Cala di quasi un punto la Lega di Matteo Salvini, che rimane, comunque, sempre il primo partito. Aumentano il consenso il M5s, FdI e Forza Italia. Risale anche il Partito democratico che, con il nuovo corso a guida Enrico Letta arriva al 19,1 per cento. Lievissimo balzo di Azione e Italia Viva, rispettivamente di Calenda e Renzi. E’ quanto emerge dal sondaggio elettorale commissionato dal Tgla7 di Enrico Mentana all’Swg e mandato stasera in onda.
Secondo l’ultimo sondaggio Ixè, la Lega si è stabilizzata al 23% e mantiene la prima posizione anche grazie al momento negativo del PD. Il maggiore partito di Csx subisce infatti la crisi di governo e perde mezzo punto.
Vanno invece in parallelo e su percentuali vicine – 15,8 e 15,4 per cento – FdI e M5S: -0,2 per entrambi la scorsa settimana. Continua l’ottimo momento di FI, che prosegue ormai da ottobre, ma la crescita più vistosa di questa rilevazione Ixè è quella di Azione, che quasi raddoppia i voti passando dal 2 al 3,7%: Calenda sembra giovarsi della posizione di spettatore critico della crisi di governo.
Azione ruba consensi agli altri partiti liberali; calano così Italia Viva, che non trae giovamento dalla caduta dell’esecutivo causata dal proprio fondatore, e +Europa. Bene invece i Verdi e la Sinistra, giù gli “altri”.
“Esiste un reale rischio di chiusura per migliaia di aziende agricole a causa dei danni provocati dagli effetti del Covid. E’ necessario che la Regione siciliana dichiari lo stato di crisi. In seguito agli eventi pandemici l’agricoltura e la zootecnia siciliana versano in uno stato di grandissima difficoltà. L’ aumento dei costi di produzione e le continue speculazioni nei confronti dei nostri prodotti ha messo in ginocchio l’agricoltura e la zootecnia”.
E’ il grido di allarme lanciato dal movimento “Terra è Vita”, nel corso di un incontro avvenuto con l’assessore all’Agricoltura della Regione siciliana, Toni Scilla.
Toni Scilla, assessore regionale all’Agricoltura
“Prodotti, come il grano duro, la frutta e l’uva – scrivono gli esponenti del movimento Santo Bono e Pino D’Angelo – hanno subito una flessione negativa di circa il 40%, mentre per altri prodotti come gli ortaggi, il latte bovino, la carne e l’olio d’oliva la diminuzione dei prezzi si attesta intorno al 35-40%. Inoltre, a tutto questo si aggiunge una serie di eventi atmosferici che, negli ultimi mesi, hanno arrecato danni gravissimi alle produzioni e alle strutture agricole. Questo, di fatto, costringerà migliaia di agricoltori e allevatori ad abbandonare l’attività produttiva, causando così un durissimo colpo all’economia dell’intera Sicilia”.
“Dunque, un nuovo bacino di disoccupazione settoriale vedrà decine di migliaia di lavoratori ritrovarsi senza alcuna forma di sostentamento. La chiusura dei ristoranti e degli hotel ha prodotto, tra l’altro, anche un calo vertiginoso del consumo dei prodotti agricoli mettendo in crisi le aziende siciliane”.
“Si è parlato anche – si legge ancora nella nota – degli agrumi siciliani venduti a prezzi che non incoraggiano la produzione e che, inoltre, debbono subire la concorrenza sleale delle arance di provenienza estera che per di più vengono trattate chimicamente, ma oltre il danno economico per i produttori anche la beffa per il consumatore ignaro. Migliaia di aziende zootecniche rischiano la chiusura perché, se si considerano tutti i costi dei sementi, fieno, mangimi, affitti, tasse, contributi e via continuando, il latte prodotto viene venduto sotto-costo e la maggioranza dei pastori siciliani, non trasformandolo, si ritrovano a vendere il proprio prodotto in un mercato taroccato, dove chi acquista il latte a litro va a rivenderlo fuori dalla Sicilia a prezzi che arrivano anche a 97 euro al quintale più IVA”.
