Non solo affari commerciali ma anche doni di rito per accogliere, questo pomeriggio a Palermo, il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping. La bella Angelica e il Conte Orlando, due personaggi dell’opera dei pupi saranno regalati nel corso dell’incontro istituzionale.
Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars, ha infatti commissionato alla storica famiglia Argento la realizzazione di una Angelica di 70 cm, mentre il sindaco Leoluca Orlando donerà un Conte Orlando.
Gli Argento sono maestri pupari dal 1893. Nicolò Argento, che assieme al papà Vincenzo e ai fratelli Anna e Dario porta avanti l’attività e la tradizione di famiglia, si è detto onorato di avere realizzato i due pupi per il presidente cinese.
Angelica è una principessa del Catai, figura che ricorre in tutti gli spettacoli dell’opera dei pupi in quanto contesa da tutti i cavalieri, i paladini e i saraceni. Il conte Orlando, invece, è il primo paladino di Francia, nipote di Carlo Magno, eroe dell’opera cavalleresca, innamorato della principessa Angelica per la quale impazzì, in quanto Angelica sposò Medoro, uno scudiero saraceno.
Una tegola pesantissima cade sul movimento di Beppe Grillo. Un fedelissimo della Sindaca di Roma, Virgina Raggi, è stato indagato dalla Procura di Roma per corruzione nell’ambito del filone principale dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma quella che ha portato in carcere, nei mesi scorsi, l’ex presidente di Acea Luca Lanzalone e l’imprenditore Luca Parnasi. Si tratta di Daniele Frongia, attualmente assessore allo Sport del Comune di Roma, che fu anche vicesindaco di Roma.
“Ho appreso di essere coinvolto nell’indagine ‘Rinascimento’ del 2017 – dice Frongia alle agenzie di stampa – per la quale non ho mai ricevuto alcuna comunicazione, elezione di domicilio o avviso di garanzia. A seguito di informazioni assunte presso la procura, il procedimento a mio carico trarrebbe origine dall’interrogatorio di Parnasi del 20 settembre 2018, già uscito all’epoca sui giornali, in cui lo stesso sottolineava più volte di non aver mai chiesto nè ottenuto favori dal sottoscritto. Con il rispetto dovuto alla magistratura inquirente, avendo la certezza di non aver mai compiuto alcun reato e appurato che non ho mai ricevuto alcun avviso di garanzia, confido nell’imminente archiviazione del procedimento risalente al 2017″.
Il “casus belli” riguarderebbe una collaboratrice del Campidoglio che Frongia voleva far assumere a Parnasi. Il costruttore chiese all’assessore, che si occupava dello stadio della Roma, se avesse qualcuno da presentargli per farlo lavorare in una delle sue società e Frongia gli propose una dipendente del Comune. L’assessore ha sempre detto di “non aver chiesto alcun favore ma di essersi limitato a presentare quella persona perché mi era stato chiesto”.
La vicenda certamente non potrà che avere delle ricadute “politiche” sulla giunta capitolina, guidata dalla Raggi, alla luce anche dell’arresto di ieri del Presidente del consiglio comunale di Roma, Marcello Vito, accusato di corruzione.
Orlando ci ha sempre abituati a provocazioni e iniziative che, a livello comunicativo, riescono sempre ad essere vincenti. E certamente non si può dire che su questo piano sia davvero una spanna sopra gli altri. Questa volta è sul suo profilo facebook a farsi fotografare con indosso un giubbotto di salvataggio. Messaggio subliminale, quanto esplicito, sul tema migranti e per il quale da mesi ha instaurato un vero e proprio braccio di ferro con il ministro dell’Interno Salvini.
“Indosso Orange Vest per restare umani – scrive nel post il sindaco di Palermo Orlando -. Questo lo splendido, semplice invito rivolto a tutti noi da Vittorio Arrigoni e fatto proprio da migliaia di uomini e donne che di fronte alla violenza e all’indifferenza hanno scelto di essere e restare umani. E questi giubbotti che salvano vite, salvano anche noi, la nostra umanità, la nostra possibilità di restare umani”.
