In un video di 4.37 minuti la giornata politica odierna raccontata dall’agenzia Vista. Dall’intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Parlamento europeo, a quello della presidente della commissione europea, Ursula Von der Leyen. Dalla condanna di Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, alla presa di posizione in Senato del premier italiano, Mario Draghi, sulla crisi Ucraina.
Il futuro del trasporto green non è più un sogno. Il gruppo Stellantis ha annunciato che si impegnerà “nella mitigazione del cambiamento climatico, raggiungendo le zero emissioni di carbonio entro il 2038, con una riduzione del 50% entro il 2030. Assumere la leadership nella decarbonizzazione, così come un decisivo passo avanti nell’economia circolare, è il nostro contributo per un futuro sostenibile”.
“Stiamo preparando la strada affinché il 100% delle vendite in Europa e il 50% delle vendite negli Stati Uniti siano costituite da veicoli elettrici a batteria (Bev) entro la fine del decennio“. E’ quanto affermato da Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, presentando il piano strategico a Zaandam, cittadina a quindici chilometri da Amsterdam.
“Stellantis – ha proseguito – si impegna a diventare il campione del settore nella lotta contro il cambiamento climatico, raggiungendo le zero emissioni da carbonio entro il 2038”. Tavares, presentando “Dare Forward 2030”, il suo “audace piano strategico per il prossimo decennio ha detto che porterà i dipendenti Stellantis ad essere ‘secondi a nessuno’ nella creazione di valore per tutti gli stakeholder”. Il primo suv completamente elettrico del marchio Jeep sarà lanciato all’inizio del 2023 e un’anteprima del nuovo pick-up Ram 1500 Bev in arrivo nel 2024.
La nuova Jeep elettrica che uscirà nel 2023
Stellantis prevede di realizzare 30 miliardi di ricavi in Cina nel 2030. I brand su cui il gruppo punterà saranno 6, in particolare modelli Bev. Il piano prevede il lancio di 30 modelli in Cina. “Saranno rivisti i business model di Citroen e Peugeot. Per quanto riguarda Jeep, Stellantis è ancora in attesa dell’approvazione da parte del governo cinese della richiesta di salire al 75% della joint venture con Gac. Inoltre, si punterà a migliorare le esportazioni di Maserati in Cina” ha detto Tavares.
“Sugli incentivi alle auto meno inquinanti – ha proseguito – la decisione non dovrebbe essere presa a livello nazionale, ci vuole un intervento dell’Europa. Il problema è come l’Europa vuole sostenere la sua industria automobilistica”, ha spiegato. Tavares ha aggiunto che, per mantenere la sua solidità, Stellantis deve avere una quota tra il 20 e il 22% del mercato europeo.
“Il problema non sono gli incentivi dei singoli Paesi – ha spiegato Tavares – ma se l’Europa vuole proteggere la sua industria dell’auto. La domanda che l’Europa dovrebbe porsi è come si possa fare per riportare il mercato al livello pre-Covid, quando si vendevano 18 milioni di auto all’anno contro i 15 milioni di oggi”. “La questione al centro di tutto – ha spiegato l’ad di Stellantis – è se l’Europa vuole garantire a tutti i suoi cittadini la liberta’ di movimento che è la base della democrazia europea, se si vuole difendere il diritto alla mobilità. I governi devono farsi questa domanda”.
L’ad di Stellantis Carlos Tavares
Tavares, infine, ha sottolineato che l’ibrido “è fondamentale per la transizione perché può garantire l’accessibilità di tutti alle auto visto che l’elettrico ha costi alti. Per l’ambiente può fare molto di più la vendita di auto ibride e meno inquinanti alla classe media che la vendita di un’auto elettrica a un ricco. Il passaggio di massa alle auto elettriche farebbe salire il fabbisogno di energia e di conseguenza dell’energia nucleare”.
Uno dei capolavori del cinema mondiale torna come nuovo nelle sale nonostante sia passato mezzo secolo dal debutto al cinema. “Il Padrino” di Francis Ford Coppola, di cui Hollywood celebra il 15 marzo il 50esimo anniversario, è uscito questo fine settimana in una nuova edizione meticolosamente restaurata che ha cancellato macchie, graffi, strappi e altre usure provocate dal passare del tempo.
