggi in una dichiarazione sta “cercando di dettare la linea politica al nostro leader regionale Giancarlo Cancelleri”. Il riferimento è alla dichiarazione di Forello, sempre su facebook in cui lancia un appello allo stesso Cancelleri in tema di porti chiusi:  “Caro Giancarlo, non cadere anche tu nel tranello leghista. Il fatto che l’Italia abbia dimostrato di essere capace di grande accoglienza, non legittima oggi a divenire insensibili o spietati con i migranti che si trovano ‘sequestrati’ in mezzo al Mare Mediterraneo”. 

“In realtà continua Gelardasembra che Forello si voglia direttamente sostituire a Di Maio, A Palermo alcuni tra i miei colleghi che si richiamano alla cosiddetta ‘Sinistra’, prima in modo informale e adesso sempre più palesemente, contestano la linea politica nazionale che trova la sua sintesi in Luigi Di Maio”.

“Ricordo che, a fine campagna elettorale delle comunali il candidato sindaco Forello, fu contestato dall’assemblea di attivisti, delusi da molti atteggiamenti del nostro candidato sindaco. A quelle contestazioni, purtroppo, non seguì un momento di confronto ulteriore, semplicemente non furono più convocate riunioni cittadine. E quello che è accaduto, negli ultimi mesi, è il frutto di un mancato coinvolgimento della base”.

“Credo che la misura sia colma e come ho già detto, chi non ha in animo di stare nel Movimento cinquestelle, può tranquillamente e liberamente andare nel PD. Non ne sentiremo particolare mancanza. Con questo comportamento – conclude il post – il gruppo Forello si sta muovendo come i politici della vecchia politica, che ritengono di potere contraddire il volere degli elettori e del popolo. E cosi facendo si stanno di fatto ponendo al di fuori del movimento 5 stelle, lontani dal sogno di Gianroberto di una Italia governata dai cittadini, e sempre più vicini a quella politica che io ho sempre disprezzato, pronta a predicare bene e razzolare male e sui giornali”. Gelarda ha anche annunciato che, domani pomeriggio, si terrà un’assemblea cittadina alla quale “sono invitati a partecipare gli attivisti e  tutti coloro che hanno a cuore il M5S.

Si consuma, quindi, un ulteriore strappo tra i pentastellati comunali che, nelle scorse settimane, aveva già preso corpo, con l’esclusione dello stesso Gelarda sia dalle dichiarazioni ufficiali dei cinquestelle a Sala delle Lapidi, che dalle riunioni di gruppo. Adesso dovremo capire se questa battaglia finirà sui tavoli romani o rimarrà una “gatta da pelare” solo per i vertici regionali pentastellati, o sarà soltanto una “bolla di sapone”.

 

Con un lungo post su Fb la consigliera comunale pentastellata, a Sala delle Lapidi, Concetta Amella, è un fiume in piena contro il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, al quale pone una domanda amletica: “Palermo Capitale della Cultura o del fallimento pilotato?”.

In questi giorni il dibattito, in consiglio comunale, si è incentrato sulla gravissima situazione economica del Comune e, in particolare, sulle aziende partecipate, Amat, Rap e Amap di cui le prime due rischiano il tracollo finanziario e il conseguente fallimento. Ne abbiamo parlato più volte su queste pagine.

“Orlandoinvece, di cospargersi il capo di cenere per i suoi peccati – dice Amella – facendo un doveroso bagno di umiltà e chiedendo lo stato di pre-dissesto, accompagnando così la città delicatamente e senza traumi verso un dolce fallimento, preferisce fare come Sansone, incatenato al tempio con i filistei, e far crollare la città sotto il peso dei debiti”.

“Il Sindaco ha deciso di far stralciare dai bilanci delle partecipate, crediti per un totale di oltre 38 milioni di euro e, tutto questo, per evitare che l’intero sistema finanziario della città, quindi il Comune con tutte le altre partecipate, vada in default. Questo orientamento amministrativo ricorda le scelte irresponsabili e rocambolesche di molte società di fine anni ’90 del secolo scorso, primi anni di questo secolo, in cui per l’appunto grandi aziende ne creavano di più piccole nelle quali inserire elementi poco produttivi e riversare i propri debiti, per far sì che queste ultime fallissero e le società-madre potessero salvarsi”.