Malgrado la buona intenzione di voler contribuire ad un’iniziativa che sul web sta diventando virale, parte dei commentatori sembra non abbiano apprezzato quest’ulteriore presa di posizione del primo cittadino di Palermo. Rimane il fatto che, purtroppo, a piangere le conseguenze di quella che è un’eterna campagna elettorale, siano sempre i più deboli e gli indifesi.
Un accorato appello sul profilo facebook del Sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, di tantissimi marsalesi che chiedono al primo cittadino la proclamazione del lutto in città per l’efferato delitto della giovane Antonella Indelicato, appena 25enne, il cui cadavere è stato scoperto nelle campagne di Marsala.
“La nostra città oggi – si legge nel post pubblicato su Fb dal Sindaco – è senza parole per la tragica morte di Nicoletta Indelicato, che ci lascia sgomenti. Siamo vicini alla famiglia, colpita da un episodio efferato e drammatico, e manifestiamo la nostra gratitudine alle Forze dell’ordine e alla Magistratura per il lavoro svolto”.
Il corpo di Nicoletta è stato ritrovato in un vigneto in Contrada Sant’Onofrio all’una di notte. La giovane è stata portata in quel luogo e uccisa dai due suoi amici, Margareta Buffa e Carmelo Bonetta, quest’ultimo suo fidanzato.
E’ stato proprio Bonetta a portare sul luogo dell’omicidio i carabinieri, mentre Margareta dice di non essersi accorta di nulla, di essere svenuta, e di essersi svegliata dopo, a casa di Carmelo, alle due di notte. Ma questa sua tesi sembra non reggere e al momento non ci sarebbe alcun movente per un delitto così violento.
Sulla base delle primissime indagini Margareta, lei e il fidanzato sarebbero andati a ballare a Castelvetrano dopo aver ucciso Nicoletta. Si ipotizza che la Indelicato fosse ancora viva quando il suo corpo è stato bruciato. Uccisa a calci, pugni e ad alcuni fendenti. Fonti investigative “definiscono una sequenza di orrore e crudeltà che niente al mondo potrebbe giustificare”. I carabinieri e la procura di Marsala sono convinti che, dopo aver ucciso la giovane, i due abbiano cercato di disfarsi del corpo nelle campagne.
Tutto sarebbe scaturito da una lite. Rivali in amore, forse, non più amiche come un tempo,ma nessuno avrebbe potuto immaginare che Margareta Buffa, 29enne marsalese di origine romena adottata quando era piccola, sarebbe diventata la carnefice di Nicoletta Indelicato, 25 anni, anche lei di origine romena.
Le due ragazze si erano conosciute sui social e poi erano diventate amiche. Ma erano cominciati dei forti dissidi. Sembrerebbe anche che Nicoletta sia stata attirata in una trappola. Era già a casa quando è stata chiamata da Margareta che l’ha convinta ad uscire con lei e con Carmelo. Poi da li il tragico epilogo con un paese colpito profondamente da un evento così violento e impensabile.
Parole durissime quelle del neo capogruppo grillino al consiglio comunale di Palermo, Concetta Amella, che dà del rimpasto della Giunta, fatto dal sindaco Orlando, “un’ulteriore perdita di tempo e fallimentare”.
“L’operazione di Orlando serve solo a prolungare un’agonia politica che va avanti ormai da anni il cui epilogo è già scritto. Il Sindaco ha ovviamente difficoltà ad amministrare perché alle elezioni ha preso il consenso solo grazie ad un’accozzaglia di partiti di estrazione diversa e travestiti da falso civismo”.
E continua parlando della “cattiva gestione della cosa pubblica cittadina con riferimento al bilancio, alle partecipate, ai servizi, con i cittadini a pagarne le conseguenze in termini di tasse e servizi scadenti”.
