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La “denuncia” del presidente della Rap Sergio Marino ha tutte le peculiarità per essere paragonata al già famoso “uovo di colombo” e segue alle parole dure dei giorni scorsi, scritte e indirizzate dal primo cittadino ai dirigenti della rinata Amia.

Ne prendiamo atto dalle righe di palermo.repubblica.it, in cui Marino stesso afferma che “buona parte dei dipendenti in questi mesi stanno facendo molta resistenza ad accettare la riorganizzazione del lavoro che li costringerebbe a lavorare in squadre sotto la supervisione delle circoscrizioni. Fino ad oggi lavorando da soli trascorrono il tempo del turno imboscandosi, senza fare il proprio lavoro”.

Nella pratica vorrebbe dire che la colpa della sporcizia a Palermo è solo e soltanto dei lavoratori, cioè dei netturbini ossia dei cosiddetti operatori ecologici.

Questa sua riflessione mi ricorda molto un refrain scolpito nella mia mente, che un politico mi faceva come lezione giornaliera avendo la “fissa” del concetto illuminato di “eredità precedente”.

Ma voi direte: ma sto giornalista che vuole dire! Mi diceva sempre che bisognava essere pungenti sull’eredità passata, cioè su quello che l’amministrazione precedente aveva lasciato. Insomma le colpe dovevano essere sempre e, comunque, addossate agli “incapaci” seduti precedentemente nelle stanze dei bottoni.

Tutto sommato il “trucco” poteva andare bene per un certo periodo di tempo e magari poteva anche “pagare”. Ma un giorno gli dissi: adesso non puoi, non potete continuare ancora, perché è il momento di governare e di fare le cose.

Quindi caro presidente Marino, al di là del mio racconto che potrebbe apparire fuori tema, di certo fuori tema non è il suo ruolo che è quello di governare un’azienda, senza se e senza ma.

Adotti realmente tutti gli strumenti utili a farla funzionare come lei stesso ha affermato, altrimenti, se non ne è capace, in modo onorevole e umile, rassegni le dimissioni. Perché i “trucchi da scaricabarile”, essendo vecchi escamotage, prima o poi si trasformano in boomerang che, per natura, ritorna sempre indietro. Infatti proprio per questo si chiama: #effettoboomerang.

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di Gaetano Càfici. La discesa da Roma del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Delrio, inviato da Renzi come messaggero governativo è l’ultimo segnale di fumo per un governo che dall’agonia, sta passando lentamente ad un coma irreversibile.
I tatticismi politici sono come i “cip” nel poker, servono a distrarre l’opinione pubblica dando l’effetto ottico di un arcobaleno che non esiste, ma che si vuole fare vedere lo stesso!
Pochi dicono la verità, che non ha bisogno di economisti da podio: la Sicilia è al collasso economico, quello che in gergo tecnico chiamano default. In modo molto pratico: è al fallimento.

Così come mi sembra proprio da grande burla, l’invio di un megatecnico designato da Roma nel tentativo illusorio di trovare, in tempi brevissimi, le soluzioni ad un bilancio che fa acqua da tutte le parti e ad una situazione economica da “Day after”. Piuttosto, un modo per far sì che Crocetta venga “commissariato” politicamente in modo indolore e permetta a Renzi di avere un suo uomo all’interno della macchina finanziaria della Regione. Una sorta di “guardiano”. Anche lui ha capito quanto sia “pericoloso” lasciare la Sicilia nelle mani del “rivoluzionario” di Gela.

Il passaggio successivo sarà quello, da sempre utilizzato dai governi siano essi di sinistra, di centro o destra, della prebenda in soldoni, ossia dell’elargizione di fondi per salvare la Sicilia da un baratro economico inevitabile.
Il solito cappello che si riempie. Nessuno scandalo. Lo hanno fatto tutti. Lo faceva ad esempio l’ex sindaco Cammarata quando andava da Mr. B. a chiedere i soldi per gli Lsu. E non soltanto lui.

