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Gaetano Càfici

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E’ un attacco diretto al primo cittadino, proprio nel giorno in cui il consiglio comunale, questo pomeriggio, discuterà di Sispi, la società che gestisce il sistema di informatizzazione del Comune e in particolare delle notifiche delle multe. La denuncia è della consigliera pentastellata a Sala delle Lapidi, Concetta Amella, che parla di immobilismo del sindaco Orlando in quanto da socio unico “non ha convocato l’assemblea ed impartito al cda della Sispi le direttive per il rinnovo del contratto. E ricordo proprio ad Orlando che gli organi della partecipata sono scaduti dal  5 luglio dello scorso anno e, ancora oggi, a distanza di oltre 8 mesi, non sono stati rinnovati”.

Ricordiamo che la vicenda della Sispi è stata anche sottoposta alla lente di ingrandimento dei dirigenti del Ministero dell’Economia che, nel corso di una relazione amministrativo-contabile svolta più di un anno fa (cliccare per leggere le 254 pagine), avevano riscontrato numerose criticità a carico dell’amministrazione comunale. Proprio una parte del documento aveva riguardato le partecipate, in merito alle quali erano state contestate presunte inefficienze e irregolarità sia per i contratti di servizio, che per la dotazione di personale.

E gli ispettori avevano specificamente contestato proprio la mancata stipula del contratto di servizio con la Sispi, sostituito da una convenzione scaduta nel 2014, attraverso una delibera di giunta.

“Ciò costituisce nei fatti un ritardo lungo 4 anni – sostiene l’esponente grillina – che potrebbe provocare un bel buco di bilancio nelle casse comunali, poiché le multe notificate dalla società potrebbero non avere alcuna validità.

Il mancato rinnovo del contratto dell’azienda che si occupa della gestione relativa allo sviluppo e conduzione tecnica del sistema informatico e telematico, configura, come scrivono nella relazione gli ispettori del MEF, “una grave violazione delle disposizioni regolanti l’attività contrattuale delle pubbliche amministrazioni, oltre a costituire illegittima assenza della fonte regolativa del rapporto contrattuale con la Sispi”.

Per la ragioneria di Stato, infatti, la sola presenza di una delibera di giunta, seppur indicante il costo complessivo del servizio per gli ulteriori cinque anni, “non costituisce adozione sufficiente per non ritenere, in assenza di contratto, le fasi della spesa sostenuta dopo la scadenza del contratto originario inficiate da grave irregolarità”.

E come se non bastasse, a non convincere gli ispettori, c’è anche l’assenza, nel rinnovo di affidamento, del riferimento esplicito al “corrispettivo complessivamente spettante alla società che, nell’articolo 14 alla voce fatturazione e modalità di pagamento dei corrispettivi, viene genericamente indicato rinviandolo al Piano operativo annuale”.

“Ne viene fuori perciò un modo di fare politicacontinua la consigliera Amellache spesso sembra essere fondato su scelte unilaterali e fiduciarie, un modo anomalo di fare politica che rende poco trasparente e poco partecipata l’azione dell’Amministrazione”.

La domanda che sorge spontanea è come mai il consiglio comunale non abbia esercitato il ruolo di controllore nel fare propria una delibera che è rimasta solo di giunta. Ed ancora, come mai, considerata l’approvazione recentissima della delibera sugli statuti la stessa sottolinea, nell’indurre l’adeguamento degli statuti delle partecipate, il controllo analogo di competenza del Sindaco.

Un “ginepraio” davvero complicato per l’amministrazione comunale che oltre al problema delle partecipate ha anche quella del bilancio 2018. Ma di questo ne parleremo in seguito. Un passo dopo l’altro.

 

In occasione della Santa Pasqua, vogliamo riproporre alcune frasi della preghiera di Papa Francesco, pronunciate al termine della via Crucis al Colosseo. Una riflessione e un grido di dolore in un mondo ferito dove prevalgono sempre “odio, profitto e egoismo”.

“Signore Gesù, il nostro sguardo è rivolto a te, pieno di vergogna, di pentimento e di speranza. Dinanzi al tuo supremo amore ci pervada la vergogna per averti lasciato solo a soffrire per i nostri peccati.

La vergogna per essere scappati dinanzi alla prova pur avendoti detto migliaia di volte: anche se tutti ti lasciano, io non ti lascerò mai.

La vergogna di aver scelto Barabba e non te, il potere e non te, l’apparenza e non te, il dio denaro e non te, la mondanità e non l’eternità; 

La vergogna per averti tentato con la bocca e con il cuore, ogni volta che ci siamo trovati davanti a una prova, dicendoti: se tu sei il messia, salvati e noi crederemo!