In Italia dal 28 febbraio al 2 marzo nelle sale. L’obiettivo del progetto, ha detto Coppola al ‘New York Times’ in una delle tante interviste che hanno accompagnato le ‘nozze d’oro’, era di riportare il film tre volte premio Oscar allo stato del suo primo ‘red carpet’ senza necessariamente rovinarne il famoso aspetto “dark”. Per il regista, quel film sull’ascesa e la caduta della famiglia Corleone resta uno dei più amati della sua lunga carriera: “No, mai”, ha risposto Coppola quando gli è stato chiesto se, nell’ultimo mezzo secolo, si è mai stancato di guardarlo.
L’italo-americano era all’epoca semi-sconosciuto: la scelta della Paramount, che aveva comprato i diritti del romanzo omonimo di Mario Puzo, cadde su di lui dopo una serie di ‘no’ eccellenti tra cui Sergio Leone, Sam Peckinpah, Peter Bogdanovich, Elia Kazan e il veterano dei gangster movie Arthur Penn. Fu quasi per disperazione e per ragioni economiche (costava poco) che la scelta alla fine cadde su Coppola che apparteneva alla generazione dei “nuovi leoni” come George Lucas e Martin Scorsese. Il regista accettò, a patto di avere con sè Marlon Brando e Al Pacino. “Dovete capire, da cineasta, non sapevo veramente come fare ‘Godfather’. Ho imparato a fare ‘Godfather’ facendolo”, ha detto al ‘New York Times’.
“Il Padrino” è forse il solo film campione di incassi al box-office ad essere premiato agli Oscar, mentre la franchise (ne fanno parte due sequel e un ‘director’s cut’ intitolato “Coda” della tanto vituperata ‘Parte Terza’) e’ l’unica ad aver ricevuto la statuetta per “Best Film” per le sue prima e la seconda parte. Battute del copione scritto da Coppola e Puzo tra cui “l’offerta che non si può rifiutare” e “lascia le pistole e porta i cannoli” sono entrate nel lessico globale assieme a termini come “consigliori”, “mandamento”, “picciotto” che anni dopo le rivelazioni ai maxi-processi di mafia rivelarono reali. E poi la musica di Nino Rota, le ombre della cinematografia di Gordon Willis ricostruita in quasi 5 mila ore in laboratorio di restauro e la revisione di ogni fotogramma.
“La Paramount era impreparata per il successo: improvvisamente si trovarono a doverlo proiettare a New York in cinque cinema contemporaneamente perchè c’era tanta richiesta e poi in tante sale in tutto il mondo”, ha spiegato il regista: “Ma anzichè pensare a preservare il negativo originale, lo logorarono usandolo per ricavarne tante copie. E a forza di essere usate, le copie cominciarono a non esser più come avrebbe dovuto essere il film”.
E’ in continuo aumento il prezzo della benzina. Il prezzo medio settimanale, rilevato dal Mite tra il 21 e il 27 febbraio, sfiora al self service 1,870 euro al litro, in rialzo di quasi 2 centesimi.
In dettaglio, la verde è salita nel corso della settimana a 1,869 euro al litro, con un rialzo di 1,89 centesimi. Il diesel, sempre nella media nazionale al self service, ha invece superato 1,740 euro al litro, in rialzo in questo caso di 1,81 centesimi. Per il gasolio da riscaldamento l’aumento è di quasi 5 centesimi al litro a 1,565 euro al litro.
“Non so come salutare tutti, se dire buongiorno o buonasera. Non ci riesco, ogni giorno per qualcuno potrebbe essere l’ultimo. Parlo dei cittadini ucraini. Sono lieto di sentire quello che viene detto qui, sono lieto di sentire questa unità, ma non sapevo che questo sarebbe stato il prezzo da pagare. E’ una tragedia”. Sono le accorate parole del presidente ucrainoVolodymyrZelensky al Parlamento europeo.