In fondo una prassi consolidata in una Sicilia da sempre considerata granaio di voti e, dunque, di consensi. Alla fine ha prevalso la preservazione del “bene personale”. Quella tutela di seggiola a cui nessuno vuole rinunciare!
E sentirete che le prime parole di Crocetta, appena “avranno” varato il “suo” nuovo governo, saranno: “la rivoluzione continua, non ci fermeranno”.

Come dire, speriamo che anche questa volta i siciliani se la siano bevuta!

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di Gaetano Càfici. Gli equilibri politici che, in modo assolutamente “precario” (il termine non vuole essere una provocazione ma un dato di fatto), sorreggono quel che rimane del governo Crocetta e della sua esistenza in vita, sembrano somigliare piuttosto a dei funanboli senza corda: praticamente in caduta libera.

Mi piace sempre citare le figure circensi che rappresentano “immagini positive” e ludiche, ma che in questo caso, riferite a Mr. Rivoluzione Crocetta, hanno il sapore e il gusto ironico degli sketch. Vi ricordate le botte che si davano i clown ! Praticamente stesso copione ! Ma questa volta a prenderle da più di due anni sono i siciliani !

Per non parlare, nell’altro versante, dell’assalto a Palazzo d’Orleans diventato in questi ultimi mesi e, in modo scientifico negli ultimi giorni, una Bastiglia da espugnare, seppure con metodi pacifici, ma certamente energici.

Dai lavoratori della formazione ai forestali, dai call center ai senza casa. E chi non ha preso il biglietto è pregato di mettersi in fila. Un infinito esercito di “precari” che chiede “aiuto” ad un governo “precario”. Un paradosso di proporzioni gigantesche.

É come se si decidesse di prendere un leone per fargli fare da babysitter ad un chiwawa. La fine sarebbe scontata o chissà il Re della foresta magari rimarrebbe offeso per un pasto così esiguo.
Ma parlando di cose “seriamente serie”, qui il problema non è più se ragionare su un possibile rimpasto di governo o su un’improbabile rilancio dello stesso, come “noiosamente” sentiamo dire da mesi, solo per prendere tempo e far scorrere l’orologio della politica. Qui al capolinea ci siamo già arrivati e forse lo abbiamo anche perso. E di autobus su cui salire in corsa, non ne vediamo all’orizzonte.

Adesso, invece, immaginiamo di assistere ad una “fantascientifica” seduta del Parlamento siciliano, dove “operosi” deputati decidono di approvare una norma che chiameremo di “gradimento”. Di quelle che oggi sanno più di preistoria che di attualità !
Il popolo chiamato a decidere se il rapporto di gradimento del governo e del suo governatore e, conseguentemente, anche di fiducia, è venuto meno.

Pensate come sarebbe legittimamente democratico poter esercitare questo diritto: siete incapaci e inadatti a governare, allora ve ne andate a casa !
In fondo, se riflettiamo, la partita dovrebbe essere vinta in partenza: 5 milioni di cittadini siciliani contro 90 deputati. Ma essendo fantascienza, e considerando che le norme non le fanno i siciliani, il finale appare scontato.

Comunque, solo per precisare: la norma in questione si estenderebbe anche ai deputati, perché in caso contrario penso proprio che in una nottata sarebbe già pronta e approvata quella che li salva. In fondo nessuno è indispensabile. Concetto che vale sia per i deputati, che per Crocetta. La fermata del capolinea attende !

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di Gaetano Càfici. I paradossi non sono solo quelli che si leggono nei libri “colti”, nei trattati filosofici, nei noiosi dibattiti in cui ci si perde e che alla fine sembrano come ritornare in un velocissimo rewind, sempre all’inizio del “nastro”. Piuttosto ci appaiono indossati come un “pesante” cappotto che, in teoria, dovrebbe ripararci dal freddo.

In fondo la Tasi, questo acronimo già fastidioso a pronunciarsi, non è altro che un “cappotto” rinforzato. Un’imposta di nuova “fabbricazione”, che riguarda i servizi comunali rivolti alla collettività. Necessaria e indispensabile in una città dove i servizi sono come l’inchiostro simpatico. Vi ricordate ? Quello che da piccoli utilizzavamo per vivere l’attimo fuggente di mostrarci come dei veri maghi. I nostri segreti comparivano e scomparivano dal foglio come per incantesimo.

