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La grave situazione di povertà in cui versa la nostra isola richiede l’attuazione, anche in Sicilia, del reddito di inclusione“. A chiederlo al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, è l’Alleanza contro la povertà. Si tratta di un cartello di 18 tra associazioni, enti e organizzazioni sociali, che ha preso forma a marzo, in Sicilia, sul modello nazionale.

Sono, infatti, quasi 26 mila le famiglie siciliane che hanno presentato all’Inps la richiesta di Rei (reddito di inclusione), In pratica 80 mila persone, più o meno, che aspirano a ricevere il sussidio.

Nei giorni scorsi la conferenza unificata Stato-Regioni-Enti locali ha dato via libera al decreto di riparto delle risorse del fondo per il finanziamento di servizi e il piano di interventi contro la povertà. “La quota di competenza della Regione siciliana ammonta a quasi 43 milioni di euro”. A dirlo Rosanna Laplaca, portavoce dell’Alleanza. “Esistono adesso tutte le condizioni per attuare una politica organizzata, costruita su una seria infrastruttura sociale capace di generare strategie di inclusione”.

Una richiesta-denuncia proprio all’indomani dei dati pubblicati da “Save the Children”, secondo cui il 25 per cento dei ragazzi in Sicilia abbandona la scuola per le condizioni di disagio vissute dalle famiglie. “Il piano nazionale – si legge nella lettera inviata al governatore Musumeciapre all’elaborazione dei piani regionali, per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà. Così, diventa importante che anche in Sicilia si avvii una fase di concertazione, per giungere al miglior risultato possibile”.

Da Palazzo d’Orleans – aggiunge Rosanna Laplaca – ci aspettiamo la convocazione per definire assieme, come accaduto a livello nazionale, un memorandum che faccia da piattaforma per tutti i provvedimenti legislativi e amministrativi”.

“I presupposti ci sono – sostengono le diciotto organizzazioni sociali – ma serve uno slancio di volontà politica nel solco della riforma del sistema regionale del welfare”.

Del cartello dell’Alleanza fanno parte: Cgil, Cisl, Uil, Acli, Adiconsum, Arci, Banco alimentare, Caritas, Confcooperative Federsolidarietà, Csvnet, Fondazione Ebbene, Fiopsd, Forum terzo settore, Jesuit social network, Legacoop sociali, Professione in famiglia, Save the children. E, anche, l’Anci Sicilia. 

Continua la polemica sulla vicenda che riguarda il reintegro degli ex lavoratori autostradali del Cas (Consorzio Autostrade Siciliane) i “casellanti” tanto per capirci. Ne avevamo parlato nei giorni scorsi su BloggandoSicilia.

“In atto c’è un continuo rimpallo di date alle richieste di partecipazione al tavolo di crisi istituito dall’assessorato regionale alle infrastrutture con le parti sociali. L’aspetto gravissimo è che il nostro sindacato Orsa non risulterebbe tra i soggetti convocati all’incontro previsto per mercoledì 16”. La denuncia è del segretario regionale del sindacato, Mariano Massaro che attacca l’assessore regionale, Marco Falcone.

“L’assessorato Regionale non è azienda ma autorevole parte politica che non ha obbligo al rispetto delle relazioni industriali richiamate nella richiesta tattica di esclusione dell’ORSA dal tavolo politico regionale”. E continua affermando che “siamo a conoscenza di una presa di posizione di altre organizzazioni sindacali che avrebbero intimato all’assessorato regionale di escluderci perché non firmatari di contratto”. Come dire: l’assessore Falcone non può farsi condizionare.

E anche il segretario confederale dell’ORSA di Palermo, Giuseppe Prestigiacomo, parla di “esclusione dal tavolo delle relazioni aziendali legittimata da ‘lor signori’ per il fatto che l’ORSA non e ancora firmataria di contratto. L’assessorato non è il CAS (consorzio autostrade siciliane) e questa esclusione ha tutto il sapore del solito atteggiamento ostativo a trattare le problematiche del personale ex lavoratori trimestrali come da sempre. Una discriminazione sociale a cui l’assessore Falcone non può in nessun modo sottostare”. E la polemica è bella e servita.

 

“C’è un luogo in questo Paese dove si è costruito uno spazio possibile, si chiama Palermo. Nel capoluogo siciliano Movimento Cinque Stelle e Centro Destra (alleati in consiglio comunale!) sono entrambi all’opposizione di una esperienza politica e amministrativa che, malgrado una temporanea fase di appannamento, continua a rappresentare un punto di resistenza e una possibile opzione per la costruzione di un’alternativa di società”.