“Il rimpasto – conclude l’esponente grillina – propone nuove facce, nuovi nomi, ma vecchie logiche. Un rimpasto fatto per sedare gli appetiti di una maggioranza ingorda, per serrare i ranghi di una maggioranza che compatta non è mai stata. Per questo siamo convinti che non ci sarà nessun rilancio dei servizi, della qualità della vita in città e delle partecipate. Non può esserci cambiamento con un sindaco come Leoluca Orlando”.
E vedremo, a questo punto, se davvero in consiglio comunale Orlando potrà contare ancora di una maggioranza trasversale o se l’eventuale mancato soccorso della minoranza potrà davvero metterlo in difficoltà per gli atti deliberativi che dovranno essere affrontati in aula e approvati. Noi di BloggandoSicilia avevamo fatto un’analisi politica su questo aspetto che vale la pena di rileggere se volete. Cliccate qui.
Un ordine netto che arriva dal pattugliatore della Guardia di Finanza alla nave “Mare Jonio” che trasporta a bordo 49 migranti salvati in mare: “Vi intimiamo l’alt, arrestate le macchine”. E la nave battente bandiera italiana risponde così: “Comandante non possiamo fermare nessuna macchina, qui c’è pericolo di vita, ci sono due metri di onda non fermo proprio niente”. (Segue il video di Rep.it della conversazione).
Di contro arriva il diktat del ministro dell’Interno Matteo Salvini che dice “arrestateli…Se lo fa un cittadino davanti ad un posto di blocco di Polizia o Carabinieri viene arrestato. Conto che questo accada”.
La Mare Jonio si trova vicino Lampedusa. La Gdf è salita a bordo per acquisire documentazione. “L’ispezione è conclusa con un verbale in cui è scritto che non c’è nulla da segnalare se non che le persone a bordo sono provate”, dice Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea.
Il tavolo tecnico del ministero, invece, ha evidenziato due violazioni della legge Salvini ed è proprio su questo presupposto che lo stesso vicepremier ha chiesto l’arresto del comandante e del capomissione. “La mare Jonio ha disobbedito per ben due volte all’ordine della Guardia di finanza di spegnere i motori. Il mare non era mosso e non c’era pericolo di affondamento. La Mare Jonio era più vicina alla Libia e Tunisia, ma ha fatto rotta verso l’Italia sottoponendo gli immigrati ad un viaggio più lungo. La nave non ha avvisato Malta. Ha disobbedito alle indicazioni della guardia costiera libica. Un comportamento che dimostra il chiaro intento di voler portare in Italia immigrati clandestini”.
E adesso si apre un nuovo fronte di polemiche sul quale, purtroppo, a subirne le conseguenze sono sempre dei poveri cristi.
Giovanni Favia, l’ex consigliere regionale emiliano dei cinquestelle, primo ad essere epurato via blog da Beppe Grillo, dice la sua “verità” sulla vicenda della pubblicazione di alcune foto osè, che ha visto coinvolta la deputata grillina Giulia Sarti. Oggi Favia ha aperto quattro ristoranti a Bologna e un tempo era legato alla Sarti da un legame molto profondo. In un’intervista al Corriere.it attacca violentemente il movimento di Grillo definendolo un “covo di vipere” fatto di “gente senza arte nè parte”.
Siete stati fidanzati? “Tecnicamente non eravamo fidanzati, ma le ho voluto moltissimo bene. La nostra amicizia è iniziata nel 2007, era sempre al mio fianco. Poi io ho rotto con i vertici, mentre altri sono rimasti dentro, spinti dalla voglia di arrivare. Raccontavano la favoletta di voler cambiare il Movimento dall’interno”.
Mentivano? “Gente senza arte né parte si è ritrovata in Parlamento. Incontri persone famose, hai migliaia di euro in tasca. All’inizio volevano fare un po’ i dissidenti come Pizzarotti. Ma poi quel reality diede loro un senso di esaltazione. Giulia ha tradito i suoi principi, si è messa a frequentare lo star system de’ noantri. È diventata una talebana e le ho tolto il saluto”.