“Tollerare una guerra di aggressione di uno stato sovrano europeo, vorrebbe dire mettere a rischio, in maniera forse irreversibile la sicurezza e la pace in Europa”. E’ una parte dell’intervento che il premier Mario Draghi ha fatto questa mattina in Parlamento.
“Ammiro il coraggio di chi partecipa alle manifestazioni in Russia contro la guerra in Ucraina. Il Cremlino – ha detto ancora Draghi – dovrebbe ascoltare queste voci e abbandonare i suoi piani di guerra”.
La minaccia nucleare lanciata da Putin, gli insulti ai leader ucraini e gli avvertimenti pesanti nei confronti dell’Europa segnalano un leader russo in difficoltà e costretto ad affrontare una situazione che probabilmente non aveva previsto ed un’evoluzione della guerra sul terreno che sta diventando di non facile gestione per l’esercito russo.
Il capo del Cremlino ha deciso di lanciare nel cuore della vecchia Europa una tipica guerra del novecento con carri armati, truppe che avanzano nel fango, città bombardate, sangue e morte, con un coinvolgimento crescente di civili compresi i bambini.
Da questi primi cinque giorni di una guerra – che secondo diversi analisti potrebbe durare a lungo – emergono due elementi in parte imprevisti.
Il leader russo Vladimir Putin
La minaccia nucleare lanciata da Putin, gli insulti ai leader ucraini e gli avvertimenti pesanti nei confronti dell’Europa segnalano un leader russo in difficoltà e costretto ad affrontare una situazione che probabilmente non aveva previsto ed un’evoluzione della guerra sul terreno che sta diventando di non facile gestione per l’esercito russo.
Il capo del Cremlino ha deciso di lanciare nel cuore della vecchia Europa una tipica guerra del novecento con carri armati, truppe che avanzano nel fango, città bombardate, sangue e morte, con un coinvolgimento crescente di civili compresi i bambini.
Da questi primi cinque giorni di una guerra – che secondo diversi analisti potrebbe durare a lungo – emergono due elementi in parte imprevisti.
Da un lato alcuni errori di valutazione compiuti da Mosca, dall’altro un colpo di reni dell’Unione europea che, all’interno del fronte occidentale, ha mostrato unità, solidarietà e un coraggio che ha pochi precedenti nella storia comunitaria.
Sostanzialmente gli errori compiuti dalla Russia, dal punto di vista strategico, sono tre, al di là della ‘madre di tutti gli errori’ che è ovviamente quello di aver deciso di dichiarare una guerra terribile decidendo di risolvere una controversia tra Stati con le armi, abbandonando il dialogo diplomatico e la geopolitica. Il primo errore è quello di aver sottovalutato la capacità di reazione ucraina, che si basa non soltanto sulle capacità militari ma, soprattutto, sull’orgoglio, sul coraggio e la compattezza di una nazione democratica che si è unita intorno al simbolo della resistenza, il presidente Zelensky.
Il secondo errore è quello di aver previsto una divisione all’interno dell’Occidente che, al contrario, è stato capace di superare i diversi punti di vista in nome del bene comune e di creare un fronte unito contro Mosca con sanzioni dure e condivise. Il terzo errore è quello di non aver previsto un piano B. Nel momento in cui è fallita la ‘guerra lampo’ che avrebbe dovuto piegare l’Ucraina in pochi giorni, i generali russi sono ora di fronte ad un dilemma davvero atroce: usare tutta la potenza dell’esercito russo con un enorme numero di morti e distruzioni o rimanere nel guado di questa guerra che potrebbe durare davvero a lungo.
In questa fase emerge una nuova Europa con una determinazione trovata nel momento più buio. L’Unione europea, per la prima volta nella sua storia, sta mandando armi ad un Paese in guerra e sta costruendo una vera e concreta politica estera e di difesa comune. Si tratta di una grande novità per l’Ue che in futuro potrà, se proseguirà su questa strada, arrivare una vera identità di difesa comune, vale a dire un esercito europeo. La guerra l’Europa la fa con le sanzioni, chiudendo lo spazio aereo europeo alla Russia, eliminando Mosca dal circuito Swift della transazioni internazionali. I risultati sono sorprendenti. La borsa di Mosca oggi non ha aperto, il rublo è crollato al minimo storico con una perdita del 30%. Le proteste crescono nel Paese mentre anche gli alleati storici di Mosca, a cominciare dalla Cina, sono sempre più perplessi per le azioni del Cremlino.
