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Gaetano Càfici

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Il secondo giro di consultazione della Casellati si risolverà sicuramente con un nulla di fatto. Il presidente del Senato sa bene che la strada è tutta in salita. Domani andrà a riferire a Mattarella sugli esiti degli incontri avuti con le forze parlamentari e la possibilità di un governo tra il centrodestra e il M5S è pari allo zero.

E come nel gioco degli scacchi, la mossa del cavallo potrebbe essere quella determinante ma celare, al tempo stesso, la trappola che Matteo Renzi muoverebbe contro i cinquestelle. Da sempre l’ex premier ha manifestato la sua netta contrarietà ad un dialogo con i grillini, rei di aver avversato la politica del Pd e, in particolare i provvedimenti che lo stesso Renzi aveva voluto, uno trai tanti quello del job act.  Per non parlare della distanza siderale sul tema del reddito di cittadinanza e dell’abolizione della legge Fornero.

A questo punto la strategia di Renzi, che pressato dall’area di minoranza ad un’apertura nei confronti dei grillini, magari con una discussione in direzione, non potrà che essere quella dei classici bastoni in mezzo alle ruote. Nei fatti la trappola di cui sopra. Alzerà talmente il prezzo, mettendo come primo paletto, quello di un veto insormontabile su Di Maio premier, per poi chiedere un secco no a qualsiasi modifica o cancellazione del suo cavallo di battaglia, il già citato job act. Posizioni sulle quali i cinquestelle saranno messi all’angolo, così come l’area piddina che vuole a tutti costi trovare un’intesa per andare al governo.

E se il fallimento dell’eventuale mandato esplorativo affidato a Fico, che seguirebbe la stessa sorte della Casellati, sarà consumato, a quel punto Mattarella non potrebbe che tracciare la strada per un governo istituzionale. E su questo percorso si possono fare due ipotesi:  un governo con i voti di cinquestelle e di tutto il Pd, che Renzi sarebbe costretto ad accettare, e strutturato su una serie di punti programmatici, ma con margini che sembrano poco realizzabili; o un  governo guidato da Giancarlo Giorgetti, vice di Salvini o da altra figura, che chiederebbe in parlamento i voti di tutti. E che in molti pensano possa essere la soluzione per avere i voti del partito democratico, con la regia di Renzi ed escludere i cinquestelle dalla partita del governo.

In fondo anche oggi, con un tweet, Ettore Rosato è stato chiaro, rispondendo al grillino Toninelli. Un modo per agevolare, paradossalmente, la mossa del cavallo di Renzi e portare avanti il lavoro, chiudendo la partita del governo. E Di Maio scalpita cercando di aprire una crepa nel Pd, nella speranza che il sogno di diventare premier, non rimanga solo un sogno.

 

 

 

Un’ordinanza che certamente farà discutere e che, in piena emergenza rifiuti, sembra essere quasi un’operazione di distrazione di massa. Capiamo perfettamente la buona fede dell’amministrazione che, come riportato da un comunicato dell’ufficio stampa, intende “contrastare il fenomeno della prostituzione a sostegno delle vittime di violenza o di grave sfruttamento”. Ma il dubbio rimane e credo sia assolutamente legittimo da parte nostra sollevarlo.

Un provvedimento che prevede, nel caso di reato più grave, una multa da 400 euro che non sarà applicata alle persone che esercitano la prostituzione vittime di violenza o di grave sfruttamento o che si trovano in situazioni di gravità ed attualità di pericolo, ma ai clienti.

Quindi dal 16 aprile al 31 agosto, periodo per cui scatterà l’operazione antiprostituzione, sarà vietato, come recita la stessa ordinanza voluta dal sindaco Orlando, “l’abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo, ovvero nel mostrare nudità, ingenerando la convinzione di esercitare la prostituzione”; di richiedere informazioni e concordare prestazioni sessuali a pagamento; di eseguire manovre pericolose o di intralcio alla circolazione stradale”.

Le aree individuate, dove avranno validità i divieti, saranno quelle tra viale Regione Siciliana (tratto Calatafimi – Basile), via Ernesto Basile, via Lincoln, Foro Italico, via Roma, via Crispi, via Gaetano Daita e via Isidoro La Lumia e il parco della Favorita. L’ordinanza fa parte di un pacchetto complessivo unitamente all’attivazione di un tavolo tecnico ed al potenziamento dei servizi sociali per l’assistenza alle vittime della tratta. Quindi palermitani e non, siete avvisati perchè, qualche momento di pura trasgressione, potrebbe costarvi molto caro.