Per i rimborsi? “No, perché non era più la stessa. Delle disavventure di Giulia non mi va di parlare, ma mi dispiace che sia finita alla gogna e voglio dire quello che so per certo. Il caso delle foto rubate non c’entra nulla con il revenge porn”.
Quegli scatti non sono una vendetta personale? “No, credo siano una vendetta politica interna al M5S. Lì dentro c’è una cyberguerra. Alla Casaleggio avevano una fobia nei miei confronti e tutti quelli che erano stati vicini a me erano visti con sospetto e subivano uno spionaggio stile Stasi. Non si fidavano di lei, pensavano che avesse dentro il germe della dissidenza. Il suo nemico era Max Bugani, l’unico in Emilia che ha tradito me e Pizzarotti”.
Sospetta di Bugani? Vuole prendersi un’altra querela? “Non dico che fu lui ad hackerare mail e foto. Non so chi sia stato, se attivisti o eletti, ma certo la corrente era quella. Il solo fatto che Giulia non mi avesse rinnegato era un problema, perché io ebbi uno scontro fortissimo con Bugani. Questa storia è un inside job, inutile prendersela con i media. Gli autori sono persone legate all’ala fideistica e hanno colpito lei perché era sopravvissuta alle epurazioni e se la sapeva cavare in tv”.
Dopo cosa è successo? “L’hackeraggio è stata una ritorsione. Per allontanarla dal cerchio magico di Di Maio cercavano la prova che nascondesse qualcosa. La storia del porno è una casualità che gli cade dal cielo. Ma Giulia prese una tale batosta che non osò più alzare le penne”.
L’ex fidanzato Andrea Bogdan Tibusche che ruolo ha? “Non c’entra niente”.
Come fa a esserne così certo? “Anche Giulia si è messa in un casino più grande di lei e non sa come uscirne. Magari ha esagerato in ambizione, ma non merita il momento terribile che sta vivendo”.
Perché Sarti si fece installare le telecamere in casa? “Se le ha messe per tutelarsi da quel covo di serpi che è il M5S ha fatto più che bene. Tutto è ipercontrollato, c’è una psicosi che porta a fotografarsi i messaggi telegram, quelli che poi spariscono. È una macchina di potere”.
Rocco Casalino? “È un professionista, la persona che ha più forza nel M5S. Ma la comunicazione è organizzata in modo militare. Non era così nemmeno con Berlusconi”.
Una app che potrebbe rivoluzionare il modo in cui compriamo e consumiamo la spesa di ogni giorno. Si chiama Ecofood Prime ed ha come obiettivo la diminuzione dello spreco alimentare a partire da semplici scelte quotidiane. A crearla sono stati Martina Emanuele e Giuseppe Blanca, fondatori di Olivia Srls.
Ogni anno nel mondo, secondo FAO e Coldiretti, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura. Solo in Italia ogni abitante spreca circa 145 kg di cibo nell’arco di un anno. Praticamente come se ogni famiglia buttasse via in un cassonetto 1.400 euro.
Questa emergenza è il punto di partenza di Ecofood Prime, che ha un meccanismo molto semplice: attraverso l’ecoshop sullo smartphone, l’utente riceve le offerte dei punti vendita più vicini che sfruttano la piattaforma per offrire cibi e prodotti alimentari che rischiano di rimanere invenduti, poiché prossimi alla scadenza, in eccedenza o con difetti estetici, ma ancora perfettamente idonei al consumo.
Cibi e prodotti possono quindi essere acquistati a prezzi vantaggiosi con benefit per entrambe le parti: da un lato il consumatore risparmia sull’acquisto, dall’altro l’esercente recupera almeno il costo d’acquisto ed evita lo smaltimento dell’invenduto.