Inizia così un lungo post che Giusto Catania, capogruppo in consiglio comunale di Sinistracomune ha scritto sul suo blog. Una sequenza di parole che partendo dalla vicenda legata all’accordo Lega-M5s per la formazione del governo, si incastra con quella che lui stesso definisce: “esperienza Palermo come luogo di resistenza”. 

E continua affermando che “Palermo senza ambiguità, non concederà al governo nazionale lo spazio urbano per la costruzione dell’hotspot e che continuerà a mantenere pubblici tutti i servizi locali, malgrado le forti pressioni politiche ed economiche. C’è evidentemente un’ulteriore responsabilità collettiva – chiosa il post – che abbiamo a Palermo: la periferia di un Paese a tinte fosche può diventare il centro di una nuova esperienza politica nazionale. Una responsabilità ascritta, oggi ancora di più, al sindaco e alla sua articolata maggioranza”. 

Sinceramente consiglierei al “compagno” Catania, prima di avventurarsi in voli pindarici di guardare com’è ridotta la città, cercando di non replicare non il solito refrain dell’eredità precedente. Pratica che anche il centrodestra era solito fare. Dopo il 61 a 0, quando conquistarono la città, era una litania continua e non serviva a nulla.

Ciò che serve, invece, è essere realisti riconoscendo che la fase di “appannamento” che lui stesso ha avuto il coraggio intellettuale di ammettere non diventi buio pesto. E questo da ex palermitano non posso accettarlo (intendo il buio pesto).

Buchi neri, incongruenze, criticità. Parole pesanti che nei fatti sono un vero è proprio atto d’accusa della sezione di controllo per la Regione siciliana della Corte dei conti che, con una dettagliata relazione (potete leggerla e scaricarla cliccando qui), ha messo a nudo i bilanci comunali 2015 e 2016 del Comune di Palermo, dai quali emergerebbero una serie di anomalie.

Si tratta di 26 pagine che analizzano l’attività dei Palazzo delle Aquile e fanno uscire fuori un quadro in chiaroscuro sui conti del Comune. Una lunga “lista” di rilievi snocciolati punto per punto. Uno tra tutti, il tema del personale precario e delle procedure selettive per l’assunzione di 13 dirigenti fra cui tecnici e contabili, per i quali occorrerebbe chiarire come sono stati utilizzati i fondi dello Stato. Anche sulle aziende partecipate (per capirci Amat, Rap, Amap) la corte afferma: “ci troviamo di fronte a gravi criticità gestionali già evidenziate più volte, ma che, attualmente, non sono state superate”.

E il magistrato che ha redatto il testo, parla anche del fondo crediti, sul quale c’è il rischio di esigibilità. Un particolare di non poco conto se consideriamo che le incongruenze sono risultate sulle quote riferite all’accantonamento per le entrate provenienti da sanzioni del codice della strada (le multe). E con la perplessità, per chi legge la nota della magistratura contabile, sulla reale destinazione finale di tali somme. Un vero buco nero che tanto somiglia a quello dei quasi 30 milioni di euro, di cui avevamo ampiamente parlato sul nostro giornale, riferito a somme destinate ai vigili urbani per i servizi svolti per strada, mai percepiti e con un contenzioso in corso.

Molte le perplessità anche sul fondo pluriennale vincolato, nato per tutte quelle risorse accertate, destinate al finanziamento di obbligazioni passive, giuridicamente perfezionate ed esigibili in esercizi successivi, ma stando alla relazione sembrerebbero essere, invece, confluite nelle stesse voci non coerenti con quanto prescritto dai principi contabili. Si tratterebbe di proposte per manifestazioni natalizie e rimborsi di vario genere come quelli previsti per i consiglieri di circoscrizione. E si prosegue con quelle che vengono definite operazioni i cui importi non collimano con i dati ufficiali dell’ente e i profili problematici già segnalati nei precedenti controlli.

Il magistrato, in sintesi, definisce le prassi contabili, messe in atto dal Comune in questi anni, come “scorrette e censurabili” e anche per ciò che concerne i debiti parla di mancata corrispondenza e di perduranti inottemperanze.

“E questa volta a metterlo nero su bianco non è un valido esponente dell’opposizione o un nemico giurato del sindaco Orlando – afferma la consigliera dell’Udc Sabrina Figuccia – ma un magistrato istruttore responsabile del controllo della gestione degli Enti locali per la Corte dei conti, che definisce particolarmente difficile l’istruttoria condotta nei confronti del Comune di Palermo per via di tardivi e non integrali riscontri. Una vicenda decisamente preoccupante – conclude la Figuccia – che bisogna studiare dettagliatamente, e per la quale ho chiesto espressamente l’istituzione di una commissione d’inchiesta”.