Pensate fosse, invece, una vera tassa ? Definita così, come viene descritta, potrebbe sembrare anche una “cosa buona”. Anche se una “gabella” non è mai una cosa buona, ma se serve per la collettività, il sacrificio è d’obbligo. Certo dirlo a chi ha perduto il lavoro e non può neanche pagare la bolletta del gas e della luce, se non peggio. Beh, la presunta risposta sarebbe da Bip. Ma siccome è prevista per legge. Il Comune ha l’obbligo di applicarla. Ma è qui che, invece, nasce il paradosso di quelli da inchiostro simpatico come sopra.

Se il sacrificio va fatto, cari amministratori, almeno l’onore delle armi ! Poche parole ci saremmo aspettati. Del tipo: “cari concittadini, siccome di soldi non ce ne sono per pagare i lavoratori della Gesip (ndr. la società che gestisce alcuni servizi del Comune di Palermo) ci vediamo costretti ad un prelievo forzato!”

Capisco che chiediamo troppo alla politica, a questa politica ma, almeno, sarebbe stato un atto di civiltà. Termine questo, forse ormai obsoleto. E per favore non parlate di eredità del passato, perchè quelli di prima hanno fatto lo stesso e non sono finiti proprio bene ! (politicamente parlando).

Ovviamente la Gesip e i suoi lavoratori hanno già ringraziato. Palermo adesso può dormire “tranquilla”. Domani sarà un giorno uguale agli altri ed io rimango sempre fiducioso nello sbarco degli alieni. Unica speranza. Ad maiora !

crocetta ammaliatore di serpenti

Il governatore Crocetta mi ricorda tanto quegli incantatori di serpenti che tutti noi, da bambini prima e da genitori poi, abbiamo osservato nei circhi itineranti, con la presunzione di scoprire il trucco di quel “numero” da baraccone.

Come riusciva l’uomo con il piffero ad ammaliare il rettile che si muoveva sinuosamente appena si accennavano dolci suoni e nenie ipnotizzanti. Magia o illusione ? Un arcano insoluto, che piacevolmente ci lasciava il dubbio, ma sempre con il beneficio di inventario !

Il tanto decantato “reddito minimo” o “progetto di cittadinanza solidale” (così lo chiamava il presidente Crocetta), e cioè la possibilità di destinare alle famiglie siciliane in povertà un contributo economico, si è improvvisamente trasformato, come per magia, in bonus ma da dare questa volta alle “imprese che assumeranno dagli elenchi dei poveri” (così ha dichiarato Crocetta). Ma esistono davvero degli elenchi dei poveri ? Mah !

Quindi i 36 milioni di euro del fondo sociale europeo, che inizialmente Crocetta aveva brandito, assicurando che sarebbero stati utilizzati per le famiglie siciliane più deboli, sono scomparsi (o forse non ci sono mai stati) come la carrozza di Cenerentola.

Come dire, scusate abbiamo scherzato ! Avevamo fatto male i conti e per riparare alla svista abbiamo pensato bene di tirare fuori da cilindro un altro coniglio. Ah, pardon ma ancora il numero dell’illusionista deve andare in scena. Per staccare il biglietto è meglio rivolgersi al botteghino del governo Crocetta. Il divertimento è assicurato.

L’Istat, intanto, certifica la Sicilia come la regione italiana a più alto tasso di povertà: 32,5 per cento. Triste e amara realtà del “Circum Barnum” della politica crocettiana e non solo di quella.

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di Gaetano Càfici. Che il malato Sicilia fosse ormai da anni al capezzale, tenuto in vita da terapie con effetto placebo, lo sapevamo tutti, compresa quella classe politica che l’ha governata negli ultimi decenni e quest’ultima, che ne ha sancito definitivamente la dipartita.