La vergogna perché tante persone, e perfino alcuni tuoi ministri, si sono lasciati ingannare dall’ambizione e dalla vana gloria perdendo la loro dignità e il loro primo amore.

La vergogna perché le nostre generazioni stanno lasciando ai giovani un mondo fratturato dalle divisioni e dalle guerre; un mondo divorato dall’egoismo ove i giovani, i piccoli, i malati, gli anziani sono emarginati.

La vergogna di aver perso la vergogna”, in questo nostro mondo divorato dalla logica del profitto e del facile guadagno…”

 

 

 

 

“Mi dispiace davvero alzare bandiera bianca, ma per quanto suggestiva possa essere la figura di un ‘Don Chisciotte contro i mulini al vento’ in versione femminile, non intendo affatto interpretarla convinta come sono che mai il vertice siciliano di Forza Italia si assumerà la responsabilità delle proprie indiscutibili colpe e ne tragga le debite conseguenze. Nella migliore delle ipotesi si procederà ad un furbesco maquillage che lascerà però sostanzialmente le cose come stanno”.

Parole dure quelle di Marianna Caronia, che lascia il gruppo di Forza Italia all’Ars per “transitare” al gruppo misto, in attesa di un riposizionamento politico. Una decisione che avevamo prospettato proprio su BloggandoSicilia.

L’esponente, oggi ex azzurra, riconosce però al capogruppo del partito all’Assemblea regionale, Giuseppe Milazzo, “buona fede e bon ton istituzionale” a differenza dell’onorevole Miccichè. E rinnova la fiducia  e “il sostegno alla realizzazione del programma della coalizione che ha eletto il Presidente della Regione Nello Musumeci, al quale ribadisco la mia stima personale e politica. Sono certa che saprà utilmente, con equilibrio e fermezza, valorizzare e avvalersi delle prerogative e delle autonomie previste dallo Statuto Speciale della nostra depredata e martoriata Regione per realizzare il programma di governo scelto dagli elettori”.

Preludio di un possibile futuro passaggio al movimento di Musumeci “Diventerà bellissima?”. Vedremo.

Nonostante le mie insistenti richieste di un franco confronto politico con i vertici siciliani di Forza Italia – continua la Caronia – e dopo aver stoicamente sopportato le tante mancanze e le tante ingiustizie operate nei miei confronti e di alcuni colleghi di partito, già da sin dopo le elezioni regionali, nulla è cambiato e non vedo all’orizzonte nessuna volontà di rinnovamento”.

“Vedo al contrario un partito arroccato, rinchiuso in se stesso, lontano dai veri problemi della Sicilia e sconcertata assisto, invece, ai diversi tentativi di imbonire i cosiddetti ribelli, i quali altro non avevano chiesto se non un serio rinnovamento e l’istituzione di regole (del tutto assenti) democratiche di partecipazione, con illusorie e offensive promesse, che peraltro, così come è avvenuto subito dopo l’elezione dell’onorevole Gianfranco Miccichè, alla Presidenza dell’ARS, non sarebbero state dallo stesso mantenute”.

“Abbandono pertanto, seppur con amarezza – conclude la Caronia – il gruppo di Forza Italia all’ARS, all’interno del quale ho ritrovato vecchie amicizie e ne ho strette di nuove. Transiterò pertanto al gruppo misto. Ciò mi permetterà, non avendo più vincoli di partito, di riprendermi per intero la mia libertà di pensiero e di azione”. 

 

 

“Sono passati ben 1.300 giorni da quando è stato interdetto l’accesso ai cittadini al parco Cassarà e ben tre mesi, da quando l’assessore al verde e vicesindaco, Sergio Marino, ha dichiarato nel dicembre dello scorso anno di avere inserito nel fondo di riserva 2017, i 165mila euro necessari per effettuare i carotaggi”.

Con un video su facebook la consigliera pentastellata in consiglio comunale, Concetta Amella e il consigliere della IV circoscrizione, Mirko Dentici (M5s) hanno denunciato lo stallo della vicenda che riguarda la bonifica del parco cittadino Cassarà, accusando il vicensindaco della giunta Orlando di “fare solo proclami e di non aver mantenuto gli impegni presi”. La struttura venne posta sotto sequestro nel 2014, perchè nell’area venne individuata una discarica di rifiuti tossici.

“Marino, inoltre, – continuano i due grillini – dichiarò, sempre nel dicembre del 2017, che entro il 30 gennaio 2018, avrebbe fatto il bando di gara per individuare la ditta, cui affidare le analisi di laboratorio del terreno e come sarebbero bastati all’incirca 90 giorni per avere i risultati, da consegnare alla Regione Siciliana. L’ultima parola, infatti , sull’apertura del Parco spetta proprio alla Regione”.