“Con questa mossa – continua la grillina – il Sindaco non fa altro che postdatare una situazione già grave, rendendola ancora più grave, in quanto lo stralcio dei crediti delle partecipate espone queste ultime all’assalto dei creditori. Non si dimentichi che per creare Rap dal fallimento AMIA sono stati messi a garanzia i mezzi ed il 49 per cento delle azioni di AMG Energia, e che questa perdita di solidità di Rap può far sì che i creditori, temendo di avere una perdita più grave, inizino ad esigere i loro crediti nei confronti della società, chiedendo la vendita dei mezzi, con la conseguente impossibilità per l’azienda di effettuare la raccolta dei rifiuti con pesanti ricadute sanitarie sulla città”.

“Fino a quando il Consiglio Comunale e la maggioranza non comprenderanno che ormai si sta seguendo solo la vanità di un unico uomo (il quale, in un lontano passato, ha effettivamente portato una ventata di speranza e di novità nella nostra città, poi però completamente disattese) faremo quello che abbiamo fatto finora, cioè cammineremo tutti allegramente tenendoci per mano, cantando Kumbaya e godendo di Manifesta e Palermo capitale della Cultura, mentre ci dirigiamo ciecamente verso il baratro”.

E conclude paragonando Orlando a Luigi XV: “Di fatto, il professore, che il Sindaco lo sa fare, per una mera questione di orgoglio (infatti all’inizio della sua ultima sindacatura ha affermato che non ci sarebbe stato un successore della sua politica, una sorta di ‘dopo di noi il diluvio’ come un novello Luigi XV), preferisce buttare nel mare infestato dagli squali (i creditori), le partecipate ferite a morte e sanguinanti, sperando forse che poi, sazi, questi ultimi non si scaglino verso la città”.

Parole, dunque, di fuoco che però siamo certi non scalfiranno Orlando, forte di una solida maggioranza in consiglio comunale (soprattutto trasversale) che non ha alcuna intenzione di togliere le tende o in un’ipotesi, che si è già dimostrata solo una provocazione, di chiederne le dimissioni. Quindi, a meno di sorprese, la data di fine mandato rimane sempre quella: il 2022.  Ma resta di capire come Palermo possa arrivarci indenne. Tutto il resto, tranquilli, fa parte del “Truman show” della politica.

Lega nella bufera con lo scontro tra il deputato regionale Tony Rizzotto e il parlamentare nazionale Alessandro Pagano, coordinatore (o ex?) del partito in Sicilia occidentale. Almeno per un paio d’ore. Ma, dopo alcune telefonate concitate, tutto rientrato, a posto, non è successo niente.

Lo stesso militante della Lega, Vanni Di Natale, che aveva postato il post originale avvisa, con un altro messaggio su Facebook, che il senatore Candiani lo ha chiamato chiedendogli di non fare polemiche e lo stesso Rizzotto ha smentito tutto dicendo di non essere stato lui a mettere in rete le frasi incriminate. Resta un solo dubbio. Se non è stato lui, chi è stato? Una manina anomina che ce l’aveva con Pagano? Ah saperlo…

La verità è che si sa, al di là delle dichiarazioni uffciali, c’è fibrillazione nella Lega siciliana. La polemica era scoppiata platealmente per un post di Rizzotto che, forse inconsapevolmente, aveva pubblicato su Facebook contro il deputato di San Cataldo.

Riassunto della puntate precedenti. Tutto parte da questo post: “Quel povero Pagano te lo sei giocato alla grande!!! Peggio di così ad un parlamentare di lungo corso come lui non poteva finire!!! Schifiatu e cauciatu di tutti i latati…”, aveva scritto Rizzotto (ma forse no…?) in una “Facebook stories” aprendo ufficialmente la fronda nei confronti di Pagano e di chi aveva retto le sorti del movimento in Sicilia fino in questo momento.

Per la verità c’erano già stati dei precedenti. E cioè le dichiarazioni pubbliche di Rizzotto che aveva accusato Pagano di aver proclamato autonomamente i vertici regionali e quelli di Palermo, e la nomina del senatore Stefano Candiani come commissario regionale della Lega in Sicilia, peraltro nella sua ultima visita a Palermo sembrato molto vicino proprio allo stesso Rizzotto.

