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Una svolta nel caso che ha visto, nei giorni scorsi, al centro delle polemiche il deputato Aboubakar Soumahoro, eletto con l’alleanza Verdi-Sinistra e le attività della cooperativa Karibu, riconducibili ai suoi familiari che adesso è stata messa in liquidazione.

“Gli ispettori hanno trovato i locali chiusi al primo tentativo di accesso, a seguito di diffida hanno avuto finalmente accesso e hanno acquisito la documentazione rilevante della cooperativa” ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, nel corso il question time alla Camera. “Si è conclusa ieri l’istruttoria con la proposta di messa in liquidazione coatta amministrativa per eccessivo indebitamento. Mi appresto dunque a nominare i commissari liquidatori”.

Per quanto riguarda la cooperativa Aid, gli ispettori del ministero “hanno riscontrato irregolarità non sanabili” e ne hanno “proposto lo scioglimento”, ha aggiunto Urso.

L’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana continua a difendere il suo deputato. “Non abbiamo preso abbagli né siamo vittima di una persecuzione. Gli elementi che avevamo a disposizione non facevano pensare che ci fossero questi elementi. Stiamo parlando di una persona non indagata, ci sono tentativi di costruire una narrazione contro i migranti e su questo ci faremo sentire” ha detto il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, incontrando i giornalisti fuori Montecitorio. 

Il caso Aboubakar Soumahoro scoppia a metà novembre, circa un mese dopo il suo ingresso in Parlamento e la sua presenza a Catania per difendere lo sbarco di migranti dalla Ocean Viking.

La procura di Latina apre un fascicolo su due coop, Karibou e Consorzio Aid, la prima gestita dalla suocera, Maria Terese Mukamitsibdo, e l’altra dalla moglie del deputato, Liliane Murakatete. L’indagine è in linguaggio tecnico a modello 45, non ci sono cioè né persone iscritte nel registro degli indagati né ipotesi di reato contestate. È semplicemente in una fase di acquisizione di informazioni.

Tutto parte dalla segnalazione di un sindacato, Uiltcs, per stipendi non pagati a 26 dipendenti delle coop anche per 2 anni e dopo che alcuni minorenni hanno messo a verbale di essere stati maltrattati e privati di acqua e luce nelle strutture delle due cooperative pontine.

Un lavoratore sostiene anche che gli è stato chiesto loro di produrre fatture false per essere pagato. Dichiarazioni vengono acquisite dagli inquirenti (con i pm lavorano i carabinieri), ma anche documenti, screenshot di chat tra dipendenti e vertici delle due cooperative. E anche il materiale prodotto dalle inchieste giornalistiche ha buone probabilità di finire sotto la lente di ingrandimento della magistratura.

E poi ci sono i documenti trovati in 8 sacchi della spazzatura abbandonati nei cassonetti di Sezze, la cittadina laziale in cui ha sede la cooperativa Karibou guidata da Maria Terese Mukamitsibdo, suocera del deputato e presidente del Cda che ha nel board Liliane Murakatete moglie di Aboubakar Soumahoro. Le due coop fanno sapere ai media che i pagamenti non sono solo stati effettuati perché non era arrivato il denaro di appalti, attraverso la prefettura di Latina, da Regione Lazio e dai Comune di Latina e Roccagorga.

Aboubakar Soumahoro e la moglie Liliane Murakatete

A Repubblica moglie e suocera si difendono imputando il mancato pagamento al fatto che non è stato ancora versato dagli enti locali quanto dovuto per progetti e che lui è estraneo alla gestione delle cooperative e non al corrente di ciò che vi accade.

Circa 400.000 euro i debiti retributivi e contributivi delle due cooperative impegnate in progetti contro il caporalato lo sfruttamento organizzati dallo Sprar, Regione Lazio e e altri enti, ma anche a fornire mediatori linguistici e sanitari per l’accoglienza e l’integrazione, secondo Uiltucs.

