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“Non esiste più una maggioranza, nemmeno sulla finanziaria che per qualsiasi governo è la legge più importante. Il governo regionale naviga a vista e il presidente Musumeci non si vede più in aula”.

Ad affermarlo è il deputato regionale Claudio Fava dopo l’ennesima bocciatura del Governo durante la discussione della Finanziaria.

“Siamo ormai all’epilogo e a una resa senza nemmeno la consolazione di una battaglia politica. Musumeci ne prenda atto e firmi per l’esercizio provvisorio poi venga in aula, dimettendosi senza perdere tempo con ipotesi di finanza creativa che sono soltanto ulteriori conferme del suo Governo”.

(Foto da Giornalettismo.it)

“Capisco e condivido le preoccupazioni espresse da don Aldo Buonaiuto. Non bisogna sottovalutare il problema delle sette sataniche e serve affidarsi agli esperti che ci aiutano a combatterlo. È un fenomeno preoccupante, apparentemente lontano dalla esperienza quotidiana, eppure molto più vicino e più frequente di quanto si pensi”.

Questa volta il vicepremier Matteo Salvini, con un post Facebook, rilancia la polemica, condividendo un articolo con le dichiarazioni dell’esorcista don Buonaiuto, della Comunità Giovanni XXIII di don Oreste Benzi e coordinatore del  servizio nazionale Antisette.

Teatro della vicenda il palco di Sanremo sul quale Virginia Raffaele, durante lo sketch del grammofono, avrebbe invocato per ben cinque volte il nome di Satana. Guarda il video qui sotto e ascolta le sue parole.

“E’ inaccettabile che il palco di Sanremo – dice Don Bonaiuto – si trasformi in un inquietante pulpito da cui per ben 5 volte viene invocato il nome di Satana”. E contro la Raffaele si è scagliata l’associazione degli esorcisti: “Ha ridicolizzato le persone che soffrono a causa del demonio o, ancor più grave inneggiato il nome di Satana in prima serata su Rai Uno”.

Una kermesse, quella di Sanremo, che sembra non avere pace dopo la dura polemica sul voto della giuria che ha portato sul podio vincente il cantante apparentemente più sfavorito. E a questo punto sorge spontanea la domanda: potrebbe essere che anche in quel caso il Diavolo ci abbia messo lo zampino? Ai posteri l’ardua sentenza anche se adesso le danze delle polemiche potranno iniziare. Anzi pardon…continuare.

 

“Mi domando per quanto tempo ancora lei sarà il burattino mosso da Salvini e da Di Maio”. L’attacco durissimo è mosso dal leader dei liberali Guy Verhofstadt al premier italiano Giuseppe Conte, al termine del suo intervento all’Europarlamento di Strasburgo.

“Parlo in italiano, sono innamorato dell’Italia, per me è più di un paese: è un’intera civiltà, è dove è nata la nostra civiltà europea – aggiunge -. Per questo mi fa male vedere la sua degenerazione politica, che non è iniziata ieri o un anno fa, ma 20 anni fa. Questo bellissimo paese è diventato da fondatore dell’Europa a fanalino di coda dell’Unione”.

“Non sono un burattino” gli risponde il premier.- “Lo saranno semmai quelli che rispondono a lobby e comitati d’affari. Sono orgoglioso di interpretare la voglia di cambiamento di un intero popolo”.

E un assist arriva anche da Salvini: “Che alcuni burocrati, complici del disastro di questi anni, si permettano di insultare il presidente del Consiglio, il governo e il popolo italiano è davvero vergognoso. Le elite europee contro le scelte dei popoli”. E conclude dicendo: “Preparate gli scatoloni, i cittadini finalmente manderanno a casa questa gente”.

Il riferimento è alle elezioni europee che si svolgeranno il 26 maggio prossimo. Dunque, l’ingiunzione di “sfratto” è stata già stata inviata.

Si preannuncia uno scontro durissimo tra Salvini e Di Maio. A quanto pare ci sono novità sul versante dei criteri per ottenere il tanto famigerato reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia dei cinquestelle.

Un anno di servizio civile obbligatorio per i richiedenti il reddito di cittadinanza che abbiano tra i 18 ed i 28 anni. Lo prevede un emendamento al “Decretone” presentato dalla Lega in commissione al Senato. La norma si applica a chi non abbia già svolto il servizio civile universale e richiede una “presenza media settimanale di 25 ore”.