Stamattina i militanti della Lega della “prima ora” si erano mobilitati contro Rizzotto e era scattato un coro di solidarietà per Pagano: “Frasi del tipo “povero”, “schifiato” e “cacciato”, non sono conosciute da noi MILITANTI DELLA #LEGA UNITI DA NORD A SUD – scrive su Fb Vanni Di Natale che ha “girato” il post anche ai vertici della Lega -. Da militante dal 2013 sono DELUSO E AMAREGGIATO per questo comportamento. Se la Lega è FAMIGLIA, GRUPPO e UNIONE mi auguro che il Senatore Stefano CANDIANI dalle parole passi ai fatti, il rispetto e l’educazione in un partito viene prima della politica, questo ci hanno insegnato i vertici della Lega da anni. #Salvini è stato chiaro, chi parla male della lega è FUORI”.

Ma adesso queste frasi sono già al passato. Lo stesso autore del post le ha ritrattate previa benevola sollecitazione di Candiani: “Cari amici, ho appena ricevuto la chiamata dal Senatore Stefano Candiani, rassicurandomi di aver immediatamente contattato il deputato regionale Tony Rizzotto, il quale asserisce di non essere stato lui a scrivere quel “post” su facebook contro il deputato nazionale Alessandro Pagano. Inoltre, vi informo che tra i due deputati c’è stata una telefonata chiarificatrice. Avendo chiarito, invito tutti i militanti a non polemizzare sui social perché la Lega è sempre presente!! Un grande abbraccio. Viva la #Lega”.

Quindi, tutto è bene quel che finisce bene anche se, mentre la Lega in Italia continua a crescere come consensi, in Sicilia il partito è diviso e alla prese con una resa dei conti sotterranea, senza esclusione di colpi, dall’esito incerto.

E sul ponte corleone tanto tuonò che piovve e in questo caso l’indignazione di tanti cittadini e la denuncia degli organi di stampa ha sortito qualche effetto. Il Comune fa un passo indietro per bocca del presidente del consiglio comunale, Totò Orlando, che in una nota ha parlato della “possibilità di svolgere i lavori di notte”. Noi di Bloggando, proprio oggi, avevamo lanciato la proposta di far svolgere i lavori in notturna.

“E’ possibile effettuare i lavori di notte e nei giorni festivi sul ponte corleone” – ha detto Orlando -. Pertanto alla luce dei pensanti disagi provocati dai cantieri ai cittadini mi aspetto che i responsabili prendano immediatamente i provvedimenti opportuni e chiedano scusa alla città e agli automobilisti”.

“Secondo quanto appurato da un approfondimento normativoha aggiunto il presidente del consiglio comunalel’esecuzione di opere di ripristino dei giunti di dilatazione su ponti, viadotti e impalcati ha soltanto alcune limitazioni che riguardano le temperature maggiori di 40 gradi o inferiori a -5, fenomeni piovosi o nevosi prolungati”.

“E nel caso di specificoha concluso Orlando –  il direttore dei lavori, ai sensi dell’art.49 del DPR 207/2010, può emettere un ordine di servizio chiedendo all’impresa di svolgere le lavorazioni in orari notturni o festivi. L’impresa, dove non previsto nel contratto di appalto, potrà richiedere il ristoro degli oneri dovuto ad eventuali straordinari da concedere a personale”. E alla fine la domanda sorge spontanea: ma il Comune non poteva pensarci prima?

In politica piaccia o non piaccia ma a vincere sono sempre i numeri. E la provocazione del M5S a Sala delle Lapidi, che ha annunciato la presentazione di una mozione di sfiducia, nei confronti del sindaco Orlando, non può che leggersi come tale. Anche l’effetto mediatico della foto di un cartello con la scritta “Orlando al capolinea …del tram. Ri-mozione subito!”, dà il senso di come tale operazione sia soltanto effimera e non produrrà alcun effetto. Anzi consoliderà Orlando che potrà tranquillamente continuare a dormire sogni tranquilli, in quanto da sempre ha fatto affidamento al voto trasversale, anche da alcuni consiglieri dei banchi dell’opposizione, se questi dovessero servire per scongiurare un voto a lui sfavorevole.

La richiesta dei pentastellati è scaturita dall’assenza, in consiglio comunale, del primo cittadino che doveva rispondere sui conti dell’Amat. L’azienda di via Roccazzo è al centro di polemiche relative ai crediti, circa 30 milioni di euro, che Orlando avrebbe richiesto di cancellare così da non pesare sulle casse già esigue del Comune. Di fatto l’Amat non riceverebbe più questi soldi.