Karibou secondo indagini de ‘Il fatto quotidiano’ a bilancio a fine 2021 aveva debiti totali per 2,26 milioni di euro, e incassi azzerati rispetto al 2020 chiuso con 2,5 milioni di euro. Consorzio Aid invece ha ricavi per 716.000 euro, una perdita di 65.000 euro e debiti totali per 260.000 euro.

Aboubakar Soumahoro in un post social con video lo ripete: “Non c’entro niente con tutto questo. Non sono né indagato né coinvolto in nessuna indagine dell’Arma dei carabinieri di cui ho sempre avuto e avrò fiducia”.

(fonte agi e foto ansa e messaggero)

L’agenzia di stampa Adnkronos pubblica l’audio integrale della conversazione con Papa Francesco registrata (all’insaputa del pontefice) dal cardinale Angelo Becciu il 24 luglio 2021, solo pochi giorni dopo le dimissioni di Bergoglio dall’ospedale dove aveva subito una complessa operazione.

Una telefonata rintracciata dalla Guardia di Finanza di Oristano su due telefoni e un tablet appartenenti a Maria Luisa Zambrano, amica di famiglia di Becciu, indagata nell’inchiesta della procura di Sassari sulla Caritas di Ozieri. Una conversazione delicata, che, secondo gli investigatori, è stata fatta registrare a una terza persona (la Zambrano, appunto), pur avendo il cardinale ripetutamente invocato il Segreto di Stato durante le fasi di indagine e del processo.

Si tratta, come si può ascoltare nell’audio pubblicato in esclusiva dall’Adnkronos, di cinque minuti e trentasette secondi di conversazione in cui si sente la voce affaticata del Papa rispondere alle sollecitazioni dell’ex Sostituto della Segreteria di Stato Vaticano, che gli chiede, tra l’altro, se ricorda di averlo autorizzato ad “avviare le operazioni per liberare la suora”. Il riferimento è al denaro versato a Cecilia Marogna (mai menzionata nella telefonata con Francesco), imputata nel processo vaticano in concorso con Becciu in relazione ai 575mila euro versati dalla segreteria di Stato alla società di lei per attività di intelligence tra cui, appunto, la liberazione della suora rapita in Mali dai jihadisti. Soldi che invece, secondo l’accusa, sarebbero stati spesi dall’ex collaboratrice del cardinale in beni di lusso.

Nella registrazione, un file generato ida un dispositivo geolocalizzato in piazza del Sant’Uffizio, si sente, a parere della Gdf, anche la Zambrano, che, secondo i finanzieri, avrebbe svolto “un ruolo attivo nella realizzazione delle operazioni di registrazione”: sarebbe la sua la voce che si può ascoltare all’inizio della traccia subito prima della conversazione tra il Papa e Becciu, avvenuta verosimilmente, secondo gli investigatori, tra due telefoni di rete fissa. Nella registrazione a un certo punto si sente anche una voce maschile in sottofondo, che sembra affermare “Mi faccia sentire”. Non è chiaro a quale dei due interlocutori sia vicino il quarto partecipante.

(fonte adnkronos e foto messaggero.it e open.online.it)

La telefonata tra il cardinale Angelo Becciu e Papa Francesco CLICCA IL FILE IN BASSO E ASCOLTA

E’ un attacco durissimo quello della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen contro Putin che, in un video pubblicato su twitter, ha annunciato l’avvio della procedura per l’istituzione di un tribunale speciale sui crimini commessi dalla Russia contro il popolo ucraino.

“La Russia – ha affermato la Presidente von der Leyen – deve pagare per i suoi crimini orribili. Collaboreremo con la Corte penale internazionale e contribuiremo alla creazione di un tribunale specializzato per giudicare i crimini della Russia”.

“Con i nostri partner, ci assicureremo che la Russia paghi per la devastazione che ha causato, con i fondi congelati degli oligarchi e i beni della sua banca centrale. L’esecutivo europeo nelle prossime ore invierà ai Paesi membri una proposta ad hoc, per permettere che le responsabilità della Russia possano essere giudicate davanti a una Corte”. 