“Tutto ciò a causa del disinteresse generale ad affrontare la questione. Il settore olivicolo è stato danneggiato non solo dall’effetto Covid, ma anche dalle speculazioni che vengono effettuate dalla Grande distribuzione organizzata (GDO), un litro di olio extra vergine viene venduto in promozione a euro 2,60”.
Inoltre, i rappresentanti di “Terra è Vita” Santo Bono, Pino D’Angelo affermano di aver concordato alcuni impegni con l’assessore Scilla su tutti gli argomenti trattati, “nella speranza che a breve i nuovi e gli annosi problemi che investono il settore agroalimentare e zootecnico siciliano, speriamo, giungano a soluzione”.
“Noi di Terra è Vita – concludono Bono e D’Angelo – prendiamo atto della grande disponibilità da parte dell’assessore Scilla e speriamo che dalla disponibilità si passi ai fatti concreti. Ma siamo, altresì, consapevoli che i problemi sono tanti e gravi e che solo dal confronto e dalla comprensione di essi e dal rispetto e dalla collaborazione tra le parti in causa si potrà raggiungere i risultati sperati”.
E’ uno scenario che, ovviamente, contempla diverse variabili. Prima tra tutte: la nuova legge elettorale che, come da rituale, viene sempre fuori dal cilindro a ridosso di ogni competizione. Quindi ancora lontana dal prendere corpo se consideriamo che con molta probabilità si andrà a votare nel 2023. E non indifferente, anche, la riduzione dei parlamentari che andrebbe ad incidere in modo marcato sulla nuova composizione del Parlamento.
Ma veniamo ai dati che sono stati realizzati e analizzati dal sondaggista Nando Pagnoncelli per il Corriere.it. La simulazione del nuovo Parlamento è stata effettuata utilizzando i dati provenienti da 33.300 interviste realizzate da Ipsos tra il 10 settembre e il 16 dicembre 2020, ponderati allineandoli alle tendenze di voto più recenti. L’analisi è basata sulla legge elettorale attuale, convenzionalmente denominata Rosatellum. La conformazione dei collegi maggioritari (147 alla Camera e 74 al Senato) è stata effettuata accorpando collegi limitrofi. La ripartizione dei collegi vinti da ciascuna coalizione tra i differenti partiti coalizzati è stata fatta ipotizzando una suddivisione delle candidature che tenga conto sia del peso elettorale nazionale di ciascun partito coalizzato, sia del peso elettorale relativo a ciascuna area geografica cui appartiene il collegio.
Inoltre, la simulazione sui seggi ottenibili nella parte proporzionale è stata effettuata sulla base delle norme previste dalla legge vigente: considerando quindi le intenzioni di voto rilevate a dicembre, Azione, Italia viva e Sinistra italiana/Leu parteciperebbero alla ripartizione dei seggi assegnati con metodo proporzionale alla Camera, ma non al Senato. Infine, l’attribuzione dei seggi «estero» tiene conto di quanto avvenuto in occasione delle elezioni precedenti e delle tendenze di voto rilevate in Italia.
La simulazione si basa su due ipotesi di offerta politica: il primo scenario prevede la tripartizione tra centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e liste minori del centrodestra), centrosinistra (Pd, Si/Leu, Iv, Azione e liste minori del centrosinistra) e Movimento 5 Stelle; il secondo considera la contrapposizione tra centrodestra e una coalizione tra le quattro forze che sostengono il governo Conte 2. Entrambi gli scenari ipotizzati attribuiscono la maggioranza al centrodestra: nella prima ipotesi con 222 seggi alla Camera (di cui 106 assegnati alla Lega) contro 123 stimati per centrosinistra (di cui 84 vanno al Pd) e 51 al M5S. Analogamente al Senato il centrodestra prevarrebbe con 115 seggi, contro 58 per il centrosinistra e 23 per i 5 Stelle. Nella seconda ipotesi il vantaggio risulta più contenuto (212 seggi alla Camera e 109 al Senato).