Ma ritorniamo al fatto incriminato e cioè alla mozione di sfiducia. Basta appena fare un pò di conti e considerare che essendo 40 i consiglieri comunali seduti a Palazzo delle Aquile e di questi più della metà sono di fatto “maggioranza”, non si capisce come, da un ipotetico cilindro, dovrebbe uscire approvata una mozione di sfiducia, sempre che venga considerata ammissibile. E  considerando, anche, che la legge prevede il 60 per cento più uno dei consiglieri, il limite per sfiduciare Orlando, i numeri stanno dalla parte del professore.

Quindi potremmo dire: abbiamo scherzato. Ma così non è perchè, ovviamente, i cinquestelle fanno il proprio lavoro, quello dell’opposizione e, certamente, non possiamo pensare in un gesto ingenuo o anche molto di più: immaginare che parte dei consiglieri, critici sulla carta ma non sulla tasca, vogliano andare a casa solo per il gusto di silurare Orlando. Perchè questo, oltre ad essere  puro masochismo è, anche, pura utopia.

 

Il sindaco Orlando in questi giorni è stato un intenso grafomane, cosa che certamente non fa notizia, in quanto da anni è una pratica che ha svolto e svolge sempre puntualmente. Parole durissime su un tema attualissimo e al contempo complesso: quello sui migranti e sulla “politica” messa in pratica dal neo ministro all’Interno Salvini, che a dire del primo cittadino, in un post su facebook, “può provocare effetti destabilizzanti per la democrazia”. Tutto legittimo, figuriamoci, in un dibattito, comunque, che ha creato un clima da guelfi e ghibellini, tra buonisti e sovranisti.

Orlando si è speso in prima persona, quasi quanto Salvini nell’altro versante arrivando a dire che “si comincia con proclami e con slogan, con l’utilizzo accorto della propaganda, per preparare il terreno culturale ai provvedimenti formali. La storia ci insegna che le dittature, quelle che di populista non hanno nulla perché sono contro tutti i popoli e contro tutti i deboli, cominciano sempre prima con le parole, con atteggiamenti populisti e poi con i provvedimenti legislativi”.

E tutto questo ci può stare perchè ognuno fa il proprio mestiere e Orlando sa bene che cavalcare l’onda polemica nei confronti di Salvini, può essere considerato un buon investimento. Ma vorremmo ricordare al primo cittadino che il sindaco di Palermo è lui. E la vergogna del caos e dei disagi insopportabili che i lavori del Ponte Corleone stanno creando ai cittadini palermitani non sono accettabili. Non possiamo predicare bene e razzolare male. Immaginare una città che si “definisce” Capitale italiana della cultura e poi diventare una sorta di girone dantesco.

A noi piacerebbe che il silenzio del Sindaco si tramutasse in un provvedimento immediato, costi quello che costi, per far sì che i lavori, che devono essere effettuati, possano svolgersi in notturna. Sicuramente i palermitani apprezzerebbero al di là di ogni ragionevole dubbio, anche se in politica non prevale mai la logica ma altri meccanismi. E confidiamo nel suo amore per questa città che non può essere soltanto valore dell’integrazione ma, soprattutto, rispetto per i suoi cittadini.

 

 

 

 

 

Il presidente della Regione siciliana Musumeci non usa mezzi termini e sul suo profilo facebook, in un video, minaccia di dimettersi e mandare a casa i 70 deputati dell’Ars. Il “casus belli” è il collegato alla finanziaria presentato dalla giunta regionale che, oggi pomeriggio, era in discussione in Aula e per il quale è stato chiesto e votato il ritorno del testo in Commissione bilancio. Una mossa, grazie anche al voto delle opposizioni, che ha mandato su tutte le furie Musumeci.

“Con questo collegato si può dare l’avvio alla stagione delle riforme, ma si è voluto quasi affossarlo, rimandandolo in Commissione soltanto per perdere tempo e deciderne la fine. Perché in Sicilia le riforme non si devono fare. Quando dalle parole si passa ai fatti, te li trovi quasi tutti contro”.

Infine l’ultimatum: “Io aspetterò che il ‘collegato’ torni in Aula per essere serenamente esaminato da tutti i gruppi parlamentari, sia quelli della coalizione di governo e che dall’opposizione. Una cosa è certa, se il Parlamento, sin dalle prime battute, dovesse mettersi di traverso sulla strada delle riforme, perché nulla debba cambiare, non ci sarebbe un solo motivo per cui io debba restare al mio posto di Presidente della Regione. Non mi interessa che rendermi utile al cambiamento di questa terra. Ecco qual è la scommessa. La partitocrazia più famelica che ha devastato questa regione forse non è stata mai sconfitta”.