L’ orrore e lo sgomento per l’invasione dell’Ucraina rimangono, ma adesso c’è anche una reazione che al Cremlino non avevano previsto in queste dimensioni. E, proprio per questo, la situazione sta diventando ancora più pericolosa.
E’ un diktat senza possibilità di margini, oppure anche questa mossa rientra nella tattica di Putin di dimostrare che è ancora lui il mazziere del risiko mondiale?
Ovviamente il primo round, come nel pugilato, quello che nel quale i due “atleti” si studiano è andato meglio di quanto si pensasse. Adesso però bisogna capire come si aprirà il secondo. E la notizia positiva sembra un’apertura dal versante russo che, per il momento però, non convince la delegazione ucraina.
Delegazione Russia-Ucraina
Sono durati quasi sei ore, in una località segreta al confine tra Ucraina e Bielorussia, i primi colloqui tra le delegazioni di Mosca e Kiev sulla guerra dichiarata dal Cremlino . “Abbiamo trovato alcuni punti su cui è possibile individuare un terreno comune”, dice il negoziatore russo Vladimir Medinsky, secondo cui il nuovo incontro si terrà nei prossimi giorni al confine tra Polonia e Bielorussia’. Le delegazioni stanno ora tornando nelle rispettive capitali per consultazioni. Tra loro, secondo il Jerusalem Post, anche Roman Abramovich. La presenza del miliardario russo con passaporto israeliano sarebbe stata chiesta dall’Ucraina. Ma mentre intorno al tavolo allestito dal governo di Minsk si svolgevano le prime schermaglie negoziali, al telefono con il presidente francese Macron, Putin dettava le sue condizioni per far tacere le armi ed arrestare l’avanzata dei carri armati verso Kiev: Ucraina neutrale e riconoscimento della Crimea come territorio russo.
Delegazione Russia-Ucraina
IIn una telefonata con il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente russo Vladimir Putin si è impegnato oggi a “sospendere tutti gli attacchi contro i civili e le abitazioni”, ha reso noto una fonte dell’Eliseo. Nella telefonata, Putin ha dato “il suo accordo a restare in contatto nei prossimi giorni per prevenire l’aggravamento della situazione”, come proposto da Macron. Nella telefonata, durata un’ora e mezzo secondo le fonti dell’Eliseo, Macron ha ribadito a Putin la “richiesta della comunità internazionale di cessare l’offensiva russa contro l’Ucraina, ribadendo la necessità di un cessate il fuoco immediato”. In particolare, Macron ha chiesto che cessino i bombardamenti contro civili e abitazioni, che siano preservate tutte le infrastrutture civili e siano garantite le principali strade, in particolare quella del sud di Kiev.
Putin, secondo le fonti della presidenza francese, ha “confermato la volontà di impegnarsi su questi tre punti”. Macron ha anche chiesto il “rispetto del diritto internazionale umanitario e la protezione delle popolazioni civili”, con “il trasporto degli aiuti secondo quanto contenuto nella risoluzione che la Francia presenta in Consiglio di sicurezza Onu”.
Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky
Infine, Macron ha proposto al presidente russo di “rimanere in contatto nei prossimi giorni per prevenire l’aggravarsi della situazione” e Putin si è detto d’accordo. “Un accordo con l’Ucraina sarà possibile solo dopo la smilitarizzazione e de-nazificazione di Kiev, “quando avrà assunto uno status neutrale“, ha detto il presidente Putin nella telefonata con Macron, secondo quanto riferisce il Cremlino, citato dalla Tass. Putin ha poi aggiunto di chiedere il riconoscimento internazionale della Crimea come territorio russo tra le condizioni per porre fine al conflitto in Ucraina, riferisce il Cremlino.
