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di redazioneSono un combattente  e non tradirò mai il mio popolo. O vinco, o morirò sul campo di battaglia”. Come dire: il generale Custer mi fa un baffo e gli indiani non avranno mai il mio scalpo ! Parole tonanti che abbiamo ascoltato tantissime volte, quasi come una nenia ripetitiva ma che racchiudono, tristemente, l’abbecedario dislessico del governatore Crocetta.

Il naturale assalto al fortino in fiamme, da parte di quella politica esclusa ed emarginata dalle stanze dorate della “rivoluzione”, non è tardato ad arrivare. Il funambolismo di un accordo politico tra le varie componenti, che ancora sorreggono  la compagine governativa, ha persino costretto l’assessore al Bilancio Bianchi a gettare la spugna.

Dimissioni irrevocabili le sue, ma forse anche rito liberatorio per una vicenda tutta interna al Pd, condita da una dichiarazione al vetriolo dell’interessato: la politica è in un pantano”.

In tutto questo il prode rivoluzionario di Gela, colui che ha costruito il “sogno” di rinascita della Sicilia, divenuto presto un “incubo”, fa da avvocato del diavolo approcciando una flebile difesa nei confronti dell’assessore “epurato”: “contro di lui gruppi di potere”.

Un anatema, che più che da testa sotto la sabbia in stile struzzo, sembra proprio essere da profonda “immersione” in apnea alla Maiorca. In effetti poteva fare di più ma la rivoluzione, si sa, ha un prezzo!  Un consiglio però è doveroso darlo. Caro governatore le dimissioni, si ricordi, non si annunciano, ma si danno. Capisco il suo legittimo timore nel pensare: “e se alla fine in preda ad un delirio di onnipotenza dovessi accettare (non nel senso di tagliare!) le mie dimissioni ?


Il rischio esiste ed è concreto Presidente, ma le assicuro che i siciliani la perdonerebbero volentieri. Noi, comunque, confidiamo che lei, come sempre, ci deluderà! Intanto un biglietto di sola andata per Gela lo offriamo noi. Non si sa mai.

di Gaetano Càfici. “Io ne ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi”. La frase è di quelle ad effetto, difficile da dimenticare. Un Rutger Hauer che la recita nel monologo finale di “Blade Runner”, il film di fantascienza diretto nel 1982 da Ridley Scott.

Ma voi direte: ma quale nesso ci può essere tra un’opera cinematografica di una “bellezza” così unica e l’austera Aula parlamentare dell’Assemblea regionale siciliana ?

In effetti potrebbe sembrare un arcano quasi impossibile da risolvere. Ma nella terra di Sicilia, dove da sempre si decidono i destini del nostro caro amato Paese, sembra quasi una domanda da iscrizione al Cepu!  Troppo facile.

L’arma del contendere non è certo quella che si potrebbe trovare nelle “navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione”, continuazione di quella celebre frase di Hauer,  ma soltanto un “misero” cellulare, ma di quelli però da status symbol. Parliamo di un iPhone improvvisamente scomparso dagli scranni parlamentari!

“Qualcuno me lo ha rubato proprio tra i banchi dei deputati”. É Totò Lentini, parlamentare regionale di Articolo4, a lanciare l’accusa.

Lui, forse, troppo preso dall’attività d’Aula in corso, sul tema dell’abolizione delle Province, si è ingenuamente distratto, lasciando “incustodito” quell’oggetto del desiderio. L’icona che tutti agognano di avere, non tanto per l’utilità e la funzionalità del mezzo, ma forse per mostrare sul dorso, soltanto l’immagine della mela morsicata a metà!  

Ne è seguita denuncia alle autorità competenti nella quale l’onorevole ha tenuto a precisare: “ho continuato a telefonare al mio numero, ma dopo la prima chiamata hanno staccato il cellulare e poi è risultato irraggiungibile”. E volevo pure vedere che le rispondevano!

Morale: caro onorevole la prossima volta si ricordi che alcuni “umani” sono più umani di quanto non possa sembrare. E questa volta hanno visto cose che hanno immaginato molto bene. Perché in fondo anche per alcuni “abitanti” del “pianeta Ars” un iPhone è come un diamante: “è per sempre”.