E il video si conclude rivolgendosi ai siciliani. “Sentivo stasera il dovere di informarvi perchè i siciliani sappiano da che parte stiamo noi e da che parte stanno gli altri”. E l’attaccamento alla “seggiola” porterà, sicuramente, a miti consigli i deputati regionali che troveranno, come all’improvviso, una soluzione. Perchè, oggi, uno stipendio mensile per cinque anni è un privilegio al quale è difficilissimo rinunciare.

 

Un bilancio consolidato in chiaroscuro, quello approvato, oggi, dal consiglio comunale di Palermo, ma sul quale rimane l’ombra dei disallineamenti dei conti delle aziende partecipate. Un dibattito serrato negli ultimi giorni e per certi versi anche duro, che ha portato l’Aula a trovare la “quadra”, sebbene molti aspetti dell’impalcatura, che fa muovere la macchina comunale, sono risultati fragilissimi.

Ne avevamo parlato abbondantemente nelle giorni scorsi sulle nostre pagine e una forte critica era stata mossa da Fabrizio Ferrandelli, leader dell’opposizione a Sala delle Lapidi, che aveva parlato di impossibilità di approvare questo “bilancio se prima non si ha contezza dai rilievi avanzati dalla Corte dei Conti e senza conoscere il nuovo bilancio di previsione, che dovrebbe contenere le misure correttive per contrastare l’ingente perdita”.

Oggi, l’assessore al bilancio Antonino Gentile, si è detto soddisfatto per un “bilancio consolidato che fornisce una rappresentazione chiara della solidità patrimoniale del Comune al 31 dicembre 2016, pari a 1 miliardo e 166 milioni di euro.” Non nascondendo però, come si legge in una nota, una riflessione, se così si può definire, sul bilancio di previsione 2018/2020 : Il Comunedice Gentiledovrà stanziare somme per consentire il riconoscimento dei crediti vantati dalle partecipate e appostare gli accantonamenti necessari per eventuali risultati di esercizio delle società negativi, non immediatamente ripianati”. 

E continua dicendo che, “al fine di provvedere alla quantificazione dei rapporti crediti/debiti per ciascuna azienda, si è disposto l’avvio di un complesso procedimento istruttorio sui disallineamenti, e ciò attraverso la costituzione di un’Unità straordinaria di regia e coordinamento, cui è stato assegnato il compito di acquisire tutti gli elementi necessari”.

Quindi il problema rimane e se vogliamo essere più realisti del Re, è soltanto rimandato al prossimo anno. Come dire: meglio prendere tempo anche perchè nel 2019 lo scenario politico, in prossimità delle europee, potrebbe mutare e, quindi, tutto potrebbe accadere.

Anche il sindaco Orlando che, oggi, ha parlato di “sofferenza dei comuni che hanno subito e subiscono i tagli ai trasferimenti da parte dello Stato e della Regione, con meno risorse e più bisogni sociali”, aveva ribadito durante il dibattito d’aula di “conti messi in sicurezza per le aziende”. In tutto questo bisognerà vedere cosa dirà la Corte dei conti che già aveva espresso delle perplessità. Per non parlare delle osservazioni amministrativo-contabili contenute nel MEF, che gli ispettori del ministero della Finanza avevano rilevato (cliccando qui potete leggere la relazione di pre-dissesto). 

E in tutto questo rimane sempre il peso del disallineamento dei conti delle aziende per oltre 42 milioni. “Somme – come ha più volte detto Orlando – che verranno assorbite con il bilancio di previsione e la possibilità di spalmarle nei prossimi anni senza che questo incida sui conti delle stesse aziende”. Tutto questo, ovviamente, sulla carta perchè di “soldi cache” il Comune ne ha ben pochi e non vorremmo che, anche qui, si tratti soltanti di un gioco di puro illusionismo. Per dirla tutta, alla mago Silvan.

LE REAZIONI.