L’effetto default o se in modo più chiaro vogliamo chiamarlo fallimento o crack, annunciato dal leader nazionale della Cisl Bonanni, appare più come una sorta di “ombrello” sotto cui ripararsi per poi dire: “beh noi vi avevamo avvertiti che la Sicilia era in liquidazione, ma voi politici dove eravate?”

Una domanda sicuramente scontata e legittima ma che girerei subito al mittente. E voi, invece, dove eravate, mentre la politica di ieri e quella di oggi inoculava al malato Sicilia antidoti molto probabilmente con etichetta scaduta ?

L’affaire appare complicato, in un quadro di responsabilità che oggettivamente sono da spartire in egual misura. Ma con l’aggravante che ogni possibile furbizia non può e non deve assolutamente avere, ancora una volta, come destinatario il popolo siciliano.

Dal versante politico il presidente della regione Crocetta, invece di costruire un’ampia convergenza politica per affrontare questi temi, adopera sempre lo stesso linguaggio da “falso rivoluzionario”, ma questa volta con armi assolutamente “spuntate”: “chiederò risarcimenti miliardari all’Eni se confermerà di togliere gli investimenti in Sicilia. E se continueranno così gli chiuderò i pozzi per portarli a miti consigli”.

Già li vedo quelli dell’Eni tremare di fronte alle “minacce” di Saro, modello Tupamaros. La politica dovrebbe essere arte di mediazione. Ma questo accade solo a coloro che fanno della politica una missione. Ah ! perdonatemi ho avuto un attimo di smemoratezza. Sarà colpa dell’età che avanza.

Il fortino, in cui si trova assediato lo “zio Saro” dopo la dèbacle personale alle elezioni europee (sconfitta Stancheris docet), sta iniziando a cedere.

Gli attacchi da “fuoco amico”, non ultimo quello del presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante (sponsor “politico” dell’assessore Vancheri), si moltiplicano in una sorta di lavorio ai fianchi, nel tentativo forse di rendere più docile il rivoluzionario di Gela. Tipo messaggio subliminale: o dai una svolta all’azione di governo, oppure la lettera di “licenziamento” è già pronta per essere spedita. Come dire: “di chi spada ferisce di spada perisce”.

In fondo lui in materia di tagli è davvero un Houdini. Un vero illusionista. E questa volta potrebbe fare l’ennesimo gioco di prestigio, facendo apparire e scomparire qualcosa nel vano tentativo di prendere tempo. Anche se è stato molto chiaro il suo messaggio: “non accetterò nessuna imposizione. Il Pd non ha fatto altro che parlare di rimpasto, mentre il mio governo salvava la Sicilia e i siciliani”. Beh, del naufragio ce ne siamo accorti, ma di scialuppe di salvataggio non ne abbiamo viste all’orizzonte.

Quindi la percezione di un governo da ultima spiaggia è davvero palpabile, in un contesto politico che vede l’area renziana del Pd contrattualmente autorizzata a spingere sull’acceleratore. Chiarissimi sono stati sia Faraone che Raciti, chiedendo in modo assolutamente palese il cambio di rotta. E quest’ultimo ha parlato proprio con un ultimatum: “se Crocetta non accoglierà la nostra disponibilità, credo che non ci sia più nulla da fare”. Più chiaro di così!

Non dimenticando che l’eventuale scioglimento del Parlamento siciliano, metterebbe su un piatto d’argento il “sogno nel cassetto” del primo cittadino di Palermo per la scalata a Palazzo d’Orleans. I problemi del Comune sarebbero soltanto un ricordo e verrebbero ereditati dal prossimo sindaco. Ovviamente di “fantapolitica” parliamo, ma forse non troppo……o no?

 

di Gaetano Càfici.  Poteva essere il consiglio comunale più “proficuo” nella storia di Sala delle Lapidi (parliamo dell’Aula di Palazzo delle Aquile) ed, invece, ahimè, forse ci farà rimpiangere fasti o infausti passati. Sembra davvero un paradosso, ma vi assicuro che non lo è! Doveroso anche un inciso: io di questi luoghi così “ameni”, senza superbia, ne ho cognizione di causa. Fidatevi!
 