“Ad oggi – concludono Amella e Dentici – però non risulta alcun bando di gara, come confermato informalmente, dall’ingegnere Scotto, incontrato casualmente a Villa Forni. Noi però non ci arrendiamo e presseremo affinchè l’assessore passi dai proclami ai fatti. E per la cronaca, siamo stati amabilmente, invitati ad uscire dal parco, perchè chiuso”.

Insomma una vicenda che pare non abbia fine e, soprattutto, non sia una delle priorità dell’amministrazione comunale cittadina impegnata probabilmente a risolvere altre grane: prima tra tutte quelle di far quadrare i conti in proiezione della “redazione” del bilancio 2018 che sicuramente non sarà una “passeggiata”. Per adesso dovremo aspettare per quella “passeggiata” (con un gioco di parole), che vorremo fare nuovamente all’interno del parco Cassarà.

I soldi non hanno odore come recitava una famosa citazione latina: “pecunia non olet”. E il potere ne segue sempre la stessa sorte: quando ne senti il vento non ne puoi fare più a meno.

Una brezza che i cinquestelle prima disprezzavano in ogni forma. Erano i giorni dei vaffa, delle dichiarazioni forti. Un movimento che professava, senza se e senza ma, di essere orgogliosamente diverso: fuori dal sistema e contro il sistema. Ma quando sei dentro la politica, nei palazzi e nei meccanismi che governano quel pianeta la catarsi è ad un passo.

Ed è proprio in quel momento che diventi “democristiano”, rievocando quel lessico da politici in doppio petto di un tempo, ed entrando in quella casta che avevi sempre rinnegato.

“Salvini è uno che quando dice una cosa poi la mantiene e questa è una cosa rara”. Non sono parole pronunciate da Berlusconi, che già potrebbero far discutere all’indomani dello scacco leghista in salsa berniniana. Ma da Beppe Grillo che, davanti alle telecamere della Rai, ha lanciato oggi un chiaro messaggio al capo della Lega.

E continuando nel suo istrionismo, da deformazione professionale, parla di Roberto Fico “come persona straordinaria” e di Luigi Di Maio, come uno “statista”. Preludio di un accordo politico per il governo del paese già ratificato con Salvini e con il benestare di Casaleggio? Chissà!

Dimenticavo Mattarella! Al Presidente magari farebbe comodo aver levate le castagne dal fuoco, accelerando il processo per la formazione del governo. Ma ciò che sarebbe interessante è ascoltare i militanti grillini e quelli leghisti per capire se questo “matrimonio s’ha da fare”. Tanto per sapere se dobbiamo morire “democristiani” o ritornare a sentire i vaffa che tanto ci piacevano e, forse, anche quelli per cui Grillo & co sono imbattibili.

 

 

Rimane ferma sulle sue posizioni di dissenso e di critica nei confronti degli attuali vertici del partito forzista siciliano. Dissenso che aveva già manifestato e per il quale le era stato affibbiato l’appellativo di “ribelle”, assieme ad alcuni suoi colleghi, anche se quest’ultimi avevano manifestato posizioni più “morbide”.

A parlare è Marianna Caronia, deputato regionale all’Assemblea regionale siciliana, eletta nelle fila di Forza Italia alle elezioni che hanno portato la vittoria del centrodestra in Sicilia, e attuale consigliere comunale a Sala delle Lapidi, dopo aver militato nell’Mpa e nel Pid.

“Io, indipendentemente dai colleghi che hanno condiviso questo malumore – afferma l’esponente di Forza Italia all’Ars – continuo a contestare l’operato dei vertici siciliani di Forza Italia, le loro decisioni, i loro errori sulla composizione delle liste, le loro errate valutazioni sui risultati delle recenti elezioni nazionali, decisioni importanti assunte in solitario da 3 o 4 eletti”.

Un duro attacco che non può dare adito a fraintendimenti, entrando a gamba tesa in una partita che è tutta interna al partito berlusconiano siciliano e in modo particolare al suo leader storico e oggi presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè e al capogruppo di FI, Giuseppe Milazzo.

E il riferimento ai due esponenti di Forza italia, anche se non vengono citati, è assolutamente chiaro nelle parole. “Ho chiesto e continuo a chiedere le loro dimissioni e un radicale rinnovamento del partito – dice la Caronia – il quale anziché, come sinora ha fatto, parlare dei tetti degli stipendi dei dirigenti dell’ ARS , di abolire il doppio voto di genere o il voto segreto, che scopriamo essere, secondo la loro visione, il cancro della democrazia, mentre noi ingenuamente pensavamo che il vero cancro fossero la mafia, il malaffare, la corruzione, l’incapacità di dare risposte efficaci ai pressanti e drammatici problemi del popolo siciliano”.