“La Russia – ha detto infine la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen – deve anche pagare per le devastazioni che ha provocato. Si stima che i danni subiti dall’Ucraina siano attorno ai 600 miliardi di euro e gli oligarchi devono risarcire e coprire i le spese per la ricostruzione, e noi abbiamo gli strumenti perché la Russia paghi. Abbiamo bloccato 300 miliardi di euro delle riserve della banca centrale russa e congelato 19 miliardi di euro degli oligarchi russi”.

(fonte ansa e foto ispionline.it)

Il video pubblicato sul profilo twitter di Ursula von der Leyen

Una vera e propria marcia indietro del governo Meloni che, nell’ultima manovra finanziaria, aveva tolto le sanzioni per i commercianti così da non poter avere nessun obbligo ad accettare pagamenti digitali sotto i 60 euro e, dunque, non essere sanzionati. Ma adesso la tirata d’orecchie della commissione europea che ha fatto sentire la propria voce per un provvedimento che di fatto avrebbe obbligato qualsiasi commerciante, a negare la transazione per un caffè o per una piccola spesa. Quindi i cittadini, che nella maggior parte pagano attraverso le carte elettroniche, avrebbero dovuto munirsi di contante per pagare fino a 60 euro.

Un ritorno indietro dopo che l’ex premier Draghi, cancellando qualsiasi tetto alle transazioni, aveva lanciato “l’Opa” nel 2021: “Multe agli esercenti che rifiutano transazioni via Pos”.

“Sul tema delle soglie al di sotto delle quali gli esercizi commerciali non sono tenuti ad accettare pagamenti con carte di pagamento – spiegano da Palazzo Chigi – sono in corso interlocuzioni con la Commissione europea dei cui esiti si terrà conto nel prosieguo dell’iter della legge di bilancio”.

Anche il Codacons aveva mostrato contrarietà al provvedimento: “un colpo di spugna che cancella di netto otto anni di battaglie in favore dei consumatori. Una presa in giro per tutti i clienti che saranno costretti, se vogliono effettuare acquisti e pagamenti, a ricorrere al contante”.

Dunque, un boomerang mediatico per il premier Meloni che adesso dovrà trovare una mediazione, per spegnere sul nascere polemiche che potrebbero ancora di più creare possibili diffidi e fratture con i partner europei. Macron docet…

(foto fonte money.it)

E’ un’analisi drammatica quella che viene descritta nel nuovo report dello Svimez 2022 (Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno), che stima in 760 mila nuovi poveri causati dallo shock inflazionistico (287 mila nuclei familiari), di cui mezzo milione al Sud.

Secondo lo Svimez la colpa sarebbe l’aumento dei beni energetici e alimentari. L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta potrebbe crescere di circa un punto percentuale salendo all’8,6%, con forti eterogeneità territoriali: +2,8 punti percentuali nel mezzogiorno, contro lo 0,3 del Nord e lo 0,4 del centro.

E, quindi, nel 2023 il Mezzogiorno rischierebbe la recessione con un Pil che potrebbe contrarsi fino a -0,4% contro il +2,9% di quest’anno. Il dato medio italiano dovrebbe attestarsi, invece, intorno al +0,5% (3,8% nel 2022). Gli effetti territorialmente asimmetrici dello shock energetico, penalizzando soprattutto le famiglie e le imprese meridionali, dovrebbero quindi riaprire la forbice di crescita del Pil tra nord e sud.

Dati che, comunque, non possono prescindere da un piano di interventi chiari da parte del governo. Infatti, le politiche nazionali dovranno assicurare continuità alle misure contro il caro energia e accelerare il rilancio degli investimenti pubblici e privati, per evitare che la situazione economica diventi ancora più grave e insostenibile.