Orlando, quindi, sembra essere sempre più in difficoltà e “l’attacco” al quale è sottoposto, ormai da mesi, sembra inarrestabile. Proprio ieri sul versante dei rifiuti la Corte dei conti lo ha citato per danno erariale, si parla di diversi milioni di euro, accusandolo di essere stato inadempiente nell’avvio della raccolta della differenziata per gli anni 2012-2014. Un’altra tegola che si stacca dal tetto ormai “pericolante” di Palazzo delle Aquile. E le europee sono ancora lontane.

 

 

Un attacco durissimo contro il presidente della Regione Nello Musumeci “al corrente dei fatti e sollecitato dai suoi colleghi di partito, fa orecchio da mercante. Il nostro è un continuo attendere: Attendere le elezioni, attendere che passino, attendere l’audizione in commissione lavoro. Nell’imminenza delle elezioni regionali, diversi candidati, oggi eletti, si sono impegnati sulla ‘vergognosa’ vicenda degli ex lavoratori trimestrali del CAS tagliati fuori dall’ente, per un complesso gioco di tornaconto sindacale e buste paga molto alte. Ad oggi non abbiamo visto più nessuno”.

E’ la denuncia dei rappresentanti sindacali dell‘Orsa, l’organizzazione sindacati autonomi e di base che si batte da anni,  per il reintegro degli ex lavoratori autostradali del Cas (Consorzio Autostrade Siciliane) i “casellanti” tanto per capirci,  “a fronte di un uso illegittimo dello straordinario,- affermano Giuseppe Prestigiacomo, Piero Garozzo e Salvatore Costanzo di Orsa-Sicilia –  di una carenza di personale conclamata, di un monte ferie non godute di oltre 80.000 ore, di un pretestuoso blocco delle assunzioni (che non riguarda l’ente, in quanto questo non è sul bilancio della Regione) e che ha determinato paradossalmente la violazione delle disposizioni regionali sul contenimento delle spese, con un costo per gli straordinari pagati in misura esorbitante. Parliamo ad oltre un milione di euro l’anno”.

E lOrsa mette ancora di più il dito sulla piaga con un atto d’accusa riferendosi proprio alle forze sindacali “che dovrebbero essere il faro, il fronte contro il dilagare aperto del malcostume e del privilegio e che ,invece, sono complici. Lo testimonia fra l’altro, l’atto discriminatorio operato contro il nostro sindacato operato dai sindacati aziendali del CAS, che non hanno voluto sedersi allo stesso tavolo convocato dal Consorzio, su mandato dell’assessore regionale alle Infrastrutture”.

“Siamo ancora in attesa di ‘conoscere’ il nuovo direttore generale Leonardo Santoro sostiene l’Orsa – al quale sin dal suo insediamento avvenuto oltre un mese fa, abbiamo fatto pervenire diverse richieste di incontro per la definizione del bando di assunzione attraverso agenzia interinale. La procedura è già stata avviata dal precedente direttore generale e la somma di quasi 2 milioni di euro è stata deliberata. Quindi che si aspetta ancora? Lo sappiamo per certo che contro la procedura si è determinato il blocco dei sindacati aziendali, ostili all’ingresso di questi lavoratori che per anni, fino al 2010,  hanno consentito la normale gestione dell’ente autostradale”. 

Una vicenda che ha tutte le connotazioni del tipico paradosso siculo, in cui lo “scaricabarile” è diventato uno sport bipartisan e senza colore politico.

 

 

La realizzazione di nuove linee del tram sarebbe un’avventura rischiosissima per la città, non solo in termini di viabilità per via dei cantieri e dei disagi apportati alla popolazione, ma anche per la gestione economica stessa dell’infrastruttura. Ricordiamo che Amat, con le attuali tre linee, ha una perdita di 10 milioni di euro”.

Fabrizio Ferrandelli, candidato sindaco per il centrodestra alle ultime comunali contro Orlando, prende una netta posizione sulla vicenda legata alla realizzazione di nuove linee di tram che, l’amministrazione comunale, ha deciso di portare avanti. E dà l’assist a Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo che, oggi, proprio su questo tema, ha rilasciato un’intervista ad un’agenzia stampa.

