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Il sindaco Orlando aveva parlato nei giorni scorsi di “un’inversione di tendenza della morosità della Tari che registra un miglioramento sia per le utenze domestiche sia per quelle non domestiche”, aggiungendo però che “questa morosità rimane comunque alta”.  Come dire che da un parte c’è un percorso virtuoso e dall’altra, invece, l’evasione in tema di tassa sui rifiuti è ancora alta. Affermazioni “diplomatiche” e forse anche obbligate perchè i numeri sono numeri e “barare” sarebbe davvero una strada troppo pericolosa. Dichiarazione, invece, che, a giudizio del capogruppo grillino a Sala delle Lapidi, Ugo Forello, “sono scontate e ampiamente prevedibili. Si continua a rinviare il momento in cui il Sindaco del paese dei balocchi alzerà bandiera bianca”.

E continua attaccando il primo cittadino e l’amministrazione comunale “colpevoli di aver annunciato, la scorsa estate che con il recupero dei tributi non pagati si sarebbero risolti gli squilibri di bilancio, garantendo così un futuro prospero alla città”.

“A inizio mandato di Orlando – ha aggiunto Forello – è cominciato il cosiddetto ‘totocartelle Tari’ e ci siamo sempre chiesti, prima di tutto, se fossero state regolarmente emesse, se gli elenchi dei contribuenti fossero stati aggiornati e se fra i destinatari, ad esempio, vi fossero anche attività commerciali non più esistenti. Per non parlare del livello di povertà spaventosa dei palermitani e di un atteggiamento di sfiducia e avversione dei cittadini per il servizio carente”.

Una bocciatura “tout court” del piano anti-evasione della tari voluto da Orlando e dall’assessore al bilancio, Antonino Gentile che nei numeri, conclude Forello: “è stata un’operazione fallimentare chiara a tutti, tranne che al Sindaco”.

 

E’ innegabile che il sindaco Orlando sia sotto attacco, politicamente parlando. E nella situazione di de profundis per Palermo, sotto gli occhi di tutti, anche il  “nobile” riconoscimento di Capitale italiana della cultura sembra essere come svanito, eclissato. Almeno questa è la sensazione che si ha se si vuole essere onesti intellettualmente, mettendo da parte la propaganda e accettando l’evidenza che, purtroppo, fa male a tutti.

I “droni” dell’armata che hanno sferrato questa “battaglia” e che da tempo volano su Palazzo delle Aquile, sembrano dotati di una fonte inesauribile, alimentati probabilmente a luce interstellare. E neanche il sindaco Orlando, seppure nella riconosciuta capacità di grande stregone della politica, è riuscito ad avere i codici di lancio o più semplicemente individuare il chip per distruggere questo strumento infernale.

Si tratta di “osservatori” e “inquisitori” con obiettivi ben precisi, in una situazione dove sinceramente sparare sulla Croce rossa diventa semplicissimo come fare 2+2. E poi c’è l’opposizione a Sala delle Lapidi, anzi scusate quella non pervenuta. Solo nelle ultime settimane il gruppo consiliare dei cinquestelle ha alzato il tiro nei confronti del primo cittadino parlando addirittura di fallimento del Comune (precisiamo non essere un endorsement ai pentastellati, ma solo una costatazione). Certo verrebbe da dire “meglio tardi che mai”, ma lo spettro di un eventuale default qualche problema “tecnico” di ricandidatura ai consiglieri lo creerebbe sicuramente, quindi meglio prevenire che poi curare il malato terminale.

In tutto questo c’è il silenzio di Forza Italia, partito che a Palermo, ai tempi del cappotto nel 2001 di Miccichè (61 a 0), per intenderci non quello da indossare, faceva numeri impensabili ed era al governo della città.