In particolare in Sicilia dove lo stesso Svimez parla di bassa crescita del Pil per gli effetti dell’inflazione, della situazione precaria e di sviluppo del lavoro. A ciò si aggiunge una fortissima carenza della qualità dei servizi come quelli delle scuole primarie per i bambini e con pochissime occasioni offerte per il tempo pieno. Ma l’elemento centrale rimane sempre la mancanza di lavoro e le mancate politiche per affrontare il problema.

Un quadro, dunque, che mostra sempre più una netta differenza tra nord e sud, non solo dal punto di vista economico, ma anche dell’offerta. Una terra, la Sicilia, con enormi potenzialità territoriali (i luoghi d’arte, il turismo, l’insularità etc. etc.) che, invece, resta ferma al palo rischiando una profonda recessione e un divario incolmabile con il resto del paese.

Allarmanti i dati di uno studio che afferma come le balene, che nuotano nella costa della California, possano ingerire fino a 10 milioni di pezzi di microplastiche al giorno.

La stima è stata elaborata dagli scienziati della Stanford University e della California State University, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Nature per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Il team, guidato da Shirel Kahane-Rapport e Matthew Savoca, ha sviluppato dei modelli per calcolare quanta microplastica questi mammiferi possano ingerire su base giornaliera.

Le balene, che includono balenottere azzurre, megattere e balenottere comuni, sono particolarmente a rischio di ingestione di microplastiche a causa del loro comportamento di filtraggio, dell’immenso consumo di prede e della sovrapposizione dell’habitat con regioni inquinate.

I ricercatori hanno combinato i dati sulla microplastica della California Current con misurazioni del comportamento di foraggiamento ad alta risoluzione di 191 esemplari.

Questi animali, rivelano gli autori, si nutrono principalmente a profondità di 50-250 metri, dove si trova la maggior parte delle microplastiche. Sulla base delle misurazioni, gli studiosi hanno stimato che le balenottere azzurre potrebbero consumare circa 10 milioni di pezzi di microplastica al giorno, mentre le megattere potrebbero ingerire fino a quattro milioni di frammenti ogni giorno. Sebbene non si conoscano gli effetti a lungo termine dell’assunzione di queste sostanze, gli scienziati suggeriscono che le balene potrebbero correre rischi fisiologici e tossicologici a causa delle microplastiche.

Questi risultati, concludono gli esperti, evidenziano che le microplastiche rappresentano un importante fattore di stress per la popolazione di balene, per cui nelle prossime indagini sarà fondamentale comprendere le conseguenze delle microplastiche sulla fauna marina. 

(fonte agenzia agi e tuttogreen.it)

Continua lo scontro tra il governo francese e quello italiano sul tema dei migranti. Ancora una volta l’Eliseo attacca la premier Meloni parlando di “un brutto gesto” da parte di Roma sul caso dei migranti della Ocean Viking, e aggiunge comunque che “l’importante è continuare la cooperazione e non fermarsi qui. Le persone sbarcate a Tolone saranno detratte dal numero che accogliamo quest’anno nell’ambito del meccanismo di solidarietà con l’Italia”.

Sui 234 naufraghi sbarcati a Tolone dalla Ocean Viking, 123 sono oggetto di un “rifiuto d’ingresso” in Francia, afferma il ministero dell’Interno di Parigi.

“Credo che abbiamo mediato bene perché qui Italia e Francia hanno avuto un buon contatto fra di loro”, ha intanto detto la ministra dell’interno tedesca Nancy Faeser, in conferenza stampa a Eltville, alla fine del G7, rispondendo a una domanda sul confronto fra Francia e Italia.

Tutto ciò all’indomani del recente summit del G20 di Bali in cui la premier italiana aveva glissato affermando che “con il Presidente francese non ci è stato modo per approfondire le vicende che ci riguardano, ma non abbiamo bisogno di arrivare a Bali per parlare di questo, ci siamo concentrati su altro”. Questo la dice lunga su quanto siano ormai incrinati i rapporti con Macron, che non ha avuto alcun colloquio con la Meloni.