Dunque, i giochi sono chiusi? Non proprio, per almeno due motivi: innanzitutto nei collegi uninominali i rapporti di forza tra le coalizioni presentano ampi margini di incertezza, basti pensare che nel primo scenario i collegi contendibili (nei quali la distanza tra le prime due posizioni è inferiore al 5%) sono 55 su 147 e nel secondo 33. In secondo luogo, la simulazione tiene conto degli orientamenti di voto più recenti, quindi con l’incognita dell’offerta politica e delle possibili alleanze, e in assenza di una campagna elettorale che può risultare decisiva nello spostare consensi. Le incognite sono dunque molte, a partire dall’evoluzione dell’emergenza sanitaria e della situazione economica. E, lo ribadiamo ancora una volta, i sondaggi non sono un oracolo, rappresentano una fotografia della situazione attuale, non la previsione dell’esito finale.
“Il prossimo anno deve parlare siciliano. Non solo per promuovere i prodotti della nostra terra ma soprattutto per sostenere quegli imprenditori locali che, a causa della pandemia, rischiano di perdere quanto faticosamente avevano costruito puntando sulla qualità e la genuinità del territorio sganciandosi dalla produzione commerciale e dalle logiche del marketing delle grandi aziende”.
A lanciare la proposta è Margherita Tomasello, presidente dell’Accademia Siciliana della Pasta che vuole essere un punto di riferimento sul mondo dei prodotti biologici e certificati a km0. Oltre alla pasta realizzata dai mulini locali già in vendita nei supermercati con il marchio “Sicilia Naturalmente”, Tomasello ha deciso di lanciare due pacchi che portano il nome delle bellissime isole siciliane di Ustica e Lipari con all’interno prodotti rigorosamente made in Sicily.
“Chi vorrà acquistarli troverà al loro interno la pasta prodotta in modo artigianale con il 100 per cento di grano duro siciliano – dice l’imprenditrice, la cui famiglia è stata proprietaria dello storico pastificio palermitano – ma anche la salsa di datterino, selezionata attentamente per il suo sapore intenso e Mediterraneo che evoca l’Isola in ogni piatto, e l’olio extra vergine d’oliva, Igp siciliano, estratto a freddo. E in più un piccolo regalo: i grembiuli e i poggia caffettiere realizzati da piccoli artigiani delle nostre province che, giorno dopo giorno, lavorano per tramandare la nostra tradizione, sia pure in chiave rivisitata e moderna”.
Nonostante la pandemia, il bilancio di quest’anno di Accademia Siciliana della Pasta, si chiude con un saldo nettamente positivo. E’ in corso, infatti, il complesso procedimento che in un paio d’anni potrebbe portare al riconoscimento dell’indicazione geografica protetta (I.G.P.) della pasta siciliana: ci sono già state le prime riunioni, in videoconferenza, con i più importanti pastifici regionali per creare una sorta di “cartello” di produttori siciliani che aderiscono all’iniziativa. Si tratta del primo ma decisivo passaggio per presentare la proposta alla Comunità Europea: Accademia Siciliana della Pasta sarà affiancata dal Consorzio Ballatore, ente di ricerca pubblico che studia l’intera filiera dei cereali, i cui soci fondatori sono l’assessorato regionale Agricoltura; la Cooperativa Agricola Valle del Dittaino; il Centro Studi Operativi Tecnici ed Economici Nino Zizzo e il Dipartimento di Agrobiologia e Agrochimica dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo.
“Lo scopo – continua Margherita Tomasello – è di contrastare l’arrivo in Sicilia di grano canadese, contenente glifosato (una sostanza chimica che serve per aumentare il tasso di glutine, ndr), che viene acquistato per il suo basso costo e che non garantisce un prodotto di qualità. La certificazione interessa un mondo di centinaia di produttori siciliani e “impatta” sui consumatori, i quali, grazie al marchio Igp, potranno acquistare la pasta realizzata con un preciso protocollo che ne assicura la tracciabilità e la genuinità di tutte le sue componenti”.