Il partito azzurro, avversario da sempre di Orlando, ma mai nemico, oggi ha scelto di non fare opposizione al primo cittadinoUn vero e proprio “assist” politico che proverrebbe da uno scranno altrettanto prestigioso, diciamo dalle parti di piazza Parlamento. Magari si tratterà di una strana coincidenza, ma come diceva Andreotti: “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. Perchè meglio stare in pace che farsi la guerra. E intanto Palermo non può che sperare in un miracolo di Santa Rosalia. Luglio, in fondo, non è poi così lontano.

 

La Smart del capogruppo del Movimento 5 stelle a Sala delle Lapidi ed ex candidato a sindaco Ugo Forello pizzicata in più di un’occasione in zona rimozione. Ma, secondo i grillini, è un complotto contro le denunce del movimento. L’episodio è stato segnalato in via Genova, nei pressi di via Roma e di Palazzo delle Aquile.

Secondo il Giornale di Sicilia “l’auto del consigliere grillino, che di solito si muove in bicicletta, espone sul cruscotto il
pass rilasciato dal Comune, sul quale c’è scritto che i consiglieri con il tagliando «sono autorizzati al transito nelle corsie di riservate e la sosta è prevista anche davanti agli uffici comunali e nelle zone a tariffazione oraria esclusivamente per motivi di servizio legati alla carica istituzionale». Il pass, però, non è bastato a Forello per evitare
una multa, dato che la vettura, intestata alla società di cui è socio di maggioranza, è stata posteggiata all’interno delle strisce gialle con divieto di sosta e rimozione forzata 24 ore su 24 in una zona di pertinenza del commissariato di polizia Oreto.

Lo staff di comunicazione del Movimento 5 stelle non ci sta, definisce “l’episodio eccezionale” ma grida allo scandalo per una presunta ritorsione comunale. “In relazione alle foto della Smart – scrivono dall’ufficio stampa di Forello – è davvero singolare che il giorno in cui il Movimento 5 stelle chiede il pre-dissesto finanziario del Comune per lo stato disastroso dei bilanci, qualche “amico del sindaco” provi ad attaccare il consigliere su un episodio così assurdo e  comunque eccezionale, anche in considerazione del fatto che è cosa nota che il principale mezzo di locomozione
del consigliere Forello sia la bicicletta”. Verità o scuse risibili per una semplice infrazione? Ai lettori le considerazioni.

Intanto, però, arriva una buona notizia per gli imputati nel processo alle firme false per le Comunali del 2012 in cui sono coinvolti 14 ex deputati grllini, attivisti e un cancelliere del Tribunale. Il giudizio, infatti, potrebbe fermarsi e concludersi con un nulla di fatto causa prescrizione.

“La prescrizione – scrive Riccardo Arena del Gds – decorrerà a ottobre 2019 o poco più avanti, ma il processo per le firme false a sostegno della lista del M5S, presentata alle elezioni amministrative di Palermo del 2012, rischia di dovere ripartire da zero: cambia il giudice e se uno solo dei 14 imputati negherà il consenso alla «rinnovazione degli atti» si dovrà ripetere tutto quello che era già stato fatto, dal 2 novembre scorso a ora; risentire i «verbalizzanti », i testimoni, i consulenti. Cosa che inevitabilmente allungherebbe i tempi del giudizio e metterebbe in serio pericolo la definizione nel merito del dibattimento di primo grado”.

Un quadro allarmante, quello descritto dall’intero gruppo consiliare pentastellato di Palermo, sulla situazione economica del Comune, che potrebbe rischiare il default finanziario. E proprio su BloggandoSicilia ne avevamo parlato recentemente.

“Tutti gli indicatori in nostro possesso –  dice Ugo Forello, capogruppo consiliare del M5S – dal ricorso ormai ordinario all’indebitamento al ritardo dei pagamenti, dall’imponente contenzioso contro il Comune alla crisi delle società partecipate e al fenomeno del disallineamento, ci conducono ad una sola conclusione: Palermo rischia il fallimento”.