Nella piattaforma è poi presente un elenco di associazioni e soggetti attivi nel volontariato per la ridistribuzione del cibo ai più bisognosi. Chiunque in questo modo può trovare subito e facilmente un soggetto a cui donare cibo e pietanze. Inoltre Ecofood Prime fa da “food organizer”, cioè tiene memoria della data di scadenza dei cibi e invia notifiche temporizzate per evitare le classiche dimenticanze all’ordine del giorno. E infine una funzione social permette di condividere il proprio “frigo virtuale” mettendo a disposizione dei propri contatti sui social network i cibi che si vogliono donare o usare per fantasiose ricette antispreco.
Il tutto si basa su un’impostazione altamente tecnologica, un algoritmo di matching utente/categoria di prodotto, che permette di offrire un’elevata esperienza d’acquisto al consumatore, al quale saranno proposti con maggiore frequenza gli alimenti che consulta di più e con il suo gesto saprà di contribuire alla riduzione degli sprechi.
“Davanti a un problema di proporzioni planetarie come lo spreco alimentare – dicono Giuseppe e Martina – crediamo che il cambiamento possa arrivare dai gesti semplici che compiamo ogni giorno. Basta averne consapevolezza. Per questo, Ecofood Prime, ha l’obiettivo di educare le persone a un consumo più sostenibile, ma anche a uno stile di vita rispettoso del nostro ambiente che consenta di distribuire al meglio le risorse. La sfida è globale e noi non possiamo rimanere indifferenti, tanto più se c’è un modo per contribuire risparmiando, facendo rete e divertendosi”.
Ma la notizia interessante è che Ecofood garantirà, a Confcommercio Palermo, per 45 giorni, un carattere di esclusività e le aziende che aderiranno in questo periodo potranno beneficiare di 3 mesi di prova gratuiti. “Siamo partner di bel progetto funzionale, efficace, innovativo oltre che etico, che vede protagonisti giovani brillanti i quali hanno avuto una buona idea, sono riusciti a farsela finanziare credendo in se stessi e nelle loro competenze innovative che oggi, grazie alla digitalizzazione e alla innovazione, permettono quanto prima era impossibile – afferma la presidente di Confcommercio Patrizia Di Dio – risolvendo il problema di mettere in collegamento domanda e offerta, con la condivisione della disponibilità dei prodotti che possono essere o venduti a prezzi convenienti o regalati da parte dei nostri operatori commerciali e tutela anche il commercio fisico della città”.
Forte già da subito il sostegno del mondo solidale, a partire dalla Missione Speranza e Carità di Biagio Conte, fino alla Caritas Diocesana Palermo, che con il pro-direttore fra Pino Noto ha dichiarato: “Siamo lieti di far parte di questa iniziativa. Contrastare lo spreco alimentare e, di conseguenza, anche le diseguaglianze alimentari, è ciò che è tra le nostre priorità quotidiane. Un’iniziativa come questa ha un forte valore educativo e culturale”.
Ecofood Prime, già tra le proposte più apprezzate in occasione di Smau Sicilia a febbraio 2019, parte dalla città di Palermo in via sperimentale e ha già coinvolto una rete di operatori del settore alimentare e non solo, a partire dal cofinanziamento della Regione siciliana e della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E, infine, tra i partner dell’iniziativa figura anche Sanlorenzo Mercato.
Amazon lo licenzia perchè va spesso in bagno ma lui è affetto dalla grave sindrome di Crohn. A quanto pare un lavoratore di un call center del Kentucky, negli Stati Uniti, è stato licenziato dall’azienda del multi miliardario Jeff Bezos, leader mondiale dell’e-commerce online.
Il lavoratore sarebbe stato allontanato dal posto di lavoro dall’azienda che ben sapeva dei suoi gravi problemi di salute. Ora l’ex dipendente, Nicolas Stover, ha citato in giudizio Amazon, per le gravi e assurde accuse di “furto di tempo” proferite dal suo supervisore.