“Ben venga dunque la proposta lanciata da Confcommercio – dice Ferrandelli – di effettuare una ‘verifica costi/benefici’ e di realizzare uno ‘studio sull’impatto’ che altre linee di tram possono avere a Palermo. Quindi un fronte comune contro l’Amministrazione comunale e, in primis, contro il  sindaco Orlando che sul tram ha “puntato” da sempre, soprattutto in campagna elettorale.

“Ciò che manca a questa amministrazione è proprio il contatto con i cittadini e il saper dare risposte concrete alle reali necessità della città. Noi continuiamo con coerenza a portare una visione alternativa di mobilità dolce – ha detto infine Ferrandelli – sicuramente più rapida e con costi di gestione nettamente inferiori”.

E la Di Dio in un passaggio dell’intervista si è soffermata proprio sul fatto che “il tram da solo non può risolvere i problemi della mobilità della città. Palermo avrebbe bisogno di più mezzi pubblici, di più parcheggi”. E ha lanciato un’idea: “Voglio farmi promotrice di un’indagine, una sorta di sondaggio sia con i nostri associati che con i cittadini che usano il tram, per conoscere direttamente dagli utenti e dagli imprenditori come la pensano”.

La presidente di Confcommercio lo ha chiamato sondaggio, ma nei fatti di un vero e proprio “referendum” si tratta: un sì o un no all’opera. Siamo ansiosi di conoscerne l’esito e, soprattutto, vedere se il sindaco Orlando lo prenderà in considerazione o andrà dritto per la sua strada. E chissà se Palermo sente proprio questa improrogabile necessità di altri tram.

 

“Siamo rallegrati della circostanza che anche gli altri consiglieri che occupano i banchi della minoranza, finalmente, si siano svegliati dal torpore, seguendo il M5S nelle battaglie portate avanti nell’interesse dei cittadini. In questo caso, in un’operazione di verità e trasparenza: la situazione finanziaria è grave e i palermitani devono saperlo”. E’ ancora Ugo Forello, capogruppo a Sala delle Lapidi dei cinquestelle, che ritorna sulla grave situazione economica del Comune di Palermo, plaudendo alla minoranza ma al contempo dicendo “che sta facendo solo adesso fronte comune contro Orlando”.

“Davanti ai dati preoccupanti dei conti economici del Comune di Palermo – aggiunge Forello – soltanto Orlando e i suoi sodali continuano a mantenere ostinatamente una posizione del ‘va tutto bene’, mentendo consapevolmente ai nostri concittadini”.

“Nessuno pensi, comunque, di sottrarsi alla critica – ha detto infine Forello – perché la vecchia politica che oggi s’indigna è la stessa che nel passato ha contribuito a determinare lo stato di difficoltà del Comune di Palermo, causando anche il fallimento dell’Amia, di cui ancora oggi ne paghiamo le conseguenze. È necessario voltare pagina e avviare un percorso di innovazione, che sia di netta rottura rispetto al pantano degli ultimi quindici anni”.

Dei quasi 30 milioni destinati ai servizi per strada dei vigili urbani di Palermo, ne avevamo parlato proprio su BloggandoSicilia, non c’è ancora traccia.  A quanto pare il capo di gabinetto del sindaco Orlando, come confermato dalla consigliera comunale dell’Udc, Sabrina Figuccia“avrebbe chiaramente ammesso che anche per il 2017 il Comune non ritiene che ci saranno gli elementi per erogare le somme previste”. Siamo alla “seconda puntata” di quella che sta diventando una “situation commedy”.

“Quindi se da una parte l’avvocatura del Comune ha voluto legittimamente mantenere l’assoluto riserbo sulla propria strategia difensiva, in merito alla vertenza che alcuni lavoratori hanno ritenuto di voler avviare – dice la consigliera Figuccia – i massimi vertici dell’amministrazione comunale dicono altra cosa”.

“A queste somme – continua l’esponente dell’Udc a Sala delle Lapidi – dovremo aggiungere anche il 2016 con altri 9 milioni di euro. Un vero e proprio caos per il quale occorre individuare responsabilità per il passato e soluzioni concrete per il futuro”.

E interviene, anche, il sindacato Ugl che, attraverso il proprio responsabile, Daniele Galici, parla di un esposto che verrà presentato alla Procura della Repubblica e alla Corte dei conti. “Abbiamo già predisposto un atto che ci aiuti ad accertare l’eventuale presenza di condotte che possano essere contrarie alla legge, valutando profili di illiceità penale o contabile e nel caso individuando i possibili soggetti responsabili”.