Parla anche di “aver sposato in pieno il programma dell’allora candidato, presidente della Regione Nello Musumeci, e non sarà di sicuro la mia richiesta di democrazia e di regole all’interno del mio partito che potrà condizionare il mio voto sul bilancio e sulla legge finanziaria”.

Quindi dà l’assist al presidente della Regione, che non dimentichiamo è anche leader del Movimento #Diventerà Bellissima e che, in questi giorni, si trova impantanato nella vicenda del bilancio, dichiarando il suo voto favorevole nel caso di una “buona finanziaria”.

E lancia, infine, una provocazione chiedendo “a chi di competenza di  continuare, invece, a elencarmi magari evidenziando in rosso il mio nome, tra coloro i quali come me continuano, oltre che a dissentire sulla gestione del partito, anche a sperare che questa mia critica franca e anche dura possa convincere il vertice siciliano a far sì che Forza Italia si  riappropri del suo tradizionale ruolo di partito popolare e democratico”.

Sarà forse un messaggio subliminale in cui si cela un possibile passaggio ad un altro gruppo parlamentare? Chissà! In politica, in fondo, mai dire mai.

 

“Un provvedimento che, se messo in pratica, di fatto provocherebbe la paralisi del servizio di manutenzione delle strade e di quello della raccolta differenziata dei rifiuti a Palermo”.

Ad alzare la voce, chiamando in causa il primo cittadino, sono i consiglieri comunali, Sabrina Figuccia (Udc) e Claudio Violante (I Coraggiosi). Una denuncia, accompagnata da un’interrogazione e da una lettera che mette in mora la Rap, l’azienda di raccolta dei rifiuti della città nata dalle ceneri dell’Amia, contro la decisione del Comune di trasferimento degli addetti al servizio.

Azienda, tra le altre cose, che si trova anche in sofferenza economica, per i crediti che avanza dal Comune di Palermo. Parliamo di 17 milioni di euro che, Palazzo delle Aquile, deve alla società “Risorse Ambiente Palermo”, quale “differenza per il tributo della  Tari 2014″. Un buco, che unito a questa nuovo provvedimento, la rende ancora più debole non essendo certamente messa bene anche sul versante di dotazione dei mezzi.

“Abbiamo chiesto ad Orlando e all’assessore Sergio Marino – spiegano ancora i consiglieri – di ritirare immediatamente il provvedimento con il quale l’azienda di piazzetta Cairoli ha disposto il trasferimento di 17 addetti al servizio di manutenzione delle strade e della raccolta differenziata dei rifiuti”.

Secondo gli esponenti di sala delle Lapidi, questo atto “metterebbe a rischio anche l’incolumità dei cittadini palermitani per le buche che, non essendo più riparate, causerebbero incidenti tra i pedoni e gli automobilisti”

“Il trasferimento di questi addetti – sostengono infine i consiglieri – potrebbe provocare anche un ingente danno erariale perché, inevitabilmente, si impennerebbero le richieste di risarcimento danni subiti da pedoni ed automobilisti. Chi pagherà questi milioni di euro che sicuramente vedrà condannato il Comune?”.

Una situazione davvero paradossale in una città dove, purtroppo, si fa prima a tagliare i servizi, che a trovare soluzioni più adeguate. E chi ne subisce i danni è sempre e, soltanto, il cittadino che paga le tasse.

Quando a novembre dello scorso anno il Sindaco Orlando espresse in modo lapidario questa frase: “Deve essere chiaro a tutti che fin tanto che faccio il sindaco decido solo io”, l’esito delle elezioni nazionali era ancora lontano e, soprattutto, non decodificabile. In quel periodo furono fatte pressioni sul primo cittadino, in particolare dall’area di sinistracomune che, nei fatti, non faceva parte politicamente della giunta, per avere un ruolo attivo nell’amministrazione comunale.

Ma Orlando non smentendo mai se stesso fece di quelle parole un chiaro segnale e mise tutti a tacere. Nel gennaio del 2018, invece, si mosse con passo felpato procedendo ad una rivisitazione delle deleghe: le “Partecipate” prima guidate dall’assessore Jolanda Riolo passarono al vicesindaco Sergio Marino e quella alla Partecipazione, che aveva avocato a sé, la diede all’assessore Giuseppe Mattina. Nei fatti sfiduciando l’assessore Riolo che proprio sulle aziende, a suo dire, non aveva raggiunto il voto di sufficienza. Solo e soltanto uno specchietto per le allodole, marcando ancora di più il territorio.