Con un emendamento, invece, presentato dal Movimento 5 Stelle potranno essere estese le sanzioni maggiorate contro il lavoro nero già previste in caso di impiego di lavoratori stranieri irregolari e di minori in età non lavorativa anche in caso di impiego ‘sommerso’ dei beneficiari del reddito di cittadinanza. La legge già stabilisce nei due casi citati una maxi sanzione incrementata del 20 per cento.

Controlli anche su chi divorzia e poi richiede il reddito. Se la separazione o il divorzio è avvenuto dopo il primo settembre 2018, gli ex coniugi che facciano domanda devono certificare di non risiedere più nella stessa casa con “apposito verbale della polizia municipale”. E’ quanto prevede un altro emendamento della Lega. La norma, viene spiegato, mira a limitare le frodi di chi chiede il reddito di cittadinanza fingendo la separazione o il divorzio pur continuando a vivere nella stessa casa.

Ma la novità è la proposta che prevederebbe l’erogazione del reddito solo a chi ha lavorato almeno 2 anni. La Lega, infatti, vuole introdurre poi un paletto alla distribuzione del reddito di cittadinanza. Un emendamento conterrebbe come requisito per beneficiare del reddito che almeno uno dei componenti del nucleo familiare “abbia corrisposto, nei dieci anni precedenti, imposte e contributi da lavoro, in un qualsiasi importo e per almeno 24 mesi, anche non continuativi”. Un altro emendamento chiede che ogni mese arrivi all’Inps l’attestato dell’adempimento degli obblighi prima dell’accredito mensile del reddito.

La Lega, infine, chiede anche una stretta sul sussidio agli stranieri e in particolare più stringente per limitare la platea degli stranieri che possono accedere al Reddito. Con una delle proposte di modifica presentate in commissione Lavoro al Senato si esclude la possibilità che per chiedere il reddito sia sufficiente la presenza di un familiare in possesso di un permesso di soggiorno mentre un altro emendamento stabilisce l’obbligo di certificazione, tradotta in italiano, della composizione del nucleo.

Quindi lo scontro è servito ma soprattutto questa mossa dei leghisti viene letta come un passo ulteriore all’erosione del potere contrattuale dei grillini ormai “ostaggio” della politica “vincente” di Salvini. E se consideriamo che anche i sondaggi non premiano più il movimento di Grillo che vive una vera e propria emorragia di consensi.

Piccolo incidente modello lapsus “froidiano” del Primo ministro Conte a Potenza al termine dell’incontro con le autorità locali e le associazioni di categoria sulle modalità di avvio dei programmi di sviluppo territoriale.

Davanti ai microfoni dei giornalisti diventa per un attimo il primo inquilino del Quirinale, rispondendo a una domanda sulla richiesta di autonomia delle regioni del nord Italia : “Quale presidente della Repubblica sono garante della coesione nazionale”.

Nelle scorse settimane c’era stato un tam tam di voci sulla sua possibile discesa in campo per il dopo Mattarella. Ovviamente dopo la dèblace elettorale in Abruzzo del M5S, sponsor dello stesso Conte, sarà difficile in un eventuale toto nomine poter sostenere con forza la candidatura dello stesso Conte. Ma come si dice sempre in politica mai dire mai.

Un attacco al vetriolo quello dell’ex premier Matteo Renzi nei confronti di Salvini e Di Maio. Su suoi profili social l’ex segretario del Pd è impietoso in riferimento agli ultimi dati Istat sull’economia del Paese.
“Col nuovo governo l’Italia ha perso 76mila posti di lavoro e il Pil è per la seconda volta in negativo. Siamo in recessione. Chi vuole bene all’Italia sa bene che le scelte di Salvini e Di Maio sono sbagliate. Con le nostre scelte quattordici trimestri consecutivi di crescita, con le loro scelte subito recessione. Stanno portando il Paese a sbattere, cambiamo strada prima che sia troppo tardi”. Una lapidario e secco giudizio che sicuramente sarà il primo a ridosso dal voto alla giunta del Senato per la vicenda che riguarda il caso della nave Diciotti. Si aspetta, infatti, che venga votata l’autorizzazione a procedere contro Salvini per il reato di sequestro di persona.

Saltimbanchi e pupari, marionette e burattini, ombre e piccoli acrobati, narratori. Tutti artisti italiani. Che hanno invaso pacificamente i cortili, le stradine strette, le mura antiche delle cittadina medievale di Saint Jean-Pied-de-Port, ovvero la porta del Cammino per Santiago di Compostela, al confine tra Francia e Spagna.

