I crolli e l’inarrestabile degrado della Palermo “antica” e non solo di quella, sono diventati eventi ovvi. Di quelle notizie, che non fanno più notizia. Ferita ogni giorno dalla lenta agonia dell’indifferenza e dal de profundis giornaliero di un commercio che chiamarlo tale è quasi un eufemismo.
E mentre ci nutriamo del caos infernale dei lavori della metropolitana, che ci fa “sognare” una città “europea”, la memoria dei luoghi storici e dei suoi antichi edifici viene cancellata. Come un tam tam di fumo, dove i segnali non sono messaggi di avvertimento ma ci dicono, forse fin troppo tardi, che un altro pezzo che ci appartiene si è come smaterializzato!
É un copione letto, al quale noi cittadini assistiamo impotenti ormai da tempo immemorabile. Prima la cieca amministrazione Cammarata e adesso quella del “prode” Orlando che, dopo due anni di governo cittadino, ha soltanto avviato un “check up” di giunta. Non vedo rivoluzioni eclatanti. E per favore non ditemi, anche in questo caso, che è colpa della crisi.
Adesso nel tentativo vano di mettere a posto la coscienza ed anche le responsabilità, si imbracherà l’ennesimo sfortunato edificio crollato alla Vucciria e si puntellerà quello che ne è rimasto, circondando e delimitando l’area a rischio. E si dirà anche che era di proprietà privata. Come, in fondo, sono quasi tutti i palazzi di Palermo. Non è una scusante !
La verità, forse, può essere racchiusa in poche parole. In una riflessione semplice. In questo ennesimo atto di “autodistruzione” del centro storico il morto per fortuna non c’è stato. Ma fino a quanto si continuerà a sfidare la sorte, sperando sempre che vada bene ? La politica dovrebbe essere cosa seria e non una “sfera di cristallo” da Sibilla Cumana.