Una denuncia gravissima, quella dei cinquestelle, supportata anche dalle osservazioni della Corte dei Conti nelle quali si evidenziano anomalie, criticità e irregolarità nei bilanci consuntivi di Palazzo delle Aquile. Per non parlare delle osservazioni amministrativo-contabili contenute nel MEF, che gli ispettori del ministero della Finanza hanno rilevato (cliccando qui potete leggere la relazione di pre-dissesto). Una situazione che vedrebbe piombare il Comune, che conta oltre 7 mila dipendenti, in un baratro da ripercussioni inimmaginabili.

“Il Sindaco – ha aggiunto Forello – invece di continuare a fare passerelle in diverse zone della città, promettendo opere e interventi di manutenzione ‘à gogo’, ha l’obbligo giuridico e morale di riconoscere e affrontare lo stato di crisi. Non è accettabile che continui a ripetere la menzogna che tutto va bene mentre la nave affonda”.

E alla luce di questo presunto collasso finanziario, il M5S ha detto che è “necessario nell’interesse della città di Palermo un cambiamento di rotta per risanare l’amministrazione comunale. Valuteremo d’urgenza la possibilità di redigere, in tempi brevissimi, un piano anti-dissesto e di avviare le procedure di predissesto”.

Sembra, dunque, che il tempo a disposizione sia quasi scaduto e senza governo nazionale insediato, Orlando ha come interlocutore solo la Regione, che diciamo in tema di risorse finanziarie non sta messa affatto bene.

Saro Crocetta da Gela, l’ex presidente della Regione siciliana, l’uomo della “provvidenza” e della “falsa rivoluzione”, sembra essere scomparso, come inabissato. Nessun riga sui giornali. Come se l’effetto Musumeci lo avesse di fatto cancellato, politicamente parlando.

Un “fantasma” che, dopo la mancata candidatura alle nazionali di quest’anno, “cadeaux” che il suo partito, il Pd, ha voluto donargli, lo ha portato a rimanere nell’ombra. Una vera e propria vendetta politica, dopo i cinque anni, quelli trascorsi a Palazzo d’Orleans, durante i quali lo stesso partito democratico lo aveva più volte messo sotto “processo”.

E proprio nell’agosto dello scorso anno, prima di ricevere quel “gentile regalo”Crocetta aveva tentato una strenua difesa all’attacco concentrico del partito renziano, lanciando una vera e propria “fatwa”: “O si fanno le primarie in Sicilia o mi ricandido alla poltrona di governatore della Sicilia”. Parole che sembravano essere minacciose e che, invece, celavano un obiettivo ben preciso: la richiesta di un esilio dorato per avere, in quegli anni, portato la “croce”.

Tradotto in parole comprensibili: un posto di deputato a Roma. Ma anche quel progetto, come sopra, andò male e il regalo, di cui Saro conosceva il contenuto, non venne neanche spacchettato.

Adesso, invece, c’è un’altra storia che naviga nei mari tempestosi della politica e in un Pd allo sbando e senza uomini: ripescare Crocetta e, forse anche il suo cerchio magico, perchè tutto serve quando la nave sta affondando. L’appuntamento delle europee nel 2019 è troppo ghiotto e il silenzio di Crocetta, nei confronti di un partito che ha sempre remato contro di lui, fanno pensare che non sono solo voci quelle che si sentono in giro.

E poi c’è anche Leoluca Orlando, che da fresco iscritto al Pd, malgrado abbia affermato che farà il sindaco fino alla fine del mandato, avrebbe il “desiderio” di volare a Strasburgo e lasciare Palermo, avendone tutte le carte in regola. Un posto per due, ma all’interno di un armadio con un solo vestito. E sapere chi lo indosserà è davvero difficile.

“Musumeci apra le porte del Palazzo. Intende varare una nuova stagione di riforme? Perfetto. Ma inviti al tavolo del confronto le parti sociali. Ascolti le nostre analisi. E le nostre proposte”.

Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia, commenta così l’annuncio fatto in mattinata dal governatore che, presentando la manovra finanziaria approvata dall’Ars, ha parlato di “stagione delle riforme che comincerà tra qualche settimana”. Per l’esponente sindacale, “la Sicilia ha bisogno di uscire dallo stallo di questi anni. Ma non vorremmo che, sul terreno delle riforme da varare, si ripetesse il black-out che in queste settimane ha oscurato il rapporto governo-parti sociali, lasciate fuori da ogni sede di confronto sulle linee del Bilancio e della Finanziaria”.

“Non vorrei essere frainteso”, puntualizza il segretario della Cisl-. “Il presidente della Regione ha sostenuto che ‘ogni volta che parliamo di riforma si scatenano lobby e organizzazioni di categoria. Il nostro sindacato non ha alcun interesse a che tutto rimanga com’è. Lo ricordi, Musumeci. Ed è sui temi che stanno a cuore al mondo del lavoro e che puntano a coniugare crescita e solidarietà sociale, che intende dare il proprio contributo”.

“In Sicilia, – aggiunge ancora Milazzo – a lavorare sono solo un milione 370 mila residenti, appena il 27% della forza lavoro. E nell’ultimo anno ben 25 mila persone, 12 mila delle quali giovani, ha fatto la valigia ed è andata via”.

“Sono cifre insopportabili – conclude Milazzo – a fronte delle quali serve un impegno corale: dal tema dell’occupazione a quelli dei rifiuti, dell’acqua e del dissesto idrogeologico, dello snellimento della burocrazia regionale e locale, del riordino delle ex Province, della progettazione esecutiva e del funzionamento degli uffici tecnici di Regione ed enti locali. Alla Regione chiediamo di superare, lavorando assieme, la palude e lo stato di emergenza permanente che ha ipotecato questi anni”.

Sembra essersi impantanato nelle sabbie mobili del consiglio comunale, il nuovo regolamento per la concessione del suolo pubblico e dei dehors.  “Si sta soltanto danneggiando l’economia della città. E’ inutile aspettare ancora. Il regolamento deve essere approvato subito”. E’ quanto denuncia la consigliera comunale, Sabrina Figuccia (Udc).

“E’ da mesi che lavoriamo in commissione, per stilare un atto che dia finalmente certezze ai tanti commercianti e operatori economici del settore. Non è più tollerabile che si continui, a Sala delle Lapidi, a fare melina, magari con lo scopo, chissà perché, di prorogare il vecchio regolamento, nonostante il nuovo testo sia pronto. Una regolamentazione più chiara e funzionale sui dehors, infatti, e sulla concessione del suolo pubblico favorisce tutti: lavoro, turismo e sviluppo della città”.

In commissione consiliare, intanto, sono stati esaminati gli emendamenti dell’Amministrazione, che sono stati discussi con i rappresentanti di categoria, tenendo conto anche delle richieste fatte dai cittadini.

“Proveremo a chiudere nel più breve tempo possibile – ha detto, infine, la consigliera Figuccia – evitando il rischio di fare figli e figliastri, come accade adesso. E’ arrivato il tempo delle decisioni, quello dell’attesa è ormai scaduto”.

Lo specchio di una città dove tutto è emergenza e dopo i rifiuti anche le tubature che si rompono. Questa mattina in via Guglielmo il Buono alla Zisa, come si può vedere dal video, l’ennesimo guasto e l’acqua che ha inondato il manto stradale.  “Sono ormai mesi che in quella zona vengono rattoppate alla meno peggio le conduttore dell’Amap,  ma senza risoluzione del problema”. La denuncia è dei consiglieri comunali pentastellati Igor Gelarda e Concetta Amella, assieme alla consigliera della V circoscrizione Simona di Gesù.

“Purtroppo molte zone di Palermo hanno ancora una tubatura estremamente vecchia – sottolineano i consiglieri – con frequenti rotture che causano perdite e, ovviamente, spreco e mancanza di acqua nelle case dei cittadini.  E adesso, a quanto pare, il Comune dovrà anche pagare i danni causati al portone adiacente che i condomini vogliono vedere risarciti.