L’IGP dedicato alla “Pasta di Sicilia” dovrà essere ottenuto dall’impasto della semola di grano duro siciliano con acqua locale, così come i formati per il consumo dovranno essere diversi, tutti tipici, e frutto della fantasia dei pastai: “Non è ammissibile – conclude il presidente dell’Accademia Siciliana della Pasta – che la pasta siciliana non abbia ancora la denominazione d’origine che viene assegnata a quei prodotti agricoli o alimentari che vengono realizzati in uno specifico territorio, come ad esempio è avvenuto con la Pasta di Gragnano. La nostra pasta, grazie al clima e alla genuinità dei grani selezionati e maturati al sole, offre una qualità superiore e non ha nulla da invidiare a etichette più famose rendendola riconoscibile al tatto e al gusto e particolarmente adatta ai sughi e ai condimenti. Inoltre siamo conosciuti nel mondo per la maestria dei pastai e non a caso la Sicilia è la regione con più consumatori di pasta pro-capite, quasi il 40 per cento rispetto al resto del Paese”.
Scenario tutto in divenire quello che emerge dal sondaggio elettorale commissionato dal Corriere.it, all’Istituto Ipsos di Nando Pagnoncelli.
Il centrodestra, pur con trend differenti dei tre partiti, si mantiene saldamente in testa nelle preferenze degli elettori attestandosi nel complesso al 48,8%, La sinistra e il centrosinistra raggiungonoinveceil 32,9% e le quattro forze della maggioranza si collocano al 42,2%. Dunque, i rapporti di forza tra le aree politiche rappresenta uno dei pochi elementi che non hanno subito modifiche in questo anno in cui è cambiato quasi tutto.
Da ultimo, gli orientamenti di voto. I dati più significativi sono rappresentati dalla flessione della Lega che, pur mantenendosi al primo posto con il 23,5% dei consensi, perde il 2% rispetto a novembre, nonché dall’aumento di Forza Italia che raggiunge il 9,3% (+1,3%), il valore più elevato dal giugno dello scorso anno, e dalla crescita del M5S (+1%) e di Fratelli d’Italia (+0,5%), appaiati al 16%. Da notare anche l’allineamento al 3% di tre forze politiche: Sinistra Italiana, Italia Viva e Azione. Indecisi e astensionisti si mantengono al di sopra del 40%, un dato che deve dar riflettere.
Nello scenario politico di dicembre si evidenzia un dato inusuale, rappresentato dal calo di popolarità dell’esecutivo a fronte di una ripresa di apprezzamento per il presidente Conte. L’indice di gradimento del governo, infatti, arretra di 3 punti rispetto a fine novembre, attestandosi a 49, il dato più basso dal conclamarsi della pandemia, mentre l’apprezzamento del premier (57) fa registrare un aumento di 2 punti, invertendo il trend negativo iniziato ad ottobre.
In realtà il diverso andamento dei consensi è meno contradditorio di quanto si possa pensare: il governo sta attraversando una fase molto critica, caratterizzata da forti tensioni interne. Da diverse settimane l’indicatore di coesione delle forze della maggioranza è in flessione e le divisioni interne sono vissute dai cittadini come mere questioni di potere, assai lontane dai problemi del Paese. Insomma, è la «politica politicante» che prevale sugli interessi generali.
Il premier Giuseppe Conte
Fa da contraltare il profilo istituzionale che il presidente Conte fin dal suo primo mandato è riuscito a ritagliarsi: non è considerato un politico, non appartiene ad un partito, dall’inizio della legislatura ha presieduto due governi composto da forze politiche diverse. A ciò si aggiunge l’aspettativa degli elettori della maggioranza che Conte sappia ricomporre le fratture per garantire la continuità dell’esecutivo. È un’aspettativa che gli consente di mantenere molto elevati i livelli di fiducia e di consenso tra i dem e i pentastellati.
In questo contesto si attribuisce più al governo che al premier la responsabilità delle diverse misure adottate negli ultimi due mesi per contenere il rischio dei contagi. Si tratta di misure che, a differenza di quanto avvenne nella primavera scorsa, sono giudicate da molti cittadini ondivaghe, troppo o troppo poco restrittive (non dimentichiamo che il paese è diviso riguardo alla pericolosità del virus: prevalgono i preoccupati ma una robusta minoranza tende a ridimensionarne la portata) e stanno suscitando reazioni di disorientamento e di vera e propria insoddisfazione.