Vierge de Biankorri
Vierge de Biankorri

E da lì si sono mossi a piedi verso Ibañeta altra tappa che guarda a Roncisvalle, il luogo – più virtuale che reale – dove avvenne la grande battaglia tra saraceni e paladini, cantata dall’Ariosto. Un pellegrinaggio dell’arte e del teatro che il puparo siciliano Mimmo Cuticchio, ha avviato, chiamando a raccolta amici e colleghi. che si sono riversati sui Pirenei, attesi dalla gente del posto che li segue con affetto. Gli artisti si esibiscono ovunque, tra selfie e applausi: nei cortili e nelle piazzette, sui pianori e lungo il Cammino di Santiago, incrociando i pellegrini.

A distanza di oltre 1200 anni, raggiungeranno il famoso “piano” dove avvenne la battaglia e dove, dinanzi alla lapide che ricorda la caduta di Orlando e di settanta paladini, Mimmo Cuticchio domani riproporrà il suo cunto antico. il teatro riesce quindi a riunire fronti diversi, come ha ricordato il Papa quando ha “consegnato” agli artisti siciliani, il suo messaggio di pace da portare a Roncisvalle.

Il pubblico che assiste alla Macchina dei Sogni a Roncisvalle
Il pubblico che assiste alla Macchina dei Sogni a Roncisvalle

Al pellegrinaggio di Mimmo Cuticchio e degli artisti, si sono uniti anche dodici Pari – intellettuali impegnati che vogliono portare il loro messaggio di pace e di tolleranza. Per strada, ad ogni tappa, il pupo Orlando, partito da Palermo “nudo e crudo”, riceve un “capo”, un elemento: la corazza, l’elmo, la tunica. La spada no, quella Mimmo Cuticchio la sta costruendo via via, con rami e arbusti raccolti lungo la via verso Ibañeta. Il pellegrinaggio di Cuticchio e il cunto finale chiudono l’edizione di quest’anno de La Macchina dei sogni, il festival di teatro di figura inserito in Palermo Capitale Italiana della Cultura.

“Alla fine il sindaco Orlando è stato costretto dalla magistratura a fare quello che lui non è stato in grado di fare come amministratore della città: Sgombrare il campo nomadi per dare dignità ai rom, ma per dare anche tranquillità a tutti i cittadini che vivono in quella zona”. E’ il consigliere comunale Igor Gelarda, new entry della Lega, a Sala delle Lapidi, ad intervenire sulla vicenda dello sgombero del campo Rom della Favorita.

“Si parla di un progetto PON e di un affidamento, anche in deroga, di beni confiscati alla mafia – aggiunge Gelarda – per risistemare le famiglie rom che usciranno dal campo. Tutto questo sarebbe positivo se non fosse che ci sono anche migliaia di cittadini palermitani, che speriamo abbiano gli stessi diritti dei rom, che vivono in situazione di povertà e di emergenza abitativa. Allora va bene l’accompagnamento passo per passo per rendere autonome queste famiglie, ma che non si facciano cose che pongano gli altri cittadini palermitani in secondo piano”.

Infine, l’esponente leghista ha sottolineato che “l’utilizzo dei beni confiscati alla mafia deve riguardare tutti coloro che hanno emergenze abitative, e deve comportare una graduatoria giusta e che non metta in secondo piano coloro che non provengono dal campo. Nei prossimi giorni, con una interrogazione consiliare, chiederò se anche per i palermitani, che vivono il problema dell’emergenza abitativa, sia stata mai fatta un’ordinanza così perentoria e così precisa”.

Continua “l’agonia” del consiglio comunale di Palermo che si è consumata, questa mattina, con la minoranza, che ha deciso di abbandonare l’aula per protesta. Il contendere è stato il Prg (piano regolatore della città) che doveva essere discusso da Sala delle Lapidi e per il quale era prevista la presenza dell’assessore Emilio Arcuri che, invece, ha dato “buca” sollevando l’ira dell’opposizione.

E’ stato lo stesso presidente del consiglio comunale, Totò Orlando ad annunciare che Arcuri non sarebbe potuto essere presente, ponendo una domanda al dirigente comunale presente in aula. Immediato l’intervento del consigliere Mimmo Russo (gruppo misto) che ha chiesto una pregiudiziale sull’atto reputando che l’Aula “senza la presenza dell’assessore non può affrontare la discussione della delibera”. Ed è andato giù duro anche Fabrizio Ferrandelli (capo dell’opposizione), che ha parlato di come “sia inaccettabile ancora una volta essere presenti in aula e riscontrare l’assenza dell’amministrazione attiva. Noi siamo stati la scorsa settimana, responsabilmente presenti, consentendo la discussione e l’approvazione dei debiti fuori bilancio, malgrado l’assenza dei colleghi della maggioranza. Io chiedo un gesto conseguenziale e cioè quello di abbandonare l’aula. Ritorneremo soltanto quando sarà presente l’assessore”.