L’incontro tra la Meloni e Macron prima “dell’incidente” diplomatico sui migranti

“Il sogno migratorio dei giovani dall’Africa deve essere gestito da noi e dai Paesi da cui provengono, non dai trafficanti”, ha detto, parlando della questione migranti, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a Napoli.

“L’Italia ha fatto tornare la giusta attenzione degli organismi d’Europa sul tema. Il piano ruota sulla convinzione che serve ogni azione di fermezza per respingere i traffici illegali nel Mediterraneo, una via su cui siamo d’accordo tutti anche alla luce della indagine della magistratura a Caltanissetta su cosa ruota attorno al traffico di uomini in arrivo dal Nordafrica. La fermezza che vogliamo opporre e mantenere – ha concluso il ministro dell’Interno italiano – deve essere compensata con canali di flussi di ingresso legali e da un corridoio umanitario che noi siamo gli unici che già facciamo in Europa”.

(Fonti: ansa.it, triesteallnews.it e open.online.it)

E’ scontro tra il vicesindaco di Palermo, Carolina Varchi (Fdi) e il segretario generale del Comune, Raimondo Liotta. Infatti, su proposta dalle minoranze in consiglio comunale, il segretario generale del capoluogo siciliano, aveva invitato gli uffici ad adeguare il lessico alle ragioni di genere.

Adesso, invece, Carolina Varchi (FdI) ha trasmesso agli uffici comunali una nota in merito alla questione, lamentando di essere stata “emarginata” rispetto alle decisioni e di nutrire “disinteresse per la modifica della desinenza così come proposta”.

“Si ritiene, infatti, – continua l’esponente di Fratelli d’Italia – che iniziative simili distolgano l’attenzione da un’autentica difesa di diritti e prerogative delle donne che certamente non sono riconducibili all’utilizzo di una vocale in luogo di un’altra ma che richiedono interventi incisivi in materia di sostegno al lavoro femminile, alla parità salariale, alla famiglia (anche mediante l’erogazione di servizi per l’infanzia), al contrasto di ogni violenza di genere, solo per citarne alcuni in un elenco che non ha pretesa di esaustività ma di sola esemplificazione”.
“Soltanto se e quando ogni battaglia per l’affermazione completa e compiuta delle pari opportunità sarà vinta, si potrà tornare a dibattere su questioni squisitamente lessicali – aggiunge la Varchi – che nulla tolgono e nulla aggiungono all’affermazione dei diritti delle donne. Chiedo, pertanto, con riferimento alle funzioni ricoperte pro tempore dalla scrivente, che si continui ad utilizzare la locuzione “il Vicesindaco” e “l’Assessore”, diversamente non sarà sottoscritto alcun atto”. 

(fonte Ansa e l’Opinione di Sicilia)

E’ Rishi Sunak il nuovo premier britannico che sostituisce Liz Truss, dimessasi dall’incarico nei giorni scorsi. Il partito conservatore inglese, dunque, ha deciso. La maggioranza dei Tories ha scelto di incoronare il 42enne come nuovo leader del Partito e, automaticamente, anche come nuovo primo ministro. Sunak ha avuto la meglio contro gli altri due candidati alla leadership del partito: l’ex premier Boris JohnsonPenny Mordaunt, attuale leader della Camera dei Comuni che si è ritirata dalla corsa. Dopo le dimissioni di BoJo nel luglio scorso e quelle di Liz Truss, il 20 ottobre, Sunak diventa così il terzo premier britannico in poco più di tre mesi. Non solo: il nuovo leader dei conservatori, che ha origini indiane, sarà anche la prima persona non bianca a ricoprire il ruolo di primo ministro.

