IL LIBRO DELLA SETTIMANA
“Io, Killer mancato”
Autore
Francesco Viviano
Editrice
Chiarelettere (www.chiarelettere.it)
Recensione di Ernesto Oliva
Un’autobiografia, personale e professionale, che mette insieme sofferenza e passione, sentimenti familiari e ricordi di violenza mafiosa, ma anche ironia e sorpresa: una storia di Palermo ed una piccola lezione di vita, insomma, quella scritta da Francesco Viviano, cronista palermitano de “La Repubblica” che da qualche anno lavora e vive a Roma.
Il suo libro, “Io, killer mancato” è la confessione di un’adolescenza vissuta nel quartiere Albergheria di Palermo, fianco a fianco con nomi di primo piano dei clan, e segnata dall’omicidio del padre, durante un tentativo di furto. Francesco Viviano racconta di avere impugnato giovanissimo una pistola e di avere inquadrato nel mirino l’assassino del genitore.
I suoi coetanei con i cognomi dei capimafia – i “compagni di merende”, come li definisce oggi il cronista – lo spingevano alla vendetta, che per Cosa Nostra avrebbe rappresentato la prova di un “salto di qualità” di un picciotto già abile nelle risse e nei furti. Con il dito già pronto sul grilletto, quel ragazzo capì però di volere inseguire altri valori.
Arrivato alle spalle della vittima, come racconta nel libro, rimase turbato dal volto preoccupato di un ragazzino che gli stava abbracciato: riposto il vecchio revolver nella tasca del cappotto, fece rapido dietrofront verso casa; là abbracciò la madre che, rimasta vedova a 19 anni e mai più sposatasi, ha lavorato duramente come donna di servizio per mantenere un bambino orfano già all’età di un anno.
Questa autobiografia – come lo stesso Viviano scrive – è il tentativo di spiegare come sia possibile, con un pò di fortuna, con volontà e con onestà, riuscire a raggiungere i propri obiettivi. Di solito il figlio di un avvocato farà l’avvocato e quello di un medico il medico. Nella Palermo degli anni Settanta il destino di Viviano sarebbe stato quello di seguire le orme del padre, che era un ladro, e poi magari entrare a far parte di Cosa. Molti sono stati ammazzati, altri sono finiti in carcere; lui invece è riuscito a fare il giornalista, non perdendo l’abitudine a battere la strada, a parlare con chiunque possa fornirgli una notizia utile ad un’inchiesta.
Il volume è, infine, anche un manuale di quel giornalismo insofferente al copia ed incolla e basato invece sulle fonti personali e su un insegnamento dello stesso Viviano: “se hai la notizia, vinci sempre”. Un libro che, oltre a descrivere con abilità e semplicità di scrittura la cupa atmosfera di quel periodo, è una storia di speranza.
Biografia. Francesco Viviano, (Palermo 1949) da giovanissimo, dopo decine di lavori umilissimi come muratore, barista, apprendista elettrauto, cameriere, è riuscito ad approdare all’ANSA di Palermo; dapprima come semplice fattorino, poi, grazie alla conoscenza dei meandri violenti della città e dei suoi personaggi, a partire dal 1984, come cronista di cronaca nera e giudiziaria. Per la stessa agenzia di stampa e poi per La Repubblica, ha messo a segno decine di scoop come quello del tentativo segreto del procuratore Pier Luigi Vigna di convincere Salvatore Riina al pentimento. Attualmente vive e lavora a Roma.