“Il bilancio consolidato appena approvato in Consiglio comunale è una risorsa fondamentale per le scelte strategiche della città e certifica che i servizi locali della città rimarranno interamente pubblici.” Lo affermano  i consiglieri comunali di Sinistra Comune, Giusto Catania, Barbara Evola, Katia Orlando e Marcello Susinno. “Con questo strumento,  un autentico spartiacque nella gestione amministrativa, si possono regolare i rapporti fra partecipate e socio unico evitando la proliferazione di sospesi che pesano ancora oggi. Si conferma la volontà dell’amministrazione di mantenere pubblica e trasparente l’organizzazione dei servizi locali con l’obiettivo di migliorarne la qualità. 
Per una programmazione di lungo respiro – continuano i consiglieri di Sinistra Comune – occorre tutelare le aziende partecipate e i livelli occupazionali e garantire l’efficienza del servizio pubblico penalizzato dai tagli alla spesa di Stato e Regione. Occorre subito rimodulare i contratti di servizio per renderlo più aderente alle  esigenze delle aziende e del personale. Infine, riteniamo  si debba procedere al più presto al rinnovo dei vertici delle aziende partecipate e alla nomina del direttore generale del Comune di Palermo, individuando anche i nuovi dirigenti  che dovranno guidare uffici tecnici del Comune.”

Cinquestelle

“Questa votazione conferma che in consiglio comunale non esiste più una maggioranza in favore di Orlando: 17 i voti favorevoli, ben lontani dai 21 voti necessari per la maggioranza assoluta. Il bilancio consolidato certifica il fallimento della gestione dei rapporti con le partecipate (43 milioni di euro di disallineamento rispetto ai 7 mln di tre anni prima), ma soprattutto è il preludio di ulteriori e gravi circostanze che emergeranno, probabilmente, con il rendiconto 2017 e il consuntivo 2018″. E’ quanto affermano i consiglieri comunali pentastellati, Ugo Forello, Giulia Argiroffi, Concetta Amella, Viviana Lo Monaco, Antonino Randazzo.

“All’orizzonte, infatti, ci sarebbe un’ulteriore aumento del disallineamento e una disastrosa rideterminazione dei rapporti di debito/credito con l’Amat. Leggere le dichiarazioni di parte ed entusiastiche del sindaco Orlando in cui parla di ‘svolta’ dovrebbe far capire a tutti i cittadini palermitani fino a che punto sia capace di mistificare la realtà e di mentire guardandoti negli occhi: mentre le partecipate del Comune di Palermo affondano e la città sprofonda ogni giorno di più in disservizi e sporcizia, il primo cittadino ha il coraggio di parlare di presunti grandi successi ‘nello scenario politico nazionale e internazionale’ che non esistono”.

“La chiusura dovrebbe essere l’estrema soluzione quando non ci sono altre possibilità, ma soprattutto quando si è tentato tutto quello che era possibile fare, cosa che questa amministrazione comunale non ha fatto”.

E’ la dura presa di posizione del consigliere comunale pentastellato, Igor Gelarda, e componente della commissione consiliare alle attività produttive. La vicenda, quella relativa alla chiusura, come confermato dall’ordinanza, del mercato ortofrutticolo il 28, 29 e 30 giugno. Il Comune, infatti, in una nota di una settimana fa aveva comunicato che la chiusura del mercato , “si è resa necessaria per affrontare alcune inadeguatezze igienico sanitarie e garantire che gli interventi sanitari siano svolti senza rischio di contaminazione per i prodotti ortofrutticoli”.

E proprio, stamattina, si è svolta una riunione della commissione, presieduta dal Presidente Ottavio Zacco e alla quale hanno anche preso parte i componenti e il vice sindaco Marino. Presenti anche una cinquantina di operatori della struttura.

“Secondo voi è tollerabile la mancanza degli operatori addetti all’apertura dei bagni di notteaggiunge Gelarda compito che spetterebbe al Comune, costringendo, invece, i lavoratori del mercato a non poterli utilizzare perchè chiusi da mezzanotte fino alle cinque di mattina? Per non parlare della pulizia dei 18mila metri quadri di mercato che vedono impegnati soltanto due operatori forniti dall’amministrazione comunale? Oppure è colpa dei mercatari se, da 15 anni, il regolamento non viene approvato nonostante siano state le stesse associazioni di categoria a fornirne una bozza?”.

“E poi ancora – dice Gelarda – mi chiedo a cosa serva veramente la chiusura di tre giorni, quando ci sono problemi strutturali che questa amministrazione comunale non ha mai saputo e voluto affrontare, basti pensare che il mercato è privo di fognature e il progetto non è mai stato inserito nel Piano Triennale delle opere pubbliche”.

Problemi – ha concluso l’esponente dei cinquestelle – che hanno ben altri tempi per essere risolti in tre giorni . Ancora una volta pagano i cittadini palermitani e la classe dei lavoratori per le responsabilità di un’amministrazione comunale incapace di svolgere il proprio dovere”.