Nato a Southampton nel 1980 da una coppia di immigrati indiani, Sunak è cresciuto in una famiglia benestante. Suo padre Yashvir è medico, mentre la madre Usha è titolare di una farmacia. Dopo una laurea in Filosofia, politica ed economia a Oxford, Sunak vola negli Stati Uniti, dove ottiene un master in Business administration all’Università di Stanford. È lì che conosce Akshata Murty, figlia di un miliardario indiano fondatore del colosso informatico Infosys. I due si sono sposati nel 2009 e hanno avuto due figli. Una volta tornato nel Regno Unito, i primi passi di Sunak nel mondo del lavoro non sono nella politica, ma nel mondo della finanza: prima a Goldman Sachs (per quattro anni) e poi in alcuni fondi speculativi. Un passato che gli è valso l’appellativo di “uomo di Davos”, usato dai rivali laburisti in riferimento alla città svizzera che ospita ogni anno il meeting del World Economic Forum.

Rishi Sunak e Liz Truss

Negli ultimi mesi, Sunak non è stato esente da scandali. Ad aprile, i media britannici hanno scoperto che la ricchissima moglie Akshata Murty ha sfruttato per anni una controversa legge sul domicilio oltremanica per non pagare le tasse nel Regno Unito. Una rivelazione arrivata proprio mentre suo marito, nelle vesti di ministro delle Finanze, si preparava ad alzare le tasse per la prima volta dopo molti anni. Quelle stesse inchieste hanno poi portato a un’altra rivelazione: Sunak aveva da poco fatto richiesta per una green card negli Stati Uniti, probabilmente per trasferirsi oltreoceano. A tutto questo si aggiunge poi il partygate, lo scandalo in cui Johnson e alcuni suoi alleati, tra cui proprio il nuovo premier inglese, sono stati multati per aver violato le restrizioni anti-Covid. Le dimissioni di Sunak, arrivate il 5 luglio, sono state l’inizio di una serie di addii che ha portato al passo indietro di Johnson.

(fonte repubblica e openonline)

E’ un vero e proprio bollettino di guerra sul versante del caro energia nel nostro paese. “Andremo incontro a una variazione estremamente rilevante per i consumatori, che si inseriscono in un quadro rilevante di variazione di tutto il sistema”, ha detto Stefano Besseghini, intervenendo all’Italian energy summit.

A lanciare il primo allarme è lo stesso presidente dell’Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, che domani comunicherà le nuove tariffe per l’elettricità.

E anche le associazioni dei consumatori insorgono e chiedono all’autorità di fare marcia indietro sull’invio mensile delle bollette e il nuovo metodo di calcolo per le tariffe del gas. Il Codacons stima che la decisione di Arera di scegliere da ottobre il mercato Psv per la determinazione delle tariffe del gas, potrebbe comportare un esborso aggiuntivo tra i +450 e i +500 euro annui a famiglia. Contro questa decisione l’associazione ha già fatto ricorso al Tar della Lombardia e ne sta preparando un altro contro le bollette mensili, che definisce “un inganno”.

Già nei primi 9 mesi del 2022 bolletta gas ha raggiunto quota 1.516 euro a famiglia, con un balzo del 93% sul 2020, calcola Assoutenti. Ora “l’incidente che ha colpito due linee del Nord Stream nel mar Baltico, il nuovo metodo di calcolo scelto da Arera per l’aggiornamento delle tariffe e la mancanza di disponibilità di gas in Italia per la stagione invernale, rischiano di far schizzare alle stelle le bollette degli italiani”, denuncia l’associazione.
Anche Consumerismo No Profit attende “enormi rincari” per gli ultimi mesi del 2022 e chiede ad Arera di fare un passo indietro su bollette mensili e calcolo delle tariffe del gas, “garantendo gli interessi degli utenti e non quelli delle società energetiche”.

Il prezzo del gas intanto, dopo il Nord Stream, è in altalena: risale mentre la Danimarca sottolinea che ci vorrà una settimana o due prima che le perdite sul Nord Stream possano essere esaminate scendendo in profondità. I Ttf ad Amsterdam tornano sopra quota 200 (sfiorano 201) euro al megawattora segnando un rialzo dell’8% per cento. 

(fonte ansa – foto di Altroconsumo)