E, infine, il capogruppo di Sinistra Comune, Giusto Catania, che in qualche modo ha dato ragione alla minoranza, con i dovuti distinguo: “Mi associo al fatto che non sia giusto, non sia corretto e neanche dignitoso, per i lavori d’aula, che l’assessore Arcuri non si sia presentato. E questo è un fatto politico. Io penso, malgrado la ragione che possa aver motivato la sua assenza che, comunque, ciò non sia utile per il prosieguo dei lavori. E dal punto di vista politico lo reputo un errore. E chiedo che tutto il consiglio comunale, nella sua interezza, tramite il presidente del consiglio comunale, ponga le nostre rimostranze all’assessore. Ma credo, anche, che non sia utile disperdere questa giornata di lavoro del consiglio comunale.

Quindi una situazione che vede l’impasse di un consiglio comunale che, nella sostanza, vive una fortissima “crisi” dei meccanismi che regolano i rapporti tra due organi: quello di controllo e quello dell’amministrazione attiva. Sarà soltanto un fatto politico, strettamente connesso ad una delibera così complessa come quella del Prg? Oppure si tratta di un vero e proprio terremoto degli equilibri delle forze d’aula che, a breve, potrebbe mettere in seria difficoltà l’amministrazione Orlando? Oggi, intanto, anche la maggioranza non è riuscita a tenere banco e il presidente Orlando è stato costretto alla conta del numero legale, con l’esito scontato della chiusura dei lavori.

 

 

“Sulla visita del segretario del Pd Martina a Palermo, nè il partito democratico, nè il gruppo dei consiglieri del Pd palermitano è stato avvertito”. Dure le parole del consigliere comunale di Palermo, Rosario Arcoleo (Pd), area Cracolici, che stigmatizza il gesto “istituzionalmente scorretto” del segretario regionale siciliano dei Democratici, Fausto Raciti.

“Mi pare un comportamento alquanto lontano dai discorsi di unità che, il segretario appena eletto, ha lanciato le scorse settimane. Le colpe naturalmente sono da imputare in larga parte alla segreteria regionale che non ha avuto il dovuto rispetto istituzionale. Si predica bene ma si razzola male”.

E infine ha aggiunto: “Una segretaria che, dalle famose dimissioni post politiche e dalla debacle elettorale avute in Sicilia ad oggi, deve necessariamente rivolgersi a chi l’ha visto. Il Pd così non va da nessuna parte. Bisogna davvero ripartire dalla base e un evento come quello che vede il segretario nazionale del partito democratico a Palermo, non può passare in maniera marginale. Ho visto foto allo Zen con non più di 15 persone al seguito. O questo PD cambia o siamo davvero alla frutta”.

Continua, dunque, lo scontro tutto interno tra l’area Cracolici e i renziani. Già nei mesi scorsi si era consumata una frattura nel gruppo consiliare a Sala delle Lapidi che aveva portato ad una serie di dichiarazioni tra lo stesso Arcoleo e il capogruppo Dario Chinnici (area Faraone), poi smentite dallo stesso consigliere comunale di Cracolici. Oggi l’attacco al cuore del partito siciliano che, di fatto, mette nero su bianco, come il partito democratico sia in seria difficoltà ed affanno, non solo di consensi, ma anche sulla linea politica.

La replica della segreteria regionale: “In merito alle polemiche sollevate da due consiglieri comunali del Pd la segreteria regionale precisa che il dipartimento organizzazione nazionale ha tempestivamente informato della presenza e del percorso palermitano di Maurizio Martina il segretario provinciale di Palermo e i deputati nazionali. Comprendiamo le difficoltà del partito palermitano che, come noi si trova con la sede chiusa e senza dipendenti. Tuttavia le polemiche sollevate dai due consiglieri ci sembrano fuori luogo in una giornata come questa. Noi alla rissa ci sottraiamo”.

E con un tweet anche il capogruppo in consiglio comunale di Palermo del Pd, Dario Chinnici, dà il proprio sostegno al segretario nazionale dei democratici Maurizio Martina, in visita oggi a Palermo. ​