Stover ha riferito che sin dal momento dell’assunzione Amazon ben sapeva dei suoi gravi problemi di salute. A causa della malattia l’uomo è costretto a usare il bagno più spesso rispetto gli altri impiegati, situazione che gli ha causato sanzioni disciplinari. Secondo la sua denuncia, la società che era già consapevole della malattia sin dal momento della sua assunzione a novembre 2016 e durante il periodo di prova. E per questo, ha violato la legge americana sulla disabilità con “politiche inflessibili e disumane riguardanti l’accesso al bagno”.
Nella richiesta di risarcimento, depositata il 15 febbraio, Stover ha avanzato un risarcimento dai 3 a 4,2 milioni di dollari di danni per i salari persi e un “significativo aggravamento dei sintomi” della malattia di Crohn. Al call center del Kentucky i dipendenti hanno diritto ad un’ora di pausa pranzo, due pause al giorno di 15 minuti e 20 minuti. La denuncia menziona il tempo assegnato per le pause bagno che non può essere modificato dai dipendenti. Dopo sei mesi il signor Stover ha richiesto pause al bagno non programmate, un banco più vicino al bagno e una sistemazione igienica per il trattamento endovenoso della malattia. Sono stati tutti negati.
“Due anni fa – dice Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, sia il Guardian che la BBC hanno mandato i loro reporter sotto copertura a vedere come fosse davvero la vita dentro uno dei famigerati centri di smistamento di Amazon. In buona sostanza avrebbero rilevato livelli di stress pericolosi per la salute mentale, vesciche per le lunghe camminate, turni lunghissimi. Un portavoce di Amazon ha riferito, invece, che al momento la società non ha pendenze legali in sospeso”.
La sintesi è questa: Salvini vince anche se, in Sardegna, nonostante lo straordinario impegno profuso, non trasforma in oro tutto quello che tocca (ma su questo torneremo tra un pò); Di Maio, e il dato è davvero clamoroso, registra un’incredibile ecatombe; il centrosinistra di Massimo Zedda, inteso come coalizione larga, inclusiva, rinnovata, come avvenuto due settimane fa in Abruzzo, esiste.
Questi i numeri, a scrutinio ancora in corso che, appunto dopo l’Abruzzo, fotografano non un caso isolato, ma la tendenza di un umore che avanza nel paese: il centrodestra, nel suo insieme, è una coalizione maggioritaria, col 47 per cento dei voti; il centrosinistra al 33; i Cinque Stelle attorno al 10 per cento. Sono le cifre di un evidente ribaltamento dei rapporti di forza rispetto al 4 marzo. Che certificano, e non è un dettaglio, quanto questo Parlamento non sia più specchio del paese, inteso come consenso reale dei partiti e con una coalizione che nei territori ha quasi il 50 per cento, ma non governa a Roma. Anche se, diciamolo subito: non c’è nessun automatismo tra questo elemento e una precipitazione della crisi dei governo, per il semplice motivo che Salvini non ha la certezza che l’apertura di una crisi porterebbe alle elezioni anticipate. E perché, ormai è chiaro a chiunque, il leader leghista non ha alcuna intenzione di resuscitare, a livello nazionale, la vecchia alleanza con l’ammaccato Berlusconi. In fondo, è proprio questo “strano” assetto di governo ad aver consentito e consentire la sua operazione sovranista e la costruzione di una egemonia nell’ambito di una nuova destra.