Il sondaggista Nando Pagnoncelli
Quanto al gradimento per i principali esponenti politici e i capidelegazione, rispetto a novembre si registra il controsorpasso di Speranza (indice 36, in aumento di 1 punto) su Giorgia Meloni (34, in flessione di 2); al terzo posto Salvini (31, in flessione di 2), quindi Zingaretti, stabile a 29. Nella rilevazione di questo mese abbiamo considerato anche i leader delle forze politiche minori. I risultati che li riguardano sono fortemente influenzati dal diverso livello di conoscenza e dalla loro visibilità mediatica: vale la pena ricordare che l’indice di gradimento viene calcolato escludendo chi non conosce l’esponente politico e coloro che non sanno esprimere un giudizio. Ebbene, tra le new entry si sottolinea il quinto posto in graduatoria di Calenda (28) e i risultati di Bonino, Fratoianni e Toti, appaiati a 25, che incalzano Franceschini, Di Maio e Berlusconi che si attestano a 26.
Ovviamente il 2023, scadenza naturale del Parlamento, è ancora lontano e le dinamiche future, tra cui l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica che avverrà nel 2022, sicuramente saranno il perno per nuove alleanze, che potrebbero anche essere diverse dal “naturale” modello, tracciato dal cosiddetto bipolarismo.
E’ una dichiarazione pesantissima quella pronuncia dal professore Walter Ricciardi, ospite al programma di Radio1 Rai, “Un Giorno da Pecora”, consulente del ministro della Salute, Speranza.
“Questi lockdown sono per due settimane, anche se per me ci vorrebbe più tempo per appiattire la curva epidemica. Con i dati che abbiamo, che sono perfino superiori rispetto a quelli di febbraio o marzo in termini numerici, non voglio spaventare nessuno, ma probabilmente due settimane sono insufficienti per arrestare la curva e sicuramente lo sono per invertirla”.
“Com’è successo a Wuhan: quando fai il lockdown ci vuole molto tempo affinché i dati si stabilizzano – afferma ancora Ricciardi – e poi diminuiscono, normalmente, dopo due mesi”.
Il consulente del ministro Speranza, alla domanda su quanto potranno durare le chiusure di questa seconda ondata, ha detto: “Dobbiamo valutare di settimana in settimana ma la mia previsione è che durino almeno un mese o un mese mezzo“. Ha spiegato, infine, di immaginare un Natale “prudente, con celebrazioni sobrie e attente”.
Quindi senza giri di parole ha voluto anticipare uno scenario che temevamo potesse concretizzarsi. E oggi i dati nazionali parlano chiaro con 37.809 positivi e 446 morti.
“Il metodo dello screening di massa tramite drive-in all’aperto è senza dubbio efficace per individuare velocemente i positivi al Covid-19 e quindi ridurre il numero dei contagi. È in questo momento drammatico uno strumento fondamentale per frenare i casi sintomatici che stanno sempre più affollando gli ospedali ormai prossimi al collasso”.
Lo dice la deputata regionale e consigliere comunale di Palermo, Marianna Caronia (Forza Italia), che chiede sia alla Regione che al Comune, di “fare il necessario per mantenere questo servizio alla fiera del Mediterraneo quanto più a lungo possibile per le categorie sensibili partendo dagli studenti e anche per coloro che sono costretti a casa in attesa dei tamponi da parte dell’ASP”.
“Sarebbe poi utilissimo realizzarne al più presto altri nei quartieri della città dove è più difficile che i cittadini abbiano le risorse per poter fare privatamente i test. Questo è un modello di intervento che va esportato anche fuori Palermo, eventualmente ricorrendo anche al supporto della Protezione civile e dell’esercito”
“Non c’è più tempo da perdere – conclude la Caronia – per frenare non tanto la crescita del numero di positivi, quanto piuttosto il numero dei sintomatici e di coloro che necessitano di cure mediche”.
Sono scesi pacificamente stamane in piazza, davanti al Teatro Massimo di Palermo, allo slogan: “non fermate lo sport”. Si tratta di un gruppo di gestori e sportivi delle palestre, piscine e scuole di danza della città che hanno ribadito il proprio no all’ultimo decreto del premier Conte, che ha chiuso di fatto le loro attività.
A prendere parte alla manifestazione è stato Igor Gelarda, capogruppo della Lega a Palazzo delle aquile, che ha espresso solidarietà ai lavoratori.
