di Gaetano Càfici. Forza Italia in Sicilia si è letta e si è sempre scritta Miccichè. Piaccia o non piaccia, ma la storia politica del cosiddetto partito di “plastica”di Mr. B. in Sicilia, è racchiusa proprio in quel 61 a zero. Correva l’anno 2001 e Miccichè l’ex bancario e poi venditore di Pubblitalia, per volontà di Marcello dell’Utri, fece il miracolo. Praticamente l’allora Casa delle Libertà vinse tutti i 61 collegi in Sicilia, facendo un “cappotto” epico al centrosinistra. Oggi è tutta un’altra storia. Il partito in Sicilia, guidato dal catanese Gibiino, è praticamente a pezzi.
Il credito di Miccichè divenne come un assegno in bianco, ma di quelli a zeri infiniti, e all’uomo di Arcore poteva chiedere anche l’impossibile. Fu incoronato Viceré e la pletora di cortigiani non gli fece mancare la propria “vicinanza”.
Lui, che aveva potere di vita e di morte su tutto e su tutti, ovviamente politicamente parlando, dispensò “gloria”al suo cerchio magico. Chi stava fuori era spacciato. Anni di “splendore”, ma anche sbagli da scuola serale. Primo fra tutti quello chiamato Diego Cammarata. “Il sindaco che vi stupirà” disse Miccichè, ma non fu così. Il passo fu breve e l’idillio tra “padre” e “figlio” si tramutò prima in indifferenza e poi in definitiva “separazione”, ma senza alimenti.
Intanto, in un altro luogo della nostra cara amata Sicilia, ad Agrigento tanto per essere chiari, stava nascendo un altro “astro” politico. Un giovane avvocato, uno “yesman”, perfetta icona e ritratto per un partito come Forza Italia. Poco carisma, ma sicuramente con doti genetiche che nulla avevano a che fare con il miccicheiano pensiero. La nota stonata forse il nome: Angelino, ma con un cognome sicuramente “pesante”. Elemento questo che lo accomunava a Miccichè. Alfano padre, antico notabile siciliano e Miccichè padre, un pezzo di storia del Banco di Sicilia.
La scalata alla vetta per Angelino è facile. L’errore per Miccichè è dietro l’angolo: presenta il futuro “dispensatore di perle di saggezza” al Cavaliere. Il “suicidio” è servito e di lì a breve Angelino entra nelle grazie di Berlusconi, defenestrando Miccichè. Ma come tutte le commedie alla Goldoni il finale è imprevedibile.
Angelino molla Berlusconi dato in caduta libera e fonda un partito che somiglia più ad un sigla di un farmaco (Ncd per l’esattezza) e con numeri da prefisso telefonico per buttarsi poi tra le braccia di Renzi, riuscendo così ad ottenere scorte di ossigeno fino al 2018. Pare però sia pronto ad allearsi elettoralmente con Forza Italia, per le regionali di quest’anno che si svolgeranno nel resto d’Italia.
Intanto Miccichè, leccandosi le ferite e quasi da Lazzaro resuscitato, tenta nel 2014 di rientrare in partita, riuscendo a strappare una candidatura alle europee. Il risultato è una vera débacle, forse anche per il mancato appoggio del partito!
Così come la sua poco felice ed ultima dichiarazione mediatica: “con 4000 mila euro non puoi vivere bene”. Non fa meglio organizzando, alla fine del 2014, una reunion palermitana. Più un incontro tra amici, che il lancio di un progetto politico.
Oggi sembra come essersi nuovamente eclissato. I suoi “fedelissimi” dicono che prepari un ritorno in pompa magna, rispolverando forse il suo vecchio progetto “sudista” e la sua creatura Forza Sud alleata (?) con la Lega Nord di Matteo Salvini.
Altri, invece, lo danno definitivamente in “pensione”. Ma in fondo tutto è possibile e niente è impossibile per Miccichè, anche se questa volta per lui , sarà davvero l’ultimo giro di boa.