Sembra essere iniziata la campagna acquisti della Lega anche al Comune di Palermo. La discesa in campo del commissario del partito di Matteo Salvini, il varesotto Stefano Candiani, che nei giorni scorsi ha incontrato militanti e vertici del partito a Palermo, è la prova del nove. E proprio al neo eletto deputato leghista, il siciliano Alessandro Pagano, abbiamo chiesto quanto di vero ci sia su questi presunti, futuri passaggi.

“Intanto voglio dire che a Sala delle Lapidi, non abbiamo alcun consigliere comunale eletto sotto la bandiera della Lega, ma non possiamo negare che in atto esistono diversi contatti tra alcuni consiglieri che potrebbero passare con noi”. Quindi le manovre per la formazione di un gruppo consiliare in salsa leghista non è più fantapolitica. Una strategia che potrebbe, in qualche modo, essere il primo passo per un accordo politico, ad esempio, con il M5S cittadino, in un’ottica di opposizione ad Orlando.

Ed è proprio Ugo Forello, già candidato Sindaco pentastellato alla poltrona di primo cittadino, a parlare chiaro a BloggandoSicilia. “Al momento non esiste alcun accordo politico locale che prevede un’alleanza con la Lega o con altri partiti. E, quindi, lo escludiamo categoricamente. In futuro chissà”. Ma sono queste ultime parole la piccola breccia lasciata aperta dai pentastellati che, di fatto, non escludono, così, una possibile futura alleanza.

In un quadro frastagliatissimo e tutto in divenire sia a livello nazionale che locale, Forello ha anche, ribadito “la netta impossibilità di sovrapposizione dei due piani politici. Noi siamo opposizione a questa amministrazione comunale e cosa diversa è il governo nazionale. Qui a Palermo noi non faremo mai e dico mai accordi con Orlando”.

Come dire che al momento i cinquestelle stanno iniziando una “strenua” opposizione a Orlando, in attesa che dopo le “acque agitate” a livello nazionale e in una diversa “geografia” politica del consiglio comunale, ci possano essere le condizioni per individuare un’intesa con le forze di opposizione. E l’interlocutore privilegiato potrebbe essere il futuro gruppo consiliare leghista. Un modo per utilizzare questa “forza” come elemento di pressione nei confronti del “professore” che, a dire dello stesso Forello, “sui conti reali del Comune è totalmente reticente”.

E il primo atto forte del M5s a Palazzo delle Aquile, è stato proprio quello, nei giorni scorsi, di un esposto presentato alla Procura della Repubblica, per un contenzioso che graverebbe sul Comune per oltre 30 milioni di euro. Possiamo tranquillamente dire che la campagna elettorale è appena “ricominciata”. E a questo punto immaginare con certezza che la consiliatura arrivi alla scadenza naturale del 2022 , è davvero una “chimera”.

Polemica al vetriolo dopo le parole del Presidente della Regione Musumeci che in aula, sui contributivi ai disabili gravissimi, ha dichiarato: “Se non ci fossero stati i disabili gravissimi, molte famiglie non avrebbero dovuto subire un colpo in fronte e avremmo avuto la disponibilità di qualche milione di euro in più da collocare in altri settori carenti di risorse finanziarie”.

Una frase che ha profondamente indignato l’associazione dei disabili che, attraverso il gruppo facebook, “Siamo Handicappati No Cretini”, sì è scagliata contro Musumeci e alla fine, con un post scriptum, è stata ancora più pesante: “Ci scusi se abbiamo la colpa di esistere e se siamo così numerosi. Ma non siamo disposti ad accettare soluzioni finali”.

Uno scivolone, quello di Musumeci, al quale lui stesso ha tentato di mettere una pezza con una dichiarazione di replica, affermando che “si tratta solo di speculazioni e che stiamo dando risposte certe rispetto alle risorse da destinare proprio ai disabili”. Ma le parole sono come le pietre e le giustificazioni possono risultare anche più dolorose.