La vicenda, quindi, si complica e rischia di vedere il Comune soccombere per una cifra che, come abbiamo detto, si aggirerebbe intorno ai 30 milioni di euro. Tutto questo, in una condizione di precarietà finanziaria delle casse di Palazzo delle Aquile. E proprio in questi giorni si era parlato di “fallimento del Comune” e di richiesta di predissesto”. Allarmismo tattico dell’opposizione o reale pericolo? Non ci resta che aspettare la terza puntata.

Cosa sta succedendo nella Lega in Sicilia? La nomina di Stefano Candiani, come commissario del partito, ha scombussolato tutti gli equilibri interni al movimento di Salvini.

I “nemici” di un tempo sono diventati alleati per far fronte comune contro “l’ingerenza” di Tony Rizzotto, unico eletto nel partito alle regionali e rappresentante leghista a Palazzo dei Normanni. E così Alessandro Pagano, rieletto recentemente alla Camera, e Angelo Attaguile, ex senatore trombato alle recenti consultazioni, hanno stretto una sorta di tregua contro “l’invasore” palermitano Rizzotto, dipendente comunale, avvicinatosi molto (moltissimo per essere precisi) al “normalizzatore” Candiani.

Se prima la Lega in Sicilia era “cosa” di Pagano in Sicilia occidentale e di Attaguile nella parte orientale, ora è tutto in discussione. Prova ne sia che Candiani è stato accompagnato proprio dal deputato regionale nell’incontro con il presidente della Regione, Nello Musumeci. Tema del faccia a faccia: il probabile ingresso di un leghista, cioè proprio di Rizzotto che aspira al ruolo di assessore. “Ho apprezzato la considerazione del presidente Musumeci per la Lega e per la politica concreta e coerente di Matteo Salvini, che anche per la Sicilia rappresenta una svolta positiva”, ha detto Candiani. Dunque la strada per un ipotesi di accordo è stata aperta.

Pagano e Attaguile ci avevano tentato subito dopo le regionali ma Musumeci aveva risposto picche: da qui il dietrofront “in attesa di sviluppi” del duo di reggenti. Adesso che lo scenario nazionale è cambiato, anche il buon Nello si è ammorbidito e si parla anche con i Salvinini. Con Candiani appunto, ma anche con Tony Rizzotto. Pagano e Attaguile, un tempo plenipotenziari del rapporto con il leader, sembrano in secondo piano. Avranno pesato gli strascichi giudiziari della vicenda in cui è coinvoltl l’ex candidato Salvino Caputo e il fratello? Per questo motivo Salvini ha mandato un suo uomo? Per fare chiarezza e rimettere tutti in riga? Solo questo? Anche Rizzotto è stato sfiorato da un’inchiesta per appropriazione indebita ma, al momento, il “vincitore” dello scontro interno alla Lega sembra proprio lui. Tanto da rimbrottare pubblicamente Pagano: “Nei giorni scorsi l’onorevole Alessandro Pagano, deputato nazionale della Lega per Salvini premier, nell’ambito di una riunione organizzata per ringraziare gli elettori, ha proceduto alla proclamazione di sé stesso quale segretario regionale del partito, nominando nel contempo il segretario provinciale e i quadri dirigenti in provincia di Palermo. Non risulta che qualcuno abbia mai proceduto ad assegnare, a chicchessia, incarichi di coordinamento territoriali, nel partito di Matteo Salvini nella sua nuova organizzazione”, le parole di Rizzotto che sconfessano la linea politica fin qui seguita. Quali saranno le prossime mosse?

“Io mi stupisco di un politico fine come Gianfranco Miccichè, che dovrebbe ascoltare il sentire dei siciliani e al di là del giusto o sbagliato, non lo fa. In nessuna regione d’Italia succede che ci sia un numero spropositato di portaborse”.

A parlare è Daniela Santanchè (Fdi) che intervenendo al programma “Non è l’Arena” di Giletti su La7, si è scagliata contro il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. Il tema è quello dei portaborse dell’Assemblea regionale siciliana che, nelle scorse settimane, aveva creato un caso politico, poi finito anche alla corte dei conti. All’inizio di questa legislatura l’Ars aveva messo a disposizione di ogni onorevole la somma di 58 mila euro da utilizzare per spese di consulenza e, quindi, anche per i portaborse. Da lì la polemica era stata servita.

“Per me politico, vedere questi dati mi fa capire – ha detto la Santanchè nel corso del programma – perchè gli italiani non hanno più fiducia nella politica e non vanno più a votare”.