di Gaetano Càfici. La politica ci ha sempre insegnato che nulla può essere scontato, soprattutto in tema di coerenza e di scelte. E poi se in ballo c’è il mantenimento della “seggiola” e del potere che ne deriva, la cultura dell’appartenenza, con improbabili valori annessi, diventa come il Santo Graal: un misterioso oggetto della leggenda. Valori per i quali non si guarda troppo per il sottile: cerniere di porte girevoli in cui il trasformismo applicato a scienza perfetta, non pone limiti alla decenza. Nessun “reato” ovviamente è raffigurabile in questa analisi. Ma soltanto una leggera brezza di “disgusto” che poi trova sempre l’alibi nella tempesta perfetta: giungere inesorabilmente all’obiettivo.
In questo Angelino Alfano è un abile stratega. Un disegnatore di tele che sa giocare e giocarsi la partita. Nel ginepraio infinito delle candidature, che affollano la cronaca e che ci danno il senso di un effetto domino, ogni nome è messo fuori come il gioco dell’Orso al Luna Park. Ricordate? Quello che veniva giù a colpi di pistola. Ovviamente a salve. Dell’ombra dell’ex delfino di Mr. B. che sarebbe ritornato in Forza Italia ne avevamo parlato. E quell’ombra adesso non è più tale. Direi una sagoma ben delineata al centro del dibattito politico.
Il suo avvicinamento al centrodestra, dopo il “tradimento” consumato nel talamo renziano, è stato studiato nei minimi dettagli. Da un lato per cercare di avere quella contrattualità con l’ex premier che negli ultimi tempi si era ridotta davvero a lumicino e dall’altra il tentativo di giocarsi la partita della regionali in prima persona e non certo con un Pd azzoppato e forse alleato ombra.
In fondo, l’avvocato agrigentino ha da sempre manifestato il desiderio di fare il Presidente della Regione siciliana. Un’opzione che, ad oggi, appare la più remota e impercorribile. Come si potrebbe riuscire ad unire anime politicamente così distanti? Una domanda che secondo un percorso logico appare assolutamente pertinente, ma che in politica diventa anomalia. Ma sta proprio qui l’asso nella manica del fu yes man ed oggi ago della bilancia di un appuntamento elettorale che segnerà i futuri scenari nell’ambito delle elezioni nazionali del 2018.
Con i grillini favoriti, a sentire la vox populi, inghiottire il calice amaro di una candidatura come quella di Angelino sarebbe davvero dura, anzi da fantapolitica. Ma consentirebbe però al patto del Nazareno (mai morto) di sopravvivere, evitando a Grillo la scalata a Montecitorio. Perchè se da un lato Berlusconi ha la necessità di tutelare le sue aziende, Matteo Renzi non può permettersi di uscire dalla scena politica se non prima di avere risolto qualche problemuccio familiare. In questo quadro l’ombra di Angelino, diventata poi sagoma, si muterebbe in un perfetto accordo bipartisan. Modello: geometrie variabili. E Grillo sarebbe fuori dai giochi.