Il balzo dei prezzi sui mercati mondiali delle materie prime alimentari si registra nelle quotazioni del grano e della pasta. E la guerra in Ucraina porta con sé ricadute, dunque, pesanti anche per la tavola e le tasche degli italiani.
Quest’ultima – fanno notare da Assoutenti – che già a gennaio ha subito un rincaro del 12,5%, potrebbe arrivare a costare il 30% in più rispetto allo scorso anno. Il prezzo del pane, cresciuto del 3,7% lo scorso mese, potrebbe subire aumenti del 10%. Gli analisti tuttavia, anche tenendo conto del costo di energia e gas alle stelle e dell’inflazione che tende a stabilizzarsi sugli alti livelli di adesso, ritengono che l’aumento di due beni di consumo primari per gli italiani come pane e pasta possano gonfiarsi fino ad arrivare a un 50% in più.
Il Cai (Consorzi Agrari d’Italia) lancia l’allarme indicando che le quotazioni di grano tenero sono “a livelli mai visti prima d’ora e le prime conseguenze potrebbero ricadere presto su consumatori e agricoltori”. Federalimentari ritiene che il costo della pasta potrebbe superare il 10%, percentuale che si aggiunge all’aumento del 10% avvenuto a fine dello scorso anno.
Coldiretti spiega che le quotazioni del grano sono balzate del 5,7% nella sola giornata del 24 febbraio, subito dopo l’attacco della Russia all’Ucraina, raggiungendo il valore massimo da 9 anni a 9.34 dollari a bushel. Per Assopanificatori-Fiesa Confesercenti il prezzo del pane potrebbe aumentare del 10% a causa del conflitto, ma la stima di incremento, che va ad aggiungersi al 10-15% in più del 2020, è soggetto a diverse variabili, tra cui l’aumento dell’energia e del gas che impatta sul funzionamento di macchine e forni.
Sulla questione Coldiretti ha segnalato che il prezzo del pane fresco in media è già aumentato a gennaio del 3,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Un chilo di grano tenero – dice l’organizzazione – in Italia è venduto a circa 32 centesimi, mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini ad un valore medio di 3,2 euro al chilo “con un rincaro quindi di dieci volte, tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano”.
Il Cai, nella rilevazione di ieri, ha indicato che il grano tenero, utilizzato per la produzione di pane, farine e biscotti, viene quotato, a seconda del valore proteico, dai 4 agli 8 euro in più a tonnellata, attestandosi in media intorno ai 315-320 euro per tonnellata, fino ad arrivare a 381 euro a tonnellata (+2,5%).
L’ Ucraina, osserva la Coldiretti, si colloca al terzo posto come esportatore di grano a livello mondiale, la Russia al primo, e garantiscono insieme circa un terzo del commercio mondiale. Dall’Ucraina arriva in Italia grano tenero per la produzione di pane e biscotti per una quota pari al 5% dell’import totale nazionale e una quantitativo di 107 mila tonnellate nei primi dieci mesi del 2021. Un valore quasi doppio rispetto a quello proveniente dalla Russia (44 mila tonnellate) dalla quale arriva anche il grano duro per la pasta (36 mila tonnellate).
L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori – sottolinea Coldiretti – molte industrie hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera.
“Abbiamo abbandonato quasi la metà delle superfici agricole, non tanto e non solo per le trasformazioni economiche e sociali del Paese, ma perché i prezzi delle nostre produzioni non sono giudicati vantaggiosi rispetto a quelli di altri Paesi – commenta Mauro Agnoletti, coordinatore scientifico dell’Osservatorio Nazionale sul Paesaggio Rurale – questo ha portato a un progressivo scollamento dell’industria agroalimentare dal nostro territorio”.
“Ho comunicato al collega Dmytro Kuleba di aver appena firmato la delibera che dispone l’erogazione immediata di 110 milioni di euro al governo di Kiev, come espressione concreta della solidarietà e del sostegno dell’Italia a un popolo con cui coltiviamo un rapporto fraterno. In questo momento l’Ucraina è sotto assedio senza avere una colpa, attaccata con continui bombardamenti dal governo russo”. Lo scrive su facebook il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
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