La notizia è, innanzitutto, la crisi dei Cinque Stelle, che passano dal 42,5 dello scorse politiche al 10 cento. Mai si era visto, nella storia nazionale, un partito che in un anno disperde il 32 per cento dei consensi. In Abruzzo non funzionò una campagna gestita in prima persona dai suoi leader, che avevano impresso una torsione estremista e di lotta su gilet gialli e Tav, politicizzando il voto e persero la metà dei voti. In Sardegna non ha funzionato la loro assenza – praticamente non si sono visti – e l’incapacità di intercettare la protesta autonomista, spoliticizzando il voto. E hanno perso tre quarti dei voti, franando ben sotto il 20 per cento anche nelle roccaforti di Carbonia e Porto Torres dove governano. Proprio questo “non azzeccarne una” dà il senso di una crisi profonda, identitaria, a cui Luigi Di Maio si appresta a dare una risposta tutta organizzativa – le liste civiche, le nuove regole, più struttura, diciamo così partitica – ma non politica. Nel senso che, come due settimane fa, il leader pentastellato continua ad eludere la non irrilevante questione di fondo, su quali siano le ragioni profonde che rischiano di portare alla liquidazione un soggetto capace, solo un anno fa, di suscitare aspettative di cambiamento di larga parte del paese. L’analisi dei flussi chiarirà meglio dove stanno andando i voti del Movimento, se verso l’astensione, verso la Lega o verso entrambe. Però è un dato di fatto che, da quando il Movimento è al governo, non solo perde sempre, il che alle amministrative è sempre accaduto, ma arriva terzo, il che rappresenta una novità. Sta accadendo cioè che nei territori sta risuscitando quell’Italia bipolare tra centrodestra e centrosinistra che proprio l’avanzata del movimento aveva fatto saltare, fondando un nuovo ordine politico tripolare.
Ed è proprio questo dato, non locale ma tutto politico, che spiega una certa inquietudine che serpeggia dentro la Lega. Dicevamo: Salvini vince, ma in Sardegna non trasforma in oro tutto quello che tocca. Alle politiche la Lega, assieme al partito Sardo d’Azione, conquistò il 10,79. Oggi, in Sardegna, la Lega è al 12,4, il Partito Sardo d’Azione al 9,6. La somma (oltre il 20) rappresenta senza dubbio una avanzata rispetto a un anno fa, peraltro in una coalizione con ben 11 liste, dunque ad alta dispersione del voto. E anche nell’Isola conferma una egemonia della Lega nel centrodestra: Forza Italia dimezza i voti passando dal 15 al 7,5; Fratelli d’Italia passa dal 4 al 5,3.
Però, rispetto al 26 per cento dell’Abruzzo, quella di Salvini non è stata una cavalcata trionfale, considerato l’impegno profuso. Il leader della Lega, in queste settimane, si è praticamente trasferito in Sardegna, ha riempito le piazze, ha battuto palmo a palmo l’Isola, ha affrontato di petto la questione dei pastori. Il dato, per quanto soddisfacente, non dà l’idea di una inarrestabile spinta propulsiva in vista delle Europee. Non ha caso si aspettava un 18-20, per festeggiare come due settimane fa. Certo, c’è il candidato Christian Solinas che non ha entusiasmato nelle performance. Però, ecco l’inquietudine, anche per Salvini c’è una riflessione che riguarda l’effetto governo. La domanda è: quanto la sua capacità attrattiva, che finora c’è stata, può prescindere da un esperimento di governo che sta diventando un caso di scuola di un crescente immobilismo? Tav, autonomie, l’incubo di una manovra correttiva. Sono in tanti che, in queste ore, stanno suggerendo al Capitano una riflessione su quanto, in prospettiva, proprio l’implosione dei Cinque Stelle rischia di essere letale anche per la Lega. Se non la crisi, mosse che diano il senso di una sterzata. E mai, come in queste ore, si registra una spaccatura crescente tra Salvini, comunque convinto nell’andare avanti con questa esperienza di governo, e il grosso del mondo politico leghista, concorde con Giancarlo Giorgetti che questo governo sia diventato un impiccio da cui liberarsi al più presto.
Per la seconda volta dal 4 marzo, torna il centrosinistra. E anche questo è un trend. Zedda, come Legnini, resuscita una coalizione che supera il 30 per cento. Un anno fa era al 17,6, col Pd al 14,8. Il centrosinistra, non il Pd che è attorno al 13. È una indicazione a livello nazionale: candidati con esperienze istituzionali o di buon governo, coalizioni che esprimono un progetto, fine dell’autosufficienza di questi anni diventata vocazione minoritaria, capacità di ascolto, poca arroganza. Non una alternativa compiuta, ma una indicazione su cui lavorare. E già questo, visti i tempi, non è poco.
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