Parliamo di una maggioranza “bulgara”, con 30 consiglieri eletti nell’allora partito dell’Idv del Sindaco Orlando, grazie ad una legge elettorale che definire “perversa” è forse un banale eufemismo. Di quelle da far “accapponare” la pelle perfino alla più sperduta tribù del corno d’Africa. Ma la legge è legge e, dunque, va rispettata. Ed un’opposizione, per i rimanenti 20, che non è da meno.
Certo voi direte: chi vince ha la responsabilità di tenere il timone, di guidare la nave. Quindi la minoranza non avrebbe colpa: infatti guarda e gioca di rilancio. Di altro non mi sono accorto. Scusate la sbadataggine.
 
Dall’insediamento nel maggio del 2012, ad oggi, dell’organo consiliare in questione, i quali compiti ricordiamolo sono quelli di indirizzo, di programmazione e di controllo dell’attività politico-amministrativa della Giunta, sembra che i cittadini  non abbiano sentito la presenza. Sia in termini di atti deliberativi “epocali” che di iniziative, se non quelle rituali e ciclicamente ripetute negli anni. Vorrei essere smentito !
 
Poi per i numeri riferiti alla “proficua”attività consiliare, basterebbe prestare attenzione all’Ordine del giorno dell’Aula (lo si trova in rete) che, ad oggi, presenta appena 163 punti da discutere, di cui “soltanto” 124 sono i debiti fuori bilancio, per un totale di oltre 2 milioni di euro. Sì, quei cosiddetti“debiti”che altro non sono (evitiamo di dare spiegazioni troppo tecniche e, dunque, poco “digeribili”), se non obbligazioni per prestazioni e servizi resi in favore dell’ente locale, ma mai pagati!
 
Immaginare una vera “spending review” per il consiglio comunale non sarebbe una cattiva idea. Però non lo diciamo in giro, se lo sente Renzi potrebbe farci un’altra “slide!” con cartello e annesso slogan: 50 inquilini in meno per risparmiare è sempre meglio che One”.
di redazione.  Ma perché ci si ostina da sempre, come in un monopoli senza regole, a promettere ciò che realisticamente è impossibile mantenere. È come se giocando a poker si volesse ripetutamente rilanciare, nella certezza che i compagni di carte siano degli allocchi. Prima o poi scopriranno il bluff e che in mano teniamo soltanto una coppia, altro che scala reale!
Ma il dono dell’umiltà non appartiene a chi si occupa della cosa pubblica. Si cerca sempre di enfatizzare, tanto poi il tempo è come un lexotan, ti addormenta e ti stordisce facendo dimenticare le promesse fatte.
“Non ci saranno ritardi o costi aggiuntivi, ma è evidente che c’è troppo cemento per chiamarlo roseto”.Dichiarazione assolutamente condivisibile, tranne per il fatto che l’attuale Amministrazione comunale la pronunciò nel giugno del 2012, ad un mese dall’insediamento del sindaco Orlando.
Si trattava del progetto del roseto, voluto dalla giunta Cammarata e per il quale era stato destinato 1 milione di euro, che doveva nascere nel Fondo Terrasi, nel perimetro delle vie: Campania, Empedocle Restivo, Lazio e Brigata Verona.
In effetti in una città avviata verso un declino inarrestabile, era e rimane davvero un’opera di imprescindibile utilità!  Ma questo, come ogni cosa, può essere opinabile.
Il vero dramma, oggi, è passeggiare proprio in quel tratto di strada e scorgere il degrado in cui quest’area è tenuta. La lamiera di recinzione si è adagiata per terra, come a dirci: “e adesso qualcosa dovete pur fare?”.
Magari si potrebbe mettere in soffitta l’idea del roseto e pensare di trovare soluzioni adeguate. Un’area attrezzata con servizi, ad esempio. Però vi scongiuro abbiate almeno la decenza di non “regalarci” altre false promesse, di quelle non sappiamo più che farcene. E non ci dite la solita frase di circostanza: “stiamo valutando le possibili soluzioni”. Per favore, almeno per una volta, diteci la verità !