“Nonostante siano state applicate tutte le norme, con un costo non indifferente, e nonostante non vi siano focolai accertati da diffusione di covid in palestra – ha affermato Gelarda – il decreto Conte è calato su di loro come una scure. Fermare le palestre significa fermare anche una sana attività sportiva che aiuta a rinforzare le difese immunitarie”.
“Ciò che chiedono adesso gestori e dipendenti, per non condannare definitivamente la categoria – ha concluso il consigliere comunale – è un ristoro a tutte le perdite che avranno e che hanno avuto. Lo sport è una parte importante e sana della nostra società”.
Sono settimane difficili per il nostro Paese che si ritrova a fare i conti con le misure restrittive rese necessarie dall’aumento dei contagi. Si avverte una forte attenuazione del senso di concordia e di coesione che aveva caratterizzato la fase più acuta dell’emergenza nella scorsa primavera. La speranza di uscire dal tunnel è venuta meno e ha lasciato spazio al malcontento che si riflette sull’apprezzamento dell’operato del governo e del presidente Conte. Infatti, l’indice di gradimento, pur mantenendosi elevato, fa registrare una brusca flessione: rispetto al mese scorso diminuisce di 7 punti sia per l’esecutivo (da 62 a 55), sia per il premier (da 65 a 58). Il calo è maggiore tra le categorie più interessate dai provvedimenti restrittivi (commercianti e artigiani) e tra i ceti più esposti agli effetti della crisi economica, come i lavoratori con contratto a termine e i giovani disoccupati nonché, come era lecito attendersi, tra gli elettori del centrodestra.
Il clima influenza anche le valutazioni sui leader e i capidelegazione: con l’eccezione di Giorgia Meloni che vede aumentare di un punto il proprio indice di gradimento, raggiungendo il primo posto a pari merito con il ministro Roberto Speranza, gli altri esponenti fanno segnare una flessione o tutt’al più un dato stabile. Il calo risulta più accentuato per Di Maio (-5), per ragioni riconducibili alle divisioni interne al M5S, Speranza (-3) a causa della forte ripresa del Covid, Bellanova (-3) e Bonafede (-2), meno visibili nelle ultime settimane, e Renzi (-2) che scende tra gli elettori della maggioranza a seguito delle critiche al governo. Quanto agli orientamenti di voto, si osservano alcune variazioni di rilievo, a partire dal calo del M5S (-2,7%) che viene appaiato al terzo posto da Fratelli d’Italia con il 15,9%. In testa si conferma la Lega con il 24,5% (+0,5%), seguita dal Pd con il 20,7%, in crescita di 1,4%. Al quinto posto Forza Italia che si attesta al 7,9%, in aumento di 1,1%, il risultato migliore degli ultimi 13 mesi. A seguire le forze politiche vicine al 3%: Azione (3%), Italia viva (2,9%) e Leu (2,8%), quindi +Europa (2,3%) e Europa Verde (1,9%). La quota di astensionisti e indecisi cresce di 1,1% e ritorna sopra al 40%.
Nel complesso i tre partiti del centrodestra ottengono il 48,3% delle preferenze, la sinistra e il centrosinistra si fermano al 33,6%, mentre le quattro forze della maggioranza si attestano al 42,3%. Insomma, il lockdown dei mesi scorsi aveva ottenuto maggiore consenso perché riguardava tutti, mentre i provvedimenti selettivi creano scontento ed evidenziano la frattura tra i ceti «garantiti» e quelli «non garantiti». Non solo, nei mesi scorsi la stragrande maggioranza dei cittadini si mostrò refrattaria alla caccia alle streghe, mentre oggi una larga parte non lesina critiche per la situazione del trasporto pubblico, della scuola, per la mancanza di posti in terapia intensiva, perché non siamo stati in grado di farci trovare pronti di fronte alla seconda ondata. Le proteste di piazza, per quanto minoritarie e al netto degli infiltrati, sono il sintomo di una tensione sociale che cresce e rischia di propagarsi quanto il Covid erodendo il clima di fiducia di cui oggi più che mai ci sarebbe bisogno per contrastare la crisi.
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