Una strategia che però non poteva contemplare quella “variabile impazzita” che in politica non è possibile mai escludere. E cioè il risultato disastroso del Pd alle nazionali, partito a cui il Professore aveva aderito con tanto di foto e tessera annessa, concretizzatosi in una forma ancora più pesante nella sua Palermo, roccaforte da sempre del consenso orlandiano.

In questo contesto le recenti spigolature della maggioranza in consiglio comunale, rimasto praticamente bloccato da un’impasse esclusivamente politica della sua maggioranza, non sono casuali. Ma leggibili come un’azione precisa per alzare il “prezzo” e dire al Sindaco che non può giocare più la partita da solista ma che serve “dare priorità e obbiettivi da raggiungere alla luce di un’attenta analisi del voto”. Parole pronunciate da Giusto Catania esponente di spicco del gruppo “Sinistra Comune” e non dimentichiamo ex assessore della giunta Orlando.

Un messaggio più che subliminale con il quale chiaramente una parte politica, che ha contributo anche alla vittoria di Orlando al Comune, alza il tiro nel tentativo di aprirsi una breccia. E lo fa chiedendo a viva voce la “necessità di un confronto pubblico alla presenza del Sindaco”.

Chiave di lettura racchiusa in queste parole: “aggiornare e dare attuazione al progetto di governo della città che, per cause diverse, sembra impantanato tra problemi di comunicazione, rallentamenti della macchina comunale e difficoltà politiche fuori e dentro il Consiglio comunale”. 

Senza girarci attorno una bocciatura “tout court”, ma anche una palese richiesta di rimpasto di giunta che, neanche ad un anno dal voto che ha riportato Orlando a Palazzo delle Aquile, suona come un vero e proprio ultimatum, in una città dove tutto è emergenza.

Le “beghe” di Palazzo, in fondo, sono soltanto un modo per tentare di mettere all’angolo il Sindaco e incassare uno spazio politico. Quindi si potrebbe dire che Orlando è “avvisato”, anche se siamo certi che rimanderà al mittente la lettera, aspettando forse che si ritorni al voto per le nazionali ed essere lui, chissà, questa volta a candidarsi o nel 2019 tentare la strada verso Strasburgo. Per adesso la scelta è il silenzio.

 

 

 

 

“Da questo nuovo fontanello si potrà bere gratuitamente acqua corrente naturizzata, anche ghiacciata e/o gasata e resterà funzionante 24 ore su 24 per tutti i cittadini che potranno utilizzarlo, sempre gratuitamente e (si spera) rispettosamente”.

Così si leggeva in un comunicato stampa dell’ottobre del 2011, che annunciava l’installazione di un fontanello, voluto dall’Amap di Palermo (società che gestisce la distribuzione dell’acqua in città) e realizzato da un’azienda italiana del settore. Questo prodigioso strumento venne collocato proprio davanti la sede dell’Amap in via Volturno, dove ancora si trova, ma forse con una diversa utilità!

Non più quello di offrire, oltre che ai cittadini, un servizio ai turisti assetati in visita nella nostra città, ma una vera e propria “installazione artistica”, nel marzo del 2016 con bottiglia di birra di marca annessa (come da foto), quale sponsor di tale immaginifica opera da lasciare ai posteri e, oggi, con sacchetto di plastica (sempre come da foto), quale simbolo forse della raccolta “differenziata”.

Il fontanello venne inaugurato 7 anni fa, in pompa magna (presenti i vertici della precedente amministrazione), con la partecipazione straordinaria della medaglia d’oro di atletica leggera Pietro Mennea, testimonial d’eccezione dell’evento, scomparso purtroppo nel marzo del 2013. Un’iniziativa legata alla “Staffetta dell’acqua”: progetto a carattere nazionale, che doveva promuovere iniziative sui territori, in favore dell’acqua di rubinetto e responsabilizzare i cittadini ad un uso corretto e consapevole dell’acqua. Noi di BoggandoSicilia ne avevamo parlato già due anni fa e pare nulla sia cambiato.

Oggi, come un desiderio irrefrenabile, il fontanello ha deciso di cambiare “ancora” abiti, smettendo la sua “noiosa” routine giornaliera di offrire acqua gratis.
In fondo, in periodo di spending review ci si inventa tutto! E comunque qualcuno lo dica a chi “responsabilmente” dovrebbe controllare il funzionamento di un servizio e in questo caso non lo fa. Perché magari un fontanello non è per sempre, ma l’acqua sì!