REAZIONI. E il gruppo consiliare di Sinistra Comune nei fatti boccia il provvedimento che “reputa non positivo perchè sembra più un’azione repressiva contro le persone, piuttosto che un’azione coordinata contro il fenomeno della tratta degli esseri umani. Riteniamo che una questione cosi complessa e delicata, con le sue implicazioni sociali, non possa essere inquadrata dentro le categorie del decoro urbano né possa essere affrontata con lo strumento dell’ordinanza. Sarebbe stato più utile predisporre un atto di indirizzo della Giunta con misure verificabili ed una serie di attività coordinate con le organizzazioni che operano nel settore”.

Un attacco durissimo con il quale addirittura vengono chieste le dimissioni del Presidente della Regione siciliana.

“Musumeci si vergogni. Prende in giro i siciliani facendo passare il messaggio che sul fronte rifiuti la situazione è sotto controllo”. A dirlo è il deputato regionale del M5S Giampiero Trizzino, smentendo l’approvazione da parte della giunta del piano regionale dei rifiuti.

“Musumeci sostiene di aver approvato il piano rifiuti? Nulla di più falso. In Sicilia non esiste alcun piano regionale dei rifiuti – attacca Trizzino – E’ stato adottato, ma non approvato, un provvedimento di carattere temporaneo, definito erroneamente per semplificare ‘piano dei rifiuti’, che non sblocca nemmeno un euro di fondi comunitari”.

“Addirittura – aggiunge il deputato pentastellato – questo provvedimento prima di cominciare a produrre i propri effetti, dovrà ottenere i pareri del Cga, dei Comuni e della commissione Ambiente dell’Ars. Insomma siamo all’anno zero, ci vorranno almeno otto mesi prima di un eventuale via libera”. “Musumeci si dimetta e smetta di prendere in giro i siciliani”.

Basta girare per le strade della nostra città per rendersi conto che Palermo non è più, se mai lo è stata, una città normale. Le immagini dei cassonetti stracolmi di immondizia non possono più essere accettate. Una violenza inaudita che non può essere giustificata da pseudo colpe attribuibili soltanto ad una “macchina guasta” che, tra le altre cose, non essendo dotata di intelligenza artificiale non può neanche difendersi. Deve solo vedersi addossate tali colpe per aver spezzato i suoi ingranaggi e quindi il suo ciclo di lavoro. Perchè tutti sappiamo che il problema non è quello.

Troppo semplice, troppo facile rispetto ai cittadini che puntualmente pagano la tanta “odiata” tari e che si vedono derisi e violentati  da questo spettacolo, ogni giorno, mentre vanno a lavorare o per fare altro. E ancora più triste vedere i turisti immortalare lo scempio di quegli scatti, da conservare e mostrare come “trofeo” da grande caccia.

In tutto questo sia sui social che sul web i commenti sono impietosi. Una rappresentazione da commedia dell’arte, una farsa scenica che diventa ancora più farsa quando parallelamente, come in un passaggio ad un altro mondo o ad un’altra dimensione attraverso un immaginario “stargate”, Palermo all’improvviso diviene capitale italiana della cultura. E’ come se volessimo parlare ad un convegno del pensiero di Kant e invitassimo Lapo Elkann come moderatore (mi scuso con Lapo, ma penso che anche lui ne converrebbe).

Ma quello che sentiamo e vediamo di più, oltre alla triste fotografia che impressiona il nostro sguardo, è il silenzio del nostro sindaco, perchè ricordiamoci che Orlando piaccia o non piaccia è il sindaco di tutti. E’ il papà di Palermo che ama questa città, come ha sempre dichiarato.

Quindi vorremmo che da questo suo letargo si svegliasse in fretta. Non basta qualche dichiarazione o qualche atto firmato dalla Rap. Questa volta il professore deve andare oltre, anche se al suo ultimo mandato. E fare quello che deve essere fatto, magari chiedere lo stato di calamità nazionale. Perchè, come in un evento naturale, anche se questo non lo è, le carte da giocare sono poche. E l’effetto domino è sempre dietro l’angolo.

La nostra sarà pur sempre una provocazione, ma meglio essere ricordato per aver tentato con una fiche di prendere il piatto, che fare cip e passare la mano. Alla fine si perde sempre.

 

 

 

Ne avevamo già parlato qui a BloggandoSicilia, ma adesso la vicenda dei 20 milioni destinati  ai servizi per strada dei vigili urbani di Palermo, si infittisce sempre più. Erano stati i consiglieri Sabrina Figuccia (Udc) e Igor Gelarda (M5s) a denunciare il fatto e ieri in consiglio comunale, dopo un lungo dibattito, il mistero non è stato risolto. Praticamente questi soldi sarebbero spariti e non ve ne è traccia. Come volatilizzati. Dove sono finiti?

Somme, dunque, che la polizia municipale doveva ricevere, ma mai arrivate realmente nelle loro tasche. E perché e in quali tasche siano arrivate è davvero un arcano, perché tra i documenti ufficiali (che alleghiamo qui sotto-cliccare per ingrandire) con “stranissimi asterischi a penna, anomale restituzioni di proposte di consiglio comunale, palesi differenze di importi – come afferma la consigliera Figuccia – non si è ancora giunti ad una reale soluzione”.

E anche il Ragioniere generale Paolo Basile, nel suo intervento in aula, ha definito tali procedure improprie e fantasiose. Una posizione, che fa capire come la confusione sia totale e se si leggono i documenti si capisce perfettamente che questi soldi sono inesistenti sia nel bilancio 2016 che in quello di previsione. Cancellati, ma non si sa dove “dirottati”.

Sono servite a niente le sedute di commissione, gli incontri, i tavoli tecnici e le task force, durante le quali è stato discusso il tema del cosiddetto fondo perequativo comunale, perchè non si è riusciti ad arrivare a capire cosa sia successo. “E questa amministrazione – ha aggiunto l’esponente dell’Udc a Sala delle Lapidi – troppo spesso nasconde i propri errori dietro improvvisati paraventi e temo proprio che presto tutti i nodi verranno al pettine”.

Critico anche il consigliere pentastellato Igor Gelarda: Abbiamo due esigenze in questo momento. Da un lato far ripartire il pagamento delle somme per il presente e per il futuro, e dall’altro sapere che fine abbiano fatto quelle passate. Siamo intenzionati ad andare fino in fondo, anche con un esposto in procura, per capire che valore abbiano queste certificazioni prodotte dal Comune, in considerazione che negli ultimi quattro anni nessuna somma è stata destinata agli uomini della polizia municipale. Vogliamo che la municipale torni un fiore all’occhiello della nostra città, garantendo la sicurezza dei cittadini e diventando polizia di prossimità”.

Questi 20 milioni “fantasma” rischiano di aggiungersi ai tantissimi problemi che il Comune non riesce più a governare, e a quello non meno vergognoso dei rifiuti che in questi giorni sta di fatto, e senza eufemismi o giri di parole, violentando la città.

E’ un attacco frontale quello del deputato regionale Claudio Fava (movimento 100passi) alla giunta Musumeci, sulla vicenda che riguarda il sistema del credito alle imprese.

“Deve regnare molta confusione a Palazzo d’Orleans sulla vicenda Crias afferma Fava – e, in generale, sul delicatissimo settore del credito alle imprese. Ma arrivare, nella stessa giornata del 29 marzo, ad emanare due atti in contraddizione evidente tra di loro ci pare eccessivo perfino in questo momento di grande approssimazione”.

“Con la deliberazione della giunta 151 – ricorda ancora Fava – il governo accoglie le criticità sollevate da più parti in merito al nuovo sistema di rendicontazione, che sta portando al blocco di fatto delle erogazioni per la piccola e media impresa e per il settore dell’artigianato in Sicilia”.

“E lo stesso giorno, invece, un decreto dell’assessore all’economia prevede che per il 2017 i rendiconti vengano approvati e trasmessi con le nuove modalità: le stesse che il governo riconosce essere troppo gravose e complesse per trovare immediata applicazione”.

E il deputato del movimento 100passi punta il dito ancora sulle responsabilità del governo affermando “che a pagare confusione e paradossi è chi fa sviluppo e impresa in Sicilia in condizioni sempre più precarie”, chiedendo nei fatti lo sblocco dell’erogazione del credito. “E’ evidente l’urgenza che il governo regionale trovi una soluzione rapida – conclude Fava – che consenta di mettere ordine e sbloccare l’erogazione del credito”.

Un’altra tegola si potrebbe abbattere sull’amministrazione comunale di Palermo, già “impegnata” ad uscire fuori dal guado del caos rifiuti in città. Domani, in consiglio comunale, si parlerà del fondo efficienza dei servizi dei vigili urbani di Palermo. Quel premio di produttività per le attività della polizia municipale svolte prevalentemente per strada. All’appello mancherebbero 20 milioni di euro e il 10 maggio prossimo si terrà la prima udienza in tribunale del contenzioso avviato contro il Comune. E sarà anche la prima grossa grana per il nuovo comandante dei vigili urbani, Gabriele Marchese, che sarà presente in aula per tentare di spiegare che cosa sia successo.

Lo stesso ragioniere generale di Palazzo delle Aquile, Bohuslav Basile, ha parlato di certificazioni contro legge nel corso della riunione della sesta e settimana commissione consiliare. Come confermato dai consiglieri Igor Gelarda (M5s) e Sabrina Figuccia (Udc).

“Le risposte ai quesiti da noi posti al ragioniere Basile – affermano i due consiglieri – sono andate purtroppo nella direzione da noi temuta. Adesso abbiamo la conferma che  il documento firmato nel 2015, quando il vicesindaco era Arcuri e la ragioneria generale guidata dalla dottoressa Agnello, relativo al pagamento del fondo efficienza servizi della polizia municipale, sembra non rispettare le norme previste dalla legge”.

Una situazione complicata alla quale si aggiunge l’evidente beffa per il corpo dei vigili urbani che da anni aspetta l’erogazione di queste somme. “La stessa amministrazione comunale – aggiungono i due esponenti a Sala delle Lapidi – si rende conto che qualcosa di strano è accaduto in passato, e a pagarne le conseguenze sono gli uomini della municipale”.

E il ragioniere Basile è stato sollecitato ad approfondire “queste anomalie e verificare, chiedendo anche il confronto con la documentazione in possesso della Regione, se ci sono state delle mancanze e quanto siano state gravi”.

Il consiglieri parlano anche di “andare avanti nelle sedi opportune, per capire chi ha sbagliato in questa vicenda. Questa è solo la punta di un iceberg di una polizia municipale che viene considerata, da questa amministrazione comunale, assolutamente in sottordine e per nulla valorizzata come dovrebbe. E neanche pagata”. Uno scontro, dunque, che si preannuncia durissimo in aula e che, sicuramente, non sarà il primo perchè a Palermo non ci facciamo mancare nulla.

Dopo il duro attacco, avvenuto nei giorni scorsi in consiglio comunale, da parte del capogruppo del movimento cinquestelle, Ugo Forello, sul paventato fallimento della Rap, di cui avevamo parlato su BloggandoSicilia e di altri consiglieri di opposizione, adesso la consigliera del gruppo pentasellato, Concetta Amella, si spinge oltre chiedendo le dimissioni del Sindaco.

“Orlando non ha più alibi – afferma l’esponente del M5S a Sala delle Lapidi -. Si impegni per rendere la gestione dei rifiuti a Palermo all’altezza della città capitale dalla cultura e proceda quanto prima alla nomina del consiglio di amministrazione della Rap, alla creazione dei centri comunali di raccolta e all’estensione della raccolta differenziata a tutta la città”. 

“Se non ne è capace – aggiunge Amellaprenda atto del fallimento di questa amministrazione e responsabilmente rassegni le proprie dimissioni“. Una presa di posizione netta della consigliera che, sentita telefonicamente dal nostro giornale, ha dichiarato “essere una richiesta doverosa, almeno da parte mia”.

La vicenda del caos rifiuti in città è scoppiata a causa del guasto avvenuto nel Tmb di Bellolampo, che ha mandato in tilt tutto il sistema di conferimento e la conseguente situazione, per le strade di Palermo, dei cassonetti stracolmi di immondizia. Anche se non possiamo certamente negare che, nella realtà dei fatti, è da tempo che esiste un altro problema: lo scontro ad armi affilate tra il Comune di Palermo e il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.

Infatti, proprio con una nota di due pagine (che potete leggere sotto) a firma del direttore generale del dipartimento, Salvatore Cocina, di cui BloggandoSicilia è riuscito ad entrare in possesso, si parla di gravi inadempienze da parte di Comune e Rap nella gestione della “macchina” dei rifiuti, chiedendo, addirittura, l’intervento della procura della repubblica e della corte dei conti, per indagare su eventuali danni derivanti dal ritardato avvio della raccolta differenziata. Nè più nè meno un atto di accusa contro Orlando e l’operato della sua giunta.

Ma si parla di disfunzioni e ritardi di Comune e Rap anche in relazione a possibili estremi di violazione del codice dell’ambiente. E si punta anche il dito sul “flop” della raccolta differenziata parlando di “un dato del 13 per cento che si attesta molto inferiore ai dati nazionali del 35 per cento”.

E proprio ieri la Rap, attraverso il suo ufficio stampa, aveva inviato una nota con la quale spiegava che “si sta lavorando a pieni ritmi per il recupero di quegli itinerari di cassonetti che hanno sofferto della criticità ed è stato prontamente riparato anche il piccolo tritovagliatore mobile autorizzato che aveva subito, anch’esso a causa dello scorretto conferimento dei rifiuti da parte dei cittadini, un danneggiamento. L’impianto mobile è già pienamente operativo ma lo stesso tratta non più di 600 tonnellate giornaliere di rifiuti, contro circa 850/900 quotidiani”.

Intanto il sindaco Orlando, sulle pagine dell’edizione web di Repubblica Palermo, aveva parlato di “guasti anomali a Bellolampo” e fatto sapere che “chiederà indagini approfondite, anche per verificare se non siano colpa del sovraccarico imposto dalla Regione”. Il riferimento alla nota del dipartimento, in cui si parla di responsabilità del primo cittadino e dell’azienda piazzetta Cairoli, non si presta a fraintendimenti.

Quindi la “guerra dei roses” continua, anche se Orlando non ha alcuna intenzione di fare il “capro espiatorio”, malgrado la realtà sia sotto gli occhi di tutti. E sarà difficile, adesso per il professore, trovare una via d’uscita ad un problema che, sebbene sia storico per la nostra città, come quello del “traffico”, è figlio di scelte sbagliate, ma soprattutto di scelte tampone e mai coraggiose come quelle dei termovalorizzatori, che invece esistono nelle città europee, ma non possono essere costruiti nella capitale italiana della cultura.

Qui tutto deve rimanere immobile e la “munnizza” diventare “patrimonio” assoluto della nostra città che di europeo ha soltanto la connotazione geografica. Perchè questo ci meritiamo, al di là di ogni ragionevole dubbio.

 

“Orlando è il comandante di una nave in avaria che sta iniziando ad affondare e, molto probabilmente, dietro questa operazione c’è la volontà politica di portare la Rap al fallimento per poi esternalizzare il servizio”.

Parole di fuoco quelle del capogruppo pentastellato a Sala delle Lapidi, Ugo Forello, che questa mattina, nel suo intervento ha attaccato il Sindaco sulla situazione finanziaria della Rap prossima, secondo l’esponente cinquestelle, al collasso economico.

“Nel diffidare il Sindaco – ha proseguito nel suo intervento Forello – gli chiedo l’immediata nomina del cda della Rap, perchè qui si sta consumando una situazione drammatica. Orlando è riuscito a fare un capolavoro di incapacità”.

E poi ha dato una sciabolata ancora più pesante parlando del bilancio consolidato che a breve arriverà in aula. “Si parla di una relazione altamente negativa quella descritta dal collegio dei revisori dei conti, in modo particolare ai 14 milioni di crediti che la Rap avanza dal Comune e che non potranno essere erogati”.

Quindi una situazione, come la descrive Forello, che non “consentirà al consiglio comunale di votare l’atto di bilancio”. E parla anche di Amat che “vive una situazione anch’essa difficile” e di “risposte che non arriveranno mai”. Quindi tutto in alto mare, tanto per usare un linguaggio “marinaro”.

 

 

Con un post fb, pubblicato sul profilo ufficiale di Nello Musumeci, il leader di “Siciliani Liberi”, Massimo Costa le manda a dire senza giri di parole al presidente delle Regione siciliana, reo secondo lui di essere come Crocetta e come il suo predecessore di “andare a dire a telecamere riunite che in Sicilia un quarto dei dipendenti gode della 104, alimentando il linciaggio politico della nostra isola per nascondere le sue difficoltà”.

Un attacco forte, violento che riguarda un tema, quella della legge 104 che tutela, attraverso permessi, chi deve accudire i propri familiari anziani. Musumeci aveva dichiarato che su 13 mila dipendenti regionali, 2.350 sarebbero quelli che beneficerebbero di questa norma per assistere i propri parenti malati. Anche i sindacati sono stati critici con Musumeci e lo hanno invitato a “non colpevolizzare i dipendenti regionali che usufruiscono di questo strumento previsto dalla legge”.

“Sa benissimo che la Sicilia da anni non assume e l’età media dei dipendenti è altissimascrive ancora Costa su FB -. E’ normale che debbano accudire genitori anziani. Piuttosto cerchi di assumere giovani alla Regione e vedrà che i numeri della 104 torneranno ad essere normali”.

E conclude con parole che pesano come macigni! “Malissimo signor presidente, malissimo. Uguale a Crocetta e ho detto tutto. Ancora una volta i siciliani hanno un presidente nemico dei siciliani stessi”. E adesso non ci resta che aspettare le prossime